Guerra

Do svidaniya, Occidente: la Russia vende il greggio all’India e incassa cifre record

Nonostante le sanzioni, nelle casse del Cremlino sono entrati 37 miliardi di dollari dal commercio di petrolio con il Paese asiatico: molti spostamenti attraverso la «flotta ombra»
©GAVRIIL GRIGOROV / SPUTNIK / KRE
Michele Montanari
19.02.2024 17:45

Per farla semplice, potremmo parlare di una vera e propria beffa ai danni di quell’Occidente che da due anni sta sparando sanzioni a tutto spiano contro la Russia: nelle casse statali del Paese di Putin, nonostante le restrizioni, nel 2023 sono entrati 320 miliardi di dollari, gonfiati dalla cifra record di 37 miliardi di dollari arrivati grazie alle vendite di greggio all’India. È quanto emerge da un’analisi del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA) ottenuta in esclusiva dalla CNN. E la beffa non è finita: parte di quel greggio raffinato dall’India è poi stata esportata in Occidente sotto forma di prodotti petroliferi. Negli Stati Uniti l’export è stato di oltre 1 miliardo di dollari, un valore che aumenta in modo significativo se si includono tutti i Paesi che stanno imponendo sanzioni contro Mosca: il CREA ha stimato che lo scorso anno questi abbiano importato prodotti petroliferi ricavati dal greggio russo per 9,1 miliardi di dollari, con un aumento del 44% rispetto al 2022. I prodotti raffinati al di fuori della Russia non sono colpiti dalle sanzioni: si tratta di una lacuna definita dagli analisti come la «scappatoia della raffineria». 

Il flusso di soldi a vantaggio di Mosca proviene direttamente dall'India che, dopo l’invasione dell’Ucraina, ha aumentato i suoi acquisti di greggio russo di oltre 13 volte rispetto agli importi prebellici, secondo il CREA. Di fatto, Nuova Delhi, che è un partner strategico degli Stati Uniti, ha sostituito gli acquisti di petrolio non raffinato precedentemente effettuati dai clienti occidentali, che oggi devono rispettare le restrizioni internazionali. L'impatto degli acquisti di greggio da parte dell'India è stato principalmente quello di indebolire la morsa delle sanzioni sul petrolio, portando le entrate federali della Russia alla cifra record di 320 miliardi di dollari nel 2023. Tuttavia, secondo Bloomberg, negli ultimi mesi le forniture di greggio verso il Paese asiatico stanno diminuendo, perché gli Stati Uniti hanno intensificato l’applicazione del tetto massimo di 60 dollari al barile sul petrolio russo, con maggiori richieste di documentazione e limiti più severi sul commercio. Oltre l'India, Mosca commercia idrocarburi principalmente con Cina, Turchia e Brasile. Nel 2023, gli acquisti di diesel da parte dello Stato sudamericano sono aumentati del 6000%: si parla di 4,5 miliardi finiti nelle casse statali russe.

Secondo alcuni analisti, lo scorso anno, circa un terzo del denaro incassato da Mosca è stato speso per la guerra in Ucraina e una quota maggiore è destinata a finanziare il conflitto nel 2024. I fondi a disposizione del Cremlino mettono comunque la Russia in una posizione di vantaggio rispetto all’Ucraina nel caso la guerra dovesse andare avanti ancora  a lungo. Questo perché la situazione di Kiev risulta sempre più incerta, considerando gli aiuti da 60 miliardi di dollari bloccati dal Congresso USA.

Sebbene le vendite di greggio russo all’India non siano soggette a sanzioni e siano del tutto legittime, un esame delle rotte marittime suggerisce che questo enorme volume di spedizioni possa coinvolgere anche la cosiddetta «flotta ombra» di petroliere, creata appositamente da Mosca per cercare di mascherare i partner con cui commercia e per aggirare le contromisure poste dagli Stati Uniti, massimizzando così i profitti del Cremlino.

La CNN ha osservato una parte di quello che definisce un «complesso commercio» al largo del porto greco di Giteo all’inizio di febbraio: due petroliere, di cui una enorme e una più piccola, si sono avvicinate l’una all’altra per un trasferimento da nave a nave, in modo da occultare l’origine e la destinazione finale del greggio. Stando alla società di monitoraggio delle spedizioni Pole Star Global, una delle due imbarcazioni avvistate è di proprietà di una società con sede in India, accusata di aver violato le sanzioni, mentre l’altra in precedenza apparteneva a un soggetto già colpito da sanzioni statunitensi. Secondo David Tannenbaum della Pole Star Global le navi cercherebbero di «confondere le autorità sulla provenienza di questo petrolio e su chi sia il compratore finale».

Gran parte degli scambi di greggio tra Russia e India sono però effettuati alla luce del sole, come dimostrato dalla Windward, una società marittima specializzata in Intelligenza Artificiale, che ha rilevato 588 viaggi diretti di petroliere dalla Russia all’India nel 2023. I viaggi verso il Paese asiatico con scambi «mascherati» al largo della Grecia, invece, sarebbero stati oltre 200. La «flotta ombra» avrebbe così consentito alla Russia di creare una struttura marittima parallela in grado di aggirare le sanzioni occidentali, con centinaia di petroliere di proprietà ignota, che viaggiano su rotte più complesse. Secondo Windward questa flotta sarebbe composta da circa 1.800 navi.