Dai funerali al conclave: tutte le tappe e i protocolli per la successione di Francesco

«Alle ore 7.35 il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati». Alle 9.47 di questa mattina, è toccato al camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell, annunciare al mondo intero la morte del Pontefice, in ossequio a un rituale preciso che si ripete, praticamente identico, da centinaia di anni. Alla morte del Papa si avvia infatti un protocollo rigido, scandito da tempi e riti antichissimi, che tuttavia Francesco ha deciso di snellire, almeno in parte.
L’accertamento del decesso
Innanzitutto, la tradizione vuole che il decesso del Papa - per Francesco avvenuto probabilmente nel corso della nottata per un ictus - sia accertato proprio dal camerlengo. Oltre a lui, presenziano il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario e cancelliere della Camera apostolica. In passato, il camerlengo chiamava tre volte il Pontefice con il nome di battesimo mentre gli batteva la fronte con un martelletto. In assenza di risposta, pronunciava la frase «Vere Papa mortuus est» («Il Papa è veramente morto»). Negli ultimi decenni, la morte del Pontefice viene invece accertata da un medico, ma la frase in latino compare comunque sul certificato di morte redatto dalla Cancelleria Apostolica.
I passi successivi
Dopo questo primo passaggio, la camera e lo studio del Papa vengono sigillati, e la notizia della morte del Pontefice diffusa al mondo. A questo punto, il portone in bronzo di San Pietro viene chiuso a metà. Il corpo del Papa, secondo la tradizione, viene quindi trasportato nella Cappella Sistina per essere imbalsamato e vestito con i paramenti sacri. Tra le novità introdotte da Bergoglio, però, c’è proprio l’alleggerimento del protocollo funebre. In particolare, Francesco aveva già fatto sapere che i funerali di Benedetto XVI, «con il cadavere del papa esposto nella bara, in un catafalco», sarebbero stati gli ultimi a svolgersi in questo modo. Nel 2024 ha quindi modificato il protocollo, in modo che «i Papi siano velati e sepolti come ogni figlio della Chiesa». Il suo corpo, quindi, non sarà più esposto alla venerazione dei fedeli su un catafalco, ma su una semplice bara di legno aperta, «con dignità, ma come ogni cristiano». Il nuovo rito ha poi previsto alcune modifiche per accelerare il tutto. Così, la conferma della morte ora non avviene più nella stanza del defunto, ma nella cappella. Il corpo viene quindi deposto subito in una bara di legno, con una copertura interna in zinco, e portato direttamente in San Pietro, dove i fedeli potranno rendergli omaggio per tre giorni. A questo punto, si aprono i cosiddetti «Novendiali», i nove giorni di lutto. In questa fase di sede vacante, al camerlengo competono tutte le decisioni amministrative e gestionali del Vaticano. Assieme a lui, governano tre cardinali, estratti a sorte all’interno del Collegio, rinnovati ogni tre giorni.
Il funerale
Le esequie si tengono non prima di quattro giorni dopo la morte del pontefice, e non oltre i sei. Bergoglio, anche in questo caso, ha deciso di semplificare il rito funebre, prevedendo una sola veglia e nessuna cerimonia per la chiusura della bara. L’altra novità è il luogo di sepoltura. Francesco ha scelto la Basilica di Santa Maria Maggiore, vicino alla Stazione Termini, dove pure risposano altri Papi, e non le grotte vaticane. Si tratta di un luogo a lui caro per la sua devozione alla cosiddetta Madonna dei Romani, la Vergine Salus Populi Romani, dove Francesco si è recato a pregare dopo la sua elezione e prima di ogni viaggio.
L’arrivo dei cardinali
Oltre al camerlengo, l’altra figura chiave di questa fase di transizione è il decano del Collegio cardinalizio. È lui infatti che convoca i cardinali per il conclave. Dal 2020 il decano è il cardinale italiano Giovanni Battista Re. Avendo però superato gli 80 anni di età, limite per partecipare all’elezione del Papa, al posto del cardinale Re presiederà il conclave il cardinale più anziano dell’ordine dei vescovi, ossia Pietro Parolin, segretario di Stato di Francesco. Il cardinale più anziano che prenderà parte all’elezione del nuovo Papa è l’arcivescovo emerito di Madrid Carlos Osoro Sierra, che compirà 80 anni il 16 maggio. Il più giovane, invece, è Mykola Byčok, 45.enne ucraino, eparca dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli ucraini. Al conclave partecipano in totale 135 cardinali, due dei quali svizzeri: Kurt Koch, 75 anni del canton Lucerna, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani; ed Emil Paud Tscherrig, 78 anni vallesano, già nunzio apostolico in Italia.
Il conclave
Prima di chiudersi in conclave, i cardinali si riuniscono in assemblea per pregare e scambiarsi impressioni nelle cosiddette congregazioni generali. Si tratta di un momento decisivo, perché gli interventi dei cardinali indicano le grandi questioni da affrontare. È proprio in questa fase che iniziano a delineare i primi nomi per la successione.
Il conclave si tiene di solito tra i 15 e i 20 giorni dopo la morte del pontefice: un periodo lungo, pensato in passato per dare il tempo ai cardinali di arrivare a Roma da tutto il mondo. Con l’entrata in vigore di una disposizione voluta da Benedetto XVI nel 2013, però, i tempi si accorceranno: l’inizio del conclave, secondo quanto ha previsto Ratzinger, può infatti essere anticipato se tutti i partecipanti sono già arrivati.
I cardinali alloggeranno nella residenza di Santa Marta e da lì si muovono ogni giorno per andare alla Cappella Sistina, dove si svolgono le votazioni. Il primo giorno è prevista una sola votazione, dal secondo giorno saranno invece due. Al termine delle votazioni, ecco il fumo per comunicare il risultato: la fumata nera indica un nulla di fatto; quella bianca, invece, l’elezione del pontefice. La persona che annuncia al mondo il nome del nuovo Pontefice dal balcone della basilica di San Pietro è il cosiddetto cardinale protodiacono, il francese Dominique Mamberti. Il quorum necessario per eleggere il nuovo Papa è di due terzi, ossia 90 voti.
I papabili
Chi succederà a Bergoglio? Da qui ai prossimi giorni, si susseguiranno nomi e ipotesi. Tra i cardinali più accreditati ci sono figure con profili molto diversi tra loro. Tra i favoriti c’è, ad esempio, l’italiano Pietro Parolin, dal 2013 segretario di Stato della Santa Sede.
Si tratta di un moderato e sarebbe considerato «un’estensione» dell’eredità di Francesco. Tra i nomi che circolano, anche quello di Matteo Maria Zuppi, 69 anni, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, espressione di una Chiesa vicina ai poveri, ma con un approccio pastorale innovativo e pragmatico. Ma anche il bergamasco Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, profondo conoscitore del Medio Oriente e attuale patriarca di Gerusalemme dei Latini. Tra gli italiani, anche Mauro Gambetti, ex custode del sacro convento di Assisi, il quale negli ultimi anni è stato tra i più vicini a papa Francesco, che lo ha scelto quale vicario generale per la Città del Vaticano. Tra i cardinali non italiani, invece, spicca il nome dell’arcivescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, 66 anni. Aveline è noto per la sua indole semplice e per la vicinanza ideologica a Francesco, soprattutto su questioni di immigrazione e relazioni con il mondo musulmano. Ma anche il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, maltese, 68 anni. Inizialmente considerato un conservatore, Grech è diventato negli anni un portavoce delle riforme di Francesco all’interno della Chiesa.
È originario delle Filippine, invece, Luis Antonio Gokim Tagle, 67 anni. Soprannominato il «Francesco asiatico» per il suo impegno sociale, se eletto sarebbe il primo pontefice proveniente dall’Asia. Infine, proviene dall’Africa un altro dei cardinali considerato tra i favoriti. Si tratta del 76.enne Peter Kodwo Appiah Turkson, che unisce una lunga esperienza pastorale maturata assistendo le congregazioni in Ghana all’esperienza nella guida di diversi uffici vaticani. Il fatto che provenga da una delle regioni più dinamiche per la Chiesa cattolica, potrebbe rafforzare la sua posizione.