«Dietro la proposta di Emmanuel Macron risuonano echi di neo-gollismo»
«Entrare nella testa di Emmanuel Macron è complicato. La posizione espressa lunedì su un possibile invio di truppe dei Paesi NATO in Ucraina mi è sembrata estemporanea e velleitaria, ma non è la prima volta che accade». Mario Del Pero, ordinario di Storia Internazionale a Sciences Po è già docente, tra le altre sedi, all’Alma Mater di Bologna e alla Columbia University, è uno dei grandi esperti internazionali di storia delle relazioni transatlantiche. E proprio in questa chiave legge le ultime proposte del presidente francese.
«In questo momento - dice Del Pero al Corriere del Ticino - c’è bisogno di esprimere solidarietà piena all’Ucraina e, in qualche modo, di compensare con le parole il fatto che gli aiuti materiali tardino ad arrivare, anche a causa dei problemi collegati alle indecisioni del Senato degli Stati Uniti».
La dichiarazione di sostegno forte, inoltre, «non è soltanto un messaggio rivolto all’Ucraina ma anche alla Russia: se andate oltre, siamo pronti a intervenire».
Macron, spiega lo storico di Sciences Po, agisce così perché «un po’ per convinzione, un po’ per interesse nazionale, spinge verso il progetto di autonomia difensiva dell’Europa. Uno scenario nel quale la Francia, Paese che, non va mai dimenticato, possiede armamento atomico, avrebbe forse gli strumenti per rivendicare una leadership».
Dietro le affermazioni del presidente francese, dice ancora Mario Del Pero, si scorgono inoltre «gli echi della grandeur, persiste cioè un elemento di neo-gollismo che tenta di fare leva sul nazionalismo francese per rimettere Parigi al centro dell’Europa».
Molti però si chiedono: possibile che Macron non abbia messo in conto che le reazioni alla sua proposta sarebbero state negative? «Sicuramente lo ha preso in considerazione, il contrario sarebbe davvero strano. Ma dietro ci sono anche considerazioni interne. Gli immediati distinguo degli alleati indeboliscono inevitabilmente l’idea, ma il presidente francese lavora per non vedere sconfitta in patria la linea del “macronismo”, soprattutto adesso che ha lanciato il giovane Gabriel Attal come suo possibile successore».