Guerra

Davvero Gazprom ha fondato sue milizie private?

Il colosso russo del gas e del petrolio non solo avrebbe sponsorizzato uno o più gruppi paramilitari, ma avrebbe mandato in Ucraina alcuni suoi dipendenti – Scatenando le ire di Yevgeny Prigozhin, leader del Gruppo Wagner
Una milizia di Gazprom, secondo alcune testimonianze, avrebbe combattuto a Bakhmut. © AP
Marcello Pelizzari
05.06.2023 18:00

Che cosa c’entra, al di là evidentemente del gas e della questione energetica, per tacere dei legami strettissimi con il Cremlino, Gazprom con l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra? Molto, stando a quanto riportato da alcuni media anglosassoni e dalle informazioni raccolte dai fact-checker. Il colosso russo del gas e del petrolio, detto in altri termini, starebbe sponsorizzando uno o più gruppi paramilitari e, ancora, avrebbe pure inviato al fronte suoi dipendenti. Scatenando le ire, e le critiche, di Yevgeny Prigozhin, leader del Gruppo Wagner.

Le indiscrezioni, va detto, hanno un che di sorprendente. Sì, lo Stato detiene la maggioranza del capitale di Gazprom. E sì, l’azienda in questi mesi ha inserito tanto, tantissimo patriottismo nelle sue campagne pubblicitarie. Deridendo in particolare l’aumento del prezzo del gas in Europa. Da qui a prendere, concretamente, parte alla guerra tuttavia ce ne passa.

Le inchieste giornalistiche

Di uomini e/o mercenari legati a Gazprom e spediti in Ucraina si parla, ad ogni modo, da tempo. Secondo il Financial Times, addirittura, le prime tracce di una presenza del colosso in Ucraina, in termini militari, risalgono al 2022. Lo scorso febbraio, invece, l’intelligence militare ucraina ha riferito che il gruppo Gazprom Neft stava creando una propria compagnia militare privata con l’aiuto di un’altra società, la Staff-Center, a sua volta legata alla Staff-Alliance. I cui fondatori, in passato, hanno lavorato per i servizi di sicurezza del Cremlino.

Ed è tramite queste triangolazioni che, stando alle informazioni raccolte da BBC Russian, Wall Street Journal e Financial Times, Gazprom avrebbe trovato i suoi mercenari da mandare in Ucraina. Mercenari, leggiamo, reclutati su base volontaria, con la motivazione di una paga generosa, una buona formazione e l’equipaggiamento necessario. Al riguardo, tuttavia, il Wall Street Journal ha riferito che alcune di queste persone, impiegate nella sicurezza privata nella vita civile, sarebbero state minacciate di licenziamento se non avessero risposto affermativamente all’offerta.

Ma perché, ribadiamo, Gazprom si sarebbe messa – mettiamola così – a fare la guerra? Analisti ed esperti, su questo aspetto, non hanno trovato una risposta univoca. C’è chi afferma che lo sviluppo di più compagnie militari private sia una mossa politica per evitare alla Federazione Russa di ricorrere a un’altra ondata di mobilitazione. Con tutte le conseguenze del caso, fra tentativi di fuga all’estero da parte dei coscritti e via discorrendo. Di qui, fra l’altro, la risposta a un altro interrogativo: perché Gazprom ha creato non una ma più milizie private?

Ma Potok esiste? Sì

Una di queste milizie targate Gazprom, Potok, ha fatto parlare di sé recentemente perché su VK, noto social russo, è stato pubblicato un omaggio postumo a uno dei suoi membri, Erast Yakovenko, un veterano delle guerre cecene morto in azione nei pressi di Bakhmut lo scorso aprile. Aveva 53 anni, ha chiarito Libération. Il nome della milizia, Potok, emerge anche da un interrogatorio di un prigioniero russo ferito filmato dai soldati ucraini, in violazione della Convenzione di Ginevra fra l’altro. Potok, secondo il prigioniero, in Ucraina sarebbe pure stata posta sotto il comando di un’altra società militare privata, Redut, la cui esistenza è stata più volte documentata. Fu creata addirittura prima della guerra in Georgia, nel 2008, e da sempre è vicina al Ministero della Difesa russo.

L'ira di Prigozhin

La presenza di Gazprom al fronte, di sicuro, non ha trovato i favori e l’approvazione di Prigozhin. Il quale, beh, già ad aprile aveva iniziato ad attaccare pesantemente, via videomessaggi, Potok. Legando la milizia proprio a Gazprom, ma anche a Redut. Il capo del Gruppo Wagner, fra le altre cose, si è lamentato della mancanza di addestramento, organizzazione e mezzi dei mercenari di Potok, come della loro debolezza sul campo di battaglia. A cominciare da Bakhmut, dove gli uomini di Potok avrebbero abbandonato le postazioni.

In un altro video, impossibile da verificare per i fact-checker, alcuni uomini in uniforme, appartenenti a loro dire al «battaglione» Potok, hanno da un lato confermato i loro legami con Gazprom e, dall’altro, denunciato la mancanza di leadership in seno al loro gruppo, l’inadempienza di un contratto firmato con Redut che prometteva loro un impiego nell’esercito regolare russo e, infine, i problemi logistici affrontati a Bakhmut. Affermazioni, queste, che appunto non sono state né verificate né tantomeno confermate.

Wagner, Gazprom ma non solo

È importante sottolineare, volendo dare ulteriore contesto, che Wagner, oltre a non essere la sola milizia privata operante in Ucraina, non è neppure il primo gruppo – storicamente – ad aver stretto legami con il Cremlino. Fra le milizie storiche, ad esempio, citiamo la Enot di Igor Mangushev, fondata nel 2011 e divenuta celebre per il simbolo del procione. Fu quella che, a suo tempo, radunò le milizie del Donbass. Poi Vega, o Vegacy, attiva in Siria, Patriot che ha fatto non poca concorrenza a Wagner in Ucraina, in Siria e nella Repubblica Centrafricana. E tante, tantissime altre nel frattempo ridimensionate o addirittura sciolte.

Sebbene, a parole, i mercenari agiscano come privati e, ufficialmente, offrano servizi di sicurezza, nei fatti sono un prolungamento del Cremlino. Certo, e lo abbiamo visto proprio in Ucraina, non sempre queste milizie, Wagner in testa, seguono di pari passo l’agenda internazionale russa. O riescono a dialogare fra loro, Prigozhin insegna. Ciò detto, rappresentano pur sempre un modo – per Putin e per il governo russo – di evitare qualsiasi tipo di responsabilità legale per determinate azioni belliche.

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