Dall'impazienza di Trump alla risposta del Cremlino

Di fronte alla crescente impazienza mostrata dal presidente Donald Trump, è arrivata la prima risposta del Cremlino, che oggi a sorpresa ha annunciato una tregua di tre giorni. La seconda, dopo quella decretata in concomitanza con le festività pasquali.
Il cessate il fuoco, voluto ufficialmente per celebrare l’80. anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati nella Seconda guerra mondiale, durerà 72 ore, dall’8 al 10 maggio. «Tutte le azioni militari sono sospese durante questo periodo. La Russia ritiene che la parte ucraina debba seguire questo esempio», ha dichiarato in un comunicato un portavoce di Mosca. Specificando anche che «in caso di violazioni da parte ucraina, le forze armate russe daranno una risposta adeguata ed efficace».
L’annuncio di Putin è giunto dopo che Trump lo aveva criticato per il pesante attacco russo su Kiev della scorsa settimana, costato la morte a 13 persone, tutte civili. Dopo la trasferta lampo a Roma, in occasione del funerale di papa Francesco, e l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il presidente statunitense ha attaccato Putin. «Non c’era un motivo per cui dovesse lanciare missili contro aree civili, città e villaggi negli ultimi giorni. Mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, mi sta solo prendendo in giro, e che debba essere trattato diversamente con sanzioni bancarie o secondarie», ha scritto Trump sul volo di ritorno, mostrando una certa insofferenza per l’assenza di una soluzione all’orizzonte per mettere fine al conflitto.
Che la pazienza stia terminando, lo mostrano del resto le parole del segretario di Stato Marco Rubio, che nelle scorse ore ha fatto capire che gli USA intendono stringere i tempi: «Questa settimana cercheremo di stabilire se le due parti desiderano veramente la pace e quanto sono ancora vicine o lontane, dopo 90 giorni di mediazioni. Penso che siamo vicini, ma non abbastanza. È giusto essere ottimisti, ma serve anche realismo. È una questione complicata. Ma al momento l’unico leader che può mettere insieme le due parti è Donald Trump». Rubio ha quindi ammesso che l’impegno statunitense per mediare potrebbe essere agli sgoccioli: «Decideremo se andare avanti o se sia meglio concentrarsi su altre questioni che, in alcuni casi, sono altrettanto, se non più importanti».
Parole che non sono cadute nel vuoto, visto che oggi, nell’annunciare il cessate il fuoco, il Cremlino ha prontamente aggiunto che «la parte russa dichiara ancora una volta la sua disponibilità a negoziati di pace senza precondizioni, miranti a eliminare le cause di fondo della crisi ucraina e all’interazione costruttiva con i partner internazionali». Una mossa che sembrerebbe proprio finalizzata ad assicurare a Trump che la Russia è ancora interessata alla pace.
Casa Bianca tiepida
Una mossa, quella russa, che non sembra però aver particolarmente impressionato la Casa Bianca, che ha reagito in maniera piuttosto tiepida all’annuncio della tregua. «Il presidente Trump vuole una tregua russo-ucraina permanente», ha in effetti fatto sapere la portavoce Karoline Leavitt nel corso di un briefing con i giornalisti. Trump, ha del resto ammesso Leavitt, è sempre più frustrato per il comportamento di Putin e Zelensky: «Entrambi devono sedersi al tavolo delle trattative per porre fine alla guerra». Da parte sua, il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiga ha commentato su X l’annuncio di Mosca, chiedendo invece una tregua immediata: «Se la Russia vuole davvero la pace, dovrebbe cessare immediatamente il fuoco. Perché aspettare fino all’8 maggio? Se la guerra potesse essere fermata ora e la tregua mantenuta per 30 giorni, sarebbe un vero passo avanti, non solo un gesto per una parata». Un punto di vista condiviso da Zelensky, che nel suo discorso serale ha definito la proposta di tregua «un tentativo di manipolazione». La Commissione europea ha invece fatto sapere di aver «ascoltato le parole del presidente Donald Trump» dopo il colloquio con Zelensky a margine dei funerali del Pontefice: «Vanno nel senso di riconoscere che gli attacchi della Russia all’Ucraina, che tra l’altro sono continuati nel fine settimana, non possono essere accettati».
L’attività sul confine
Ma proprio mentre Putin promette di voler trattare, dal territorio russo arrivano notizie poco rassicuranti. Secondo quanto ha riportato il Wall Street Journal, infatti, a circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città russa di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi starebbero espandendo le basi militari nelle quali il Cremlino ha intenzione di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni. I soldati, molti dei quali si trovano al momento schierati in prima linea in Ucraina, dovrebbero costituire la spina dorsale dell’esercito russo in chiave anti-NATO. Inoltre, il Cremlino starebbe ampliando il reclutamento militare, rafforzando la produzione di armi e potenziando le linee ferroviarie nelle zone di confine.