Dalla Siria all'Ucraina, Donald Trump è già sceso in campo
C'è tempo, ancora, prima che Donald Trump rimetta piede nello Studio Ovale. Una quarantina di giorni. Il presidente eletto degli Stati Uniti, però, sembrerebbe già operativo. Quantomeno, il tycoon è tornato fra i protagonisti della diplomazia mondiale. Lo stesso Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, ha riservato un posto d'onore a Trump, sabato, in occasione della riapertura di Notre Dame a Parigi. Prima, invece, Macron lo ha coinvolto all'Eliseo in un vertice a tre con Volodymyr Zelensky. Infine, Trump si è affidato a Truth per collegare la fine del regime di Bashar al-Assad, in Siria, e la guerra in Ucraina. Rieccolo, insomma.
Domenica, Trump ha chiesto un cessate il fuoco immediato in Ucraina e l'avvio di negoziazioni che pongano fine al conflitto, costato – citiamo – «troppe vite». Agli occhi del presidente eletto, lo stesso Zelensky vorrebbe arrivare a un'intesa con la Russia. Pur senza dettagliare il suo piano, Trump si è sempre detto convinto della possibilità di negoziare la fine della guerra in Ucraina «in ventiquattro ore». Ed è verosimile pensare che, in questo senso, il tycoon stia esercitando una certa pressione su Zelensky: in un'intervista trasmessa in queste ore ma registrata venerdì con NBC, Trump è tornato altresì a parlare di aiuti. Alla domanda se l'Ucraina debba prepararsi a una riduzione degli aiuti statunitensi quando entrerà in carica il 20 gennaio ha risposto: «Sì, probabilmente, certo».
Ma Trump, dicevamo, è intervenuto anche sulla crisi siriana. Spiegando che la caduta di Bashar al-Assad è stata provocata dal mancato sostegno di Mosca, storico alleato di Damasco, troppo impegnata al fronte in Ucraina dove, secondo Trump, la Russia avrebbe accumulato 600 mila perdite fra morti e feriti «in una guerra che non avrebbe mai dovuto cominciare e che potrebbe durare in eterno». Il presidente eletto ha aggiunto che tanto la Russia quanto l'Iran al momento sono deboli, l'una per la guerra e lo stato, pessimo, in cui versa l'economia del Paese, l'altro per i colpi inferti da Israele a Hamas e Hezbollah. Tornando al piano di pace di Trump, la domanda è una soltanto: come farà a far cessare la guerra? Mosca, in questo senso, confida di poter mantenere i territori sin qui occupati: «La nostra posizione sull'Ucraina è ben nota» ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «Le condizioni per un'immediata cessazione delle ostilità sono state stabilite dal presidente Putin nel suo discorso al Ministero degli Esteri russo nel giugno di quest'anno». Le richieste di Kiev, come l'adesione alla NATO, potrebbero venire ignorate da Trump. Anche per questo, leggiamo, l'attuale amministrazione statunitense ha appena annunciato una nuova tranche di aiuti militari a Kiev (988 milioni di dollari) nella speranza di consentire all'Ucraina di arrivare, eventualmente, al tavolo dei negoziati nella migliore posizione possibile.
In realtà, secondo il presidente della Kyiv School of Economics Tymofiy Mylovanov, espressosi su X, Trump avrebbe un forte, fortissimo interesse a trovare una soluzione «vincente» per l'Ucraina. A suo dire, il messaggio lanciato dal presidente eletto alla Russia, in queste ore, è stato chiaro: «Rinunciate all'Ucraina e rientrate fra i ranghi». Pena, altre sconfitte per il Cremlino come quella appena maturata in Medio Oriente con la caduta di Bashar al-Assad. Zelensky, dal canto suo, a Parigi ha ribadito l'importanza di trovare una pace «giusta». Nel nome del diritto internazionale. Per l'Ucraina, in primis, e per il cosiddetto Occidente. Lo scorso novembre, in un'intervista a Sky News ripescata dal quotidiano francese Libération, il presidente ucraino aveva aperto alla possibilità di cedere, temporaneamente, i territori occupati dalla Russia. A determinate condizioni, però: proteggere sotto l'ombrello della NATO il resto del territorio ucraino e, ancora, «recuperare» le regioni perdute «attraverso la diplomazia». Un segnale, secondo gli esperti, dato allo stesso Trump. Domenica, in chiusura di weekend, Zelensky è ritornato una volta di più sul rapporto fra Ucraina e Stati Uniti: «Contiamo sull'America e sul mondo intero per aiutarci a fermare Putin. Le sole cose che teme sono gli Stati Uniti e l'unità mondiale». Tutto bene, dunque? Forse. A proposito di unità, Trump ha spiegato che gli Stati Uniti potrebbero anche uscire dalla NATO se l'Alleanza «non sarà vantaggiosa» per Washington.