Il punto

Dal silenzio stampa alle preghiere di Abedini: Cecilia Sala e una complessa partita geopolitica

L'Iran tratta e considera la giornalista italiana come merce di scambio, mentre un collegio della Corte d'Appello in Italia si occuperà del caso di Mohammad Abedininajafabadi
Red. Online
03.01.2025 20:00

Sarà un collegio ad hoc della Corte d'Appello a occuparsi del caso di Mohammad Abedininajafabadi, conosciuto come Abedini, l'ingegnere iraniano assunto da un laboratorio del Politecnico federale di Losanna come borsista post-dottorato dal 2019 al 2022 in carcere dallo scorso 16 dicembre. Abedini era stato arrestato a Malpensa per una richiesta di estradizione avanzata dal Tribunale del Distretto del Massachusetts, negli Stati Uniti. Il suo nome è legato all'attentato che il 28 gennaio scorso ha ucciso in Giordania tre militari statunitensi e provocato 40 feriti all'avamposto «Tower 22». Attacco con droni realizzati, secondo le accuse del Dipartimento di giustizia statunitense, anche grazie alla tecnologia messa a disposizione dal 38.enne iraniano. Il quale è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act. Ma anche di «fornitura di supporto materiale a un’organizzazione terroristica straniera, componenti elettroniche per la costruzione di armi letali, nella fattispecie droni». Il suo nome, ancora, è legato ai Pasdaran, il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRCG).

Il destino di Abedini si intreccia, inevitabilmente, con le vicende di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata lo scorso 19 dicembre. La 29.enne si trova in isolamento nel carcere di Evin, con l'accusa generica di aver «violato la legge della Repubblica islamica dell'Iran». Sala, di fatto, è prigioniera di un vero e proprio gioco geopolitico. Da una parte, sottolinea il Corriere della Sera, l’Iran la tratta come merce di scambio e la maltratta in carcere per mettere pressione all’Italia. Dall’altra, invece, gli Stati Uniti premono affinché Abedini venga appunto estradato. Al contempo, Washington perché nel frattempo ad Abedini non siano concessi gli arresti domiciliari poiché comporterebbero un forte rischio di fuga. I genitori di Cecilia Sala, proprio considerando la delicatezza del momento, hanno chiesto ai media di mantenere l'assoluto silenzio sulla vicenda. «La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante» si legge nella nota. «Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta».

Teheran, dal canto suo, ha definito la cattura di Abedini «illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili degli Stati Uniti». E segue da vicino gli sviluppi legati ai domiciliari, con l'udienza fissata per il prossimo 15 gennaio. L'istanza è stata avanzata dal difensore dell'ingegnere, l'avvocato Alfredo De Francesco. Il quale, durante un colloquio con il suo assistito in carcere, a Opera, ha illustrato ad Abedini la situazione nel dettaglio: il parere negativo e non vincolante della procuratrice generale, Francesca Nanni, la proposta depositata a fine anno di scarcerazione fino a entrare nel merito delle accuse formulate dagli Stati Uniti. «È tutto assolutamente falso – avrebbe ribadito stamane al suo difensore, riferisce l'ANSA –. Sono un tecnico e non ho mai lavorato con i terroristi». L'avvocato e Abedini, scrive sempre l'ANSA, hanno parlato anche di Cecilia Sala. E questo perché l'ingegnere, in televisione, ha visto le sue immagini associate a quelle dalla giornalista italiana. Senza capire come mai. Ha chiesto al difensore di scrivere il nome della giornalista su un foglio bianco e ha aggiunto: «Prego per lei e per me», senza aggiungere altro. 

Quanto ai domiciliari e al preavviso negativo della procuratrice generale Nanni, lo stesso preavviso sarebbe legato al fatto che non vi sarebbero le necessarie garanzie per contrastare e scongiurare il pericolo di fuga. E questo perché Abedini dovrebbe risiedere in un appartamento di proprietà del Consolato a tre chilometri dalla sede diplomatica, senza braccialetto elettronico e con l'autorizzazione per andare a fare la spesa. Garanzie sulle quali, ora, dovrà esprimersi la Corte d'Appello. Nell'attesa, l'avvocato di Abedini cercherà di raccogliere ulteriori elementi a discarico. Parallelamente, l'accusa cercherà di rafforzare la propria ricostruzione, anche in base agli atti trasmessi dalle autorità americane. In merito all'estradizione, infine, l'Italia dovrà capire se le accuse contestate ad Abedini in America siano penalmente rilevanti anche in Italia e, ancora, se le società iraniane riconducibili all'ingegnere citate per aver fornito materiale dual use siano nella blacklist dell'Unione Europea. 

A livello politico, per contro, la partita è nelle mani del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il quale potrebbe chiedere, in qualsiasi momento, la revoca della misura cautelare di Abedini e, quindi, teoricamente favorire la liberazione di Cecilia Sala. A proposito della partita politica, l'ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, è stata ricevuta stamane al Ministero degli Esteri iraniano. A quanto si apprende, Amadei – che ha incontrato il direttore per l'Europa del Ministero – ha rinnovato la richiesta di rilascio immediato per Sala e la possibilità di farle arrivare in carcere generi di prima necessità.

In questo articolo: