Daniela Santanchè: «In Svizzera fanno il cioccolato, l'ospitalità la sapremo beh fare noi italiani»
Non sono passate inosservate le parole pronunciate ieri da Daniela Santanchè, attuale ministro del Turismo italiano nel governo Meloni. Intervenuta ad Atreju, la kermesse di Fratelli d'Italia, ha insistito sull'importanza, per il settore dell'ospitalità, di raggiungere un determinato status. Un cambio culturale, volendo riprendere il suo intervento, legato anche, se non soprattutto, alla formazione e alla professionalizzazione. Ma a far discutere, alle nostre latitudini, sono soprattutto le considerazioni fatte sulla Svizzera.
Ma andiamo con ordine. «Se vent'anni fa un figlio avesse detto alla madre di voler diventare uno chef, da grande, probabilmente la madre non sarebbe stata contenta» ha esordito Santanchè. «Ogni mamma, d'altronde, per ogni figlio si immagina il miglior mondo possibile. Ma le cose sono cambiate. E questo perché c'è stata una trasmissione, MasterChef, che improvvisamente ha fatto diventare figo il mestiere dello chef. E oggi, non a caso, gli chef sono ambasciatori dell'Italia nel mondo. Sono delle star». A chi le ha fatto notare che, in fondo, soltanto una punta di chi lavora in cucina può godere di un simile status, Santanchè ha risposto: «Uno lavora per il denaro, certo, ma anche per uno status di appartenenza. Che è una cosa fondamentale. Oggi, nel turismo, un settore fatto di sacrifici perché si lavora sempre, il sabato e la domenica e pure nei giorni di festa, bisogna dare uno status alle varie professioni della filiera. Lo dico perché, a conti fatti, solo nel turismo si può crescere professionalmente. Prendete Flavio (Briatore, ndr). Quanti camerieri, con lui, sono diventati direttori di sala o manager di ristoranti».
Santanchè insiste: «Io sono nata negli anni Sessanta. E quando ero ragazza, beh, se non facevi il liceo nella mia Cuneo eri una sfigata. Ma riscopriamo, per favore, l'importanza degli istituti tecnici e delle scuole alberghiere. Basta con questa cultura per cui senza il liceo eri e sei uno sfigato». Di qui la conseguenza, secondo il ministro: «Oggi ci troviamo in una posizione scomoda, dobbiamo recuperare. basti pensare al grande istituto alberghiero di Stresa. E mi dà fastidio, come italiana, noi che siamo maestri di ospitalità, che la scuola di formazione alberghiera più importante sia in Svizzera». Un fastidio accompagnato da una battuta destinata a far discutere: «In Svizzera fanno il cioccolato, fanno il latte, ma l'ospitalità la sapremo fare noi italiani o sbaglio? Dobbiamo cambiare il paradigma, dobbiamo rimettere al centro di tutto gli istituti tecnici. E far capire ai giovani che non sei sfigato se li frequenti, anzi: impari delle competenze. Il problema è reale: l'anno scorso, nel settore, sono mancati 250 mila lavoratori. Dobbiamo cambiare culturalmente. E insistere appunto su formazione e professionalizzazione».