Dall'edilizia alla politica, passando per TV e calcio: le vite di Berlusconi
Si moltiplicano i messaggi di addio a Silvio Berlusconi, morto all'ospedale San Raffaele di Milano dove si trovava ricoverato dal 9 giugno. Era stato dimesso dopo aver trascorso 45 giorni nel nosocomio a causa di una polmonite e di una forma di leucemia mielomonocitica cronica, di cui soffriva da tempo. «Tanti lo hanno amato, tanti lo hanno odiato. Ma ha fatto la storia in questo Paese». Così ha commentato Matteo Renzi. Berlusconi è stato un uomo dalle mille vite. Da imprenditore nell'edilizia a tycoon televisivo, da presidente del Milan a politico di successo. Il tutto condito da una lunga serie di vicende giudiziarie.
L'edilizia
Nato a Milano il 29 settembre 1936 da una famiglia della piccola borghesia milanese, in gioventù Berlusconi visse una lunga serie di esperienze lavorative — da cantante sulle navi di crociera a venditore porta a porta — prima di lanciarsi nel settore immobiliare e nell'edilizia. All'età di 27 anni, nel 1963, fondò la società Edilnord. E qui tutto ebbe inizio: il primo cantiere lo aprì a Brugherio, per costruire una piccola città da 4.000 abitanti. Cinque anni dopo nacque Edilnord 2, con la quale Berlusconi acquistò 712 mila metri quadri di terreni nel comune di Segrate: qui sorse il quartiere residenziale Milano 2, costruito interamente, negli anni '70, dalla sua ditta (nel frattempo liquidata e rinata come Edilnord Centri Residenziali Sas).
A coronamento dell'ampia e riuscita attività edilizia, Silvio Berlusconi venne nominato il 2 giugno 1977 "cavaliere del lavoro" dal presidente della repubblica Giovanni Leone. Ed è per questo che, nei decenni successivi, Il Cavaliere divenne per lui una sorta di secondo nome. Un'onorificenza, questa, alla quale Berlusconi rinunciò nel 2014, a seguito della condanna penale nel processo Mediaset.
Dalla TV al calcio
Ma l'intuizione di Berlusconi fu proprio quella di diversificare il proprio core business puntando sulle tv commerciali e l'editoria. Nel 1976, Berlusconi ritirò Telemilano, che nel giro di due anni divenne Canale 5, assumendo la struttura di rete televisiva nazionale. Sei anni dopo il primo passo, nel 1982 il gruppo si allargò con l'acquisizione di Italia 1 dall'editore Edilio Rusconi e due anni più tardi, nel 1984, di Rete 4 dal gruppo Arnoldo Mondadori. Lo stesso anno, i pretori di Torino, Pescara e Roma oscurarono le reti detenute da Fininvest (holding di Berlusconi) per violazione della legge che proibiva alle reti private di trasmettere su scala nazionale. Una proibizione che durò poco: il governo Craxi, con un apposito decreto legge denominato "Decreto Berlusconi", tra il 1984 e il 1985 legalizzò la situazione di Fininvest e delle reti detenute da Berlusconi, confluite nel 1993 nel gruppo Mediaset.
Un anno dopo, una svolta sportiva: il 20 febbraio 1986, dopo aver espresso in precedenza il proprio interesse nei confronti dell'Inter, Berlusconi acquistò l'altra squadra della sua città, il Milan, del quale fu presidente dal 1986 al 2004, e poi di nuovo dal 2006 al 2008.
Gli anni della politica
Dopo aver intrapreso, negli anni '90, la via dell'editoria (dal 1991 la Fininvest controlla il gruppo editoriale Arnoldo Mondadori Editore), Berlusconi lasciò tutte le cariche ricoperte nella propria società azionaria e il 26 gennaio del 1994, con un videomessaggio di nove minuti trasmesso dalle sue reti TV, annunciò la candidatura alla guida del suo nuovo partito, Forza Italia. Fu la celeberrima «discesa in campo». Ad appena due mesi dall'annuncio, alla guida di Forza Italia, Berlusconi vinse le elezioni politiche del 27 e 28 marzo. Proponendo, ipnoticamente, più benessere e meno tasse, Berlusconi riuscì a conquistare buona parte degli italiani. È il Governo Berlusconi I.
Nel 2000, Berlusconi mise insieme Bossi, Fini e Casini e diede vita alla coalizione della Casa delle libertà, con la quale vinse nuovamente le elezioni l'anno seguente. Ebbe inizio quindi il cosiddetto Governo Berlusconi II, in carica fino all'aprile del 2005, il più longevo della storia della Repubblica Italiana. Dopo un breve Berlusconi III, nel 2006 il Cavaliere, partito in svantaggio nei sondaggi, sfiorò il pareggio con Prodi, il quale gli negò tuttavia un patto per una "grande coalizione".
Il primo giugno 2011 la pesante sconfitta alle amministrative: Berlusconi, all'epoca ancora presidente del consiglio con il governo Berlusconi IV, affidò il partito ad Angelino Alfano, che venne nominato segretario. Ma a fine 2011, dopo l'approvazione della Legge di stabilità, Berlusconi - pressato dall'Unione europea anche per i conti pubblici fuori controllo - salì al Quirinale per rassegnare le dimissioni.
Perse le elezioni seguenti e divenuto senatore, nel 2013 Berlusconi vide la condanna confermata, nel processo Mediaset, a quattro anni di reclusione (di cui tre ammortizzati dall'indulto). Una condanna risolta con una misura alternativa: l'affidamento in prova al servizio sociale, nella clinica «Sacra Famiglia» di Cesano Boscone. Fu la fine, come detto, del Cavaliere. Abbandonata l'onorificenza, l'ex premier continuò comunque a guidare, anche se sempre più a distanza, il suo partito e a presentarsi alle consultazioni per i nuovi esecutivi, sia quelli di Conte sia poi — nel febbraio 2021 — quello di Mario Draghi.
Il resto è storia recente: nel maggio 2018 il Tribunale di Sorveglianza di Milano lo riabilitò dalla pena per frode fiscale e il 26 maggio 2019 venne eletto a Strasburgo. Lo scorso anno, leader di una Forza Italia ridotta ai minimi termini, giocò comunque un ruolo importante nella vittoria di Giorgia Meloni e nella formazione di un nuovo governo di centrodestra.