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Si tratta della prima missione diplomatica ufficiale a Damasco dall'inizio della sanguinosa guerra civile scoppiata nel 2011 - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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«La Siria deve mantenere eguale distanza dagli attori regionali»
Le nuove autorità di Damasco hanno affermato questa sera che la Siria deve mantenere «eguale distanza» dagli attori regionali e rifiutare qualsiasi «polarizzazione».
«La parte siriana (...) ha sottolineato che il popolo siriano è equidistante da tutti i paesi e i partiti della regione e che la Siria rifiuta qualsiasi polarizzazione», si legge in una dichiarazione rilasciata dalle nuove autorità a seguito del primo incontro ufficiale. tra Abu Mohammed al Jolani, il nuovo leader della Siria, e una delegazione diplomatica americana.
20:43
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USA: «Dall'incontro con Al Jolani segnali positivi»
«Dall'incontro abbiamo avuto segnali positivi». Lo ha detto un alto funzionario americano che faceva parte della delegazione guidata dall'inviata speciale Barbara Leaf, che ha incontrato a Damasco Abu Mohammad al-Jolani, il leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), organizzazione classificata come terroristica da Washington.
L'inviata ha anche comunicato ad al-Jolani che gli Stati Uniti hanno tolto la taglia sulla sua testa, un compenso nel caso di collaborazione all'arresto.
19:15
19:15
Il Papa: «È ipocrisia parlare di pace e armare la guerra»
«Mi preoccupa che i numerosi appelli alla pace delle organizzazioni internazionali entrino da un orecchio e escano dall'altro. C'è anche una ipocrisia di fondo: parliamo di pace, ma armiamo la guerra». Lo dice il Papa in una intervista alla emittente argentina cattolica Canal Orbe 21, rilanciata da Vatican News.
«Uno dei maggiori ritorni degli investimenti in Europa sono le fabbriche di armi - denuncia Papa Francesco -. Così, organizziamo conferenze e incontri di pace, ma continuiamo a produrre armi per uccidere».
Francesco parla delle guerre in Ucraina e Terra Santa e afferma che ci sono azioni «criminali» che sono «più da guerriglia che da guerra». Con riferimento a Gaza aggiunge: «Quando ti trovi di fronte a una mamma con i suoi due bambini che passa per la strada perché è andata a prendere qualcosa a casa e torna alla parrocchia dove sta vivendo e la mitragliano senza motivo, quella non è una guerra, con le regole normali di una guerra. È tremendo».
Parlando della guerra in Ucraina, il Papa sottolinea che c'è «una grande ipocrisia». «Urge un trattato di pace - dice - ma quando si parla di pace cominciano a ballare il minuetto con cose secondarie».
17:25
17:25
«Raid israeliano a Gaza, almeno 8 morti»
Un attacco aereo israeliano ha ucciso almeno otto palestinesi in un'abitazione nel campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale: lo hanno riferito i medici, come riporta Haaretz. Funzionari sanitari palestinesi hanno affermato che gli attacchi militari israeliani nell'enclave hanno ucciso oggi in totale 15 persone.
17:15
17:15
«Ucciso leader dell'Isis in un raid in Siria»
Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver ucciso un leader dell'Isis in un raid in Siria.
In un post su X il Comando Centrale americano, Centcom, ha spiegato che l'attacco è avvenuto ieri nella provincia di Deir Ezzor, in Siria orientale. Nel raid sono stati uccisi uno dei leader dell'Isis, noto come «Abu Yusif», e un altro dirigente del gruppo.
17:10
17:10
«Da Israele ordini di sfollamento in Libano senza sicurezza»
I 136 ordini di sfollamento forzato imposti alla popolazione libanese da Israele sul 25% del territorio del Paese durante i 62 giorni di guerra non hanno garantito la sicurezza dei civili e con ogni probabilità possono essere considerati illegali.
È la denuncia contenuta nel nuovo report «Forced Displacement Orders: Debunking the Myth of Humane Attacks», diffuso oggi da ActionAid e Oxfam.
Il dossier rivela infatti che i cosiddetti ordini di evacuazione emessi tra il 23 settembre e il 31 ottobre 2024 potrebbero configurarsi come una campagna di trasferimenti forzati- ossia come una grave violazione del diritto internazionale umanitario - per non essere stati né legittimi né sicuri per le centinaia di migliaia di famiglie rimaste senza riparo o protezione, costituendo quindi potenziali crimini di guerra.
Nel dettaglio gli ordini di evacuazione, così definiti da Israele, hanno riguardato sia luoghi precisi come villaggi, quartieri e città che aree non meglio specificate, tramite direttive vaghe. Il risultato è che complessivamente 1,4 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni per trovare salvezza in rifugi sovraffollati o in alcuni casi per strada, mentre quasi ogni governatorato del Libano veniva colpito dagli attacchi.
14:57
14:57
«Uno Stato Islamico? Deciderà il popolo siriano»
Al Jolani, il capo dei ribelli che hanno deposto Assad, afferma in un'intervista al Tg1 della Rai che «sarà il popolo siriano a decidere del suo futuro», rispondendo ad una domanda sulla possibilità di creare «uno Stato islamico» in Siria.
«Innanzitutto è una scelta del popolo come deve essere lo Stato. Una scelta del popolo e assolutamente non di Paesi stranieri. Ogni popolo è libero di decidere del suo Stato», ha detto Jolani.
«Ora noi siamo ancora una fase di passaggio dei poteri, poi passeremo a una seconda fase che riguarderà il Congresso nazionale generale - ha spiegato ancora al Jolani al Tg1 -. Nell'ambito del Congresso verranno create delle commissioni costituzionali con degli esperti che decideranno la giurisdizione del Paese e che forma avrà lo Stato. Dopodiché sarà sottoposto al giudizio del popolo. In seguito la Siria farà in modo che vengano garantite le condizioni per procedere a elezioni politiche».
«Elezioni dopo il nuovo censimento»
«La Siria ha bisogno di un nuovo censimento», ha affermato al Jolani nell'intervista esclusiva. «Quando questo censimento sarà completato, saremo in grado di procedere alle elezioni. Questa è la strada da seguire».
«Come voi sapete quasi la metà della popolazione siriana vive all'estero e la maggior parte di chi è all'estero non ha legami giuridici con la madrepatria perché il regime precedente negava questa possibilità. Non permetteva di ottenere il passaporto e tutto quello che riguarda nascita e registrazioni», ha detto all'inviato del Tg1 Leonardo Zellino.
«Quando il ministero degli Esteri inizierà a lavorare, avrà bisogno di tempo per poter contattare la comunità siriana che vive all'estero», ha aggiunto.
12:02
12:02
«Netanyahu non andrà ad Auschwitz, teme l'arresto»
Secondo quanto riportato dal quotidiano polacco Rzeczpospolita, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non andrà in Polonia per partecipare il 27 gennaio alla cerimonia per l'80esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, perché teme di essere arrestato a causa del mandato di cattura emesso nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aia il mese scorso.
Il vice ministro degli Esteri polacco Władysław Bartoszewski, responsabile della produzione e dell'organizzazione della cerimonia, ha dichiarato a Rzeczpospolita che la Polonia «si impegna a rispettare le decisioni della Corte internazionale di giustizia».
Anche il presidente israeliano, Isaac Herzog, non dovrebbe partecipare all'evento mentre è prevista la presenza del ministro degli Esteri, Gideon Sa'ar.
09:16
09:16
Due giornalisti turchi uccisi nel nord della Siria
Due giornalisti turchi sono stati uccisi nel nord della Siria, vicino alla città di Aleppo, secondo quanto denunciano una ong umanitaria e l'associazione dei giornalisti turchi.
I due reporter, Nazim Dastan e Cihan Bilgin, che provenivano dal sud-est, a prevalenza curda, della Turchia, stavano coprendo i combattimenti, ancora in corso, fra le milizie curde appoggiate dagli Stati Uniti e le milizie filo-turche.
Si trovavano nella zona della diga di Tishrin, a un centinaio di chilometri a est della città di Aleppo. La loro auto, dice l'ong, è stata colpita da un'esplosione.
I due giornalisti, secondo quanto riferito, sarebbero stati colpiti da un drone turco mentre coprivano i combattimenti tra la milizia sostenuta da Ankara e i combattenti curdi sostenuti dagli Stati Uniti nel nord del Paese, hanno affermato oggi gruppi di giornalisti.
08:24
08:24
La Svezia smetterà di finanziare l'UNRWA
La Svezia ha deciso di raddoppiare gli aiuti alla popolazione civile palestinese, contestualmente alla decisione di tagliare i finanziamenti all'agenzia Onu Unrwa. Lo ha annunciato il ministro svedese alla cooperazione, Benjamin Dousa.
«Abbiamo preso questa decisione perché vogliamo che arrivi più sostegno alla popolazione civile a Gaza», ha dichiarato il ministro a Tv4. La scelta di Stoccolma di fermare il supporto economico all'Unrwa è stata presa in seguito alla legge deliberata dal parlamento israeliano a fine ottobre, che impedisce all'Unrwa di operare nei suoi territori. La legge è stata criticata duramente da molti Paesi, inclusa la Svezia.
Il governo svedese intende invece sostenere altri enti e organizzazioni che lavorano per aiutare la popolazione a Gaza: «Il nostro supporto umanitario per Gaza aumenta di 400 milioni di corone (circa 33 milioni di franchi), portando il totale a 800 milioni di corone svedesi (65 milioni di franchi). I fondi andranno a diversi organi Onu che si occupano di distribuire medicine, cibo e altri generi di prima necessità», ha aggiunto Dousa.
07:24
07:24
Il punto alle 7
Diplomatici statunitensi sono arrivati in Siria per incontrare le nuove autorità siriane, dominate da islamisti radicali, nel tentativo di spingerle verso l'unità dopo 13 anni di guerra civile. Lo ha affermato il Dipartimento di Stato.
Si tratta della prima missione diplomatica ufficiale a Damasco dall'inizio della sanguinosa guerra civile scoppiata nel 2011 e che ha assunto una piega spettacolare con la caduta di Bashar al-Assad, fuggito in Russia l'8 dicembre.
Gli inviati degli Stati Uniti incontreranno i rappresentanti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), organizzazione classificata come terroristica da Washington e ora alla testa del Paese, e rappresentanti della società civile per discutere della loro visione per il futuro del loro Paese e di come gli Stati Uniti possono sostenerlo.
La delegazione comprende Barbara Leaf, la più alta funzionaria del Ministero degli Esteri degli Stati Uniti per il Medio Oriente, e Daniel Rubinstein, un diplomatico specializzato nel mondo arabo che ora si occupa dei contatti con la Siria, ha affermato la stessa fonte. Presente anche Roger Carstens, incaricato di raccogliere indizi sugli americani scomparsi in Siria, come il giornalista Austin Tice, rapito nell'agosto 2012.