Donald Trump e gli hacker iraniani: «Vogliono interferire con le presidenziali»
Donald Trump è stato preso di mira dall’Iran? Sì, secondo la campagna elettorale del candidato repubblicano alla presidenza degli USA, la quale ieri ha puntato il dito contro il governo iraniano accusandolo di aver colpito con un attacco hacker per rubare alcune «comunicazioni interne».
La conferma degli attacchi informatici iraniani arriva dopo che il sito Politico aveva iniziato a ricevere e-mail da un account anonimo (il mittente si firmava semplicemente «Robert») con documenti provenienti dall'interno delle attività politiche di Trump, tra cui un rapporto sulle «potenziali vulnerabilità» del suo compagno di corsa J.D. Vance e un dossier sul senatore della Florida Marco Rubio, tra i candidati per la nomina a vicepresidente. Il mittente anonimo avrebbe riferito di avere «una varietà di documenti, da quelli legali e giudiziari di Trump, a quelli relativi alle discussioni interne della campagna elettorale».
Steven Cheung, il portavoce della campagna del tycoon, ha commentato il furto di e-mail interne dichiarando: «Questi documenti sono stati ottenuti illegalmente da fonti straniere ostili agli Stati Uniti, con l'intento di interferire con le elezioni del 2024 e seminare il caos nel nostro processo democratico».
Ieri sera, Trump ha fatto sapere sulla sua piattaforma social Truth che Microsoft ha informato la campagna elettorale di un attacco hacker su uno dei suoi siti web. L’ex presidente USA ha incolpato l'Iran, sostenendo che le informazioni rubate fossero comunque già «disponibili al pubblico».
Il riferimento a Microsoft, sottolinea la Reuters, riguarda un rapporto inviato venerdì dai ricercatori dell’azienda d’informatica nel quale si afferma che hacker legati al governo iraniano lo scorso giugno avevano tentato di entrare nell'account di un «funzionario di alto rango» in «una campagna presidenziale degli Stati Uniti». Stando al report, che non fornisce dettagli sulle identità degli obiettivi, i pirati informatici sono riusciti a prendere il controllo dell’account di un ex consigliere politico per colpire il funzionario in questione.
La missione permanente dell'Iran presso le Nazioni Unite a New York ha fatto sapere alla Reuters che «il governo iraniano non ha alcuna intenzione o motivo per interferire nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti», aggiungendo che le capacità informatiche iraniane sono «difensive e proporzionate alle minacce che deve affrontare».
Secondo la campagna elettorale di Trump, quest’ultimo sarebbe osteggiato dall’Iran, in quanto le sue relazioni con il Paese mediorientale, ai tempi della sua presidenza, erano molto tese. Sotto il mandato di Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti uccisero il generale militare iraniano Qassem Soleimani, provocando una fortissima ondata di indignazione anti-americana, e in seguito si ritirarono da un accordo nucleare multilaterale. Steven Cheung ha commentato l’attacco affermando che «gli iraniani sanno che il presidente Trump porrà fine al loro regno del terrore, proprio come ha fatto nei suoi primi quattro anni alla Casa Bianca».
La CNN lo scorso mese ha riferito di prove raccolte dall'intelligence USA secondo cui l'Iran stava lavorando a un complotto per uccidere Trump come ritorsione per la morte di Soleimani nel 2020. Teheran ha negato le accuse.