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Il tycoon è ufficialmente il 47. presidente degli Stati Uniti: «L'età dell'oro comincia adesso» – Già pronta una serie di misure: dall'immigrazione a TikTok – Come ultimo atto della sua presidenza, Biden grazia i suoi famigliari: «Devo difenderli da attacchi incessanti» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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21:41
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L'UE: «Con Trump presidente rischiamo di restare schiacciati»
Avvolta in un cielo invernale e bianco, Bruxelles ha assistito al primo discorso da presidente degli USA di Donald Trump come dinanzi ad un fosco copione già scritto. Dal Green Deal (il Patto verde europeo, un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050) ai dazi fino alla stessa solidità politica dei movimenti pro-Ue, il ciclone Trump rischia di travolgere tutto.
E dalle parti dei vertici dell'Ue si guarda con crescente preoccupazione alle elezioni tedesche del 23 febbraio e, soprattutto, alla scalata dell'estrema destra dell'Alternativa per la Germania (Afd), aiutata dalle continue ingerenze dell'imprenditore multimiliardario Elon Musk che , con l'ex candidato repubblicano alla presidenza degli Usa Vivek Ramaswamy, è stato nominato da Trump alla guida del Department of government efficiency (DOGE), il Dipartimento dell'efficienza governativa - che non farà parte dell'amministrazione ma sarà un organismo esterno di consulenza con ampia influenza ed il compito di ridurre le spese e gli sprechi dell'esecutivo.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola e l'alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas si sono precipitati a sottolineare sulla rete sociale X la crucialità del legame transatlantico, scegliendo di sorvolare sulle parole di Trump, che ha confermato la volontà di imporre dazi commerciali e ha annunciato la fine - o quasi - delle politiche verdi. Ed è per questo che, al di là dell'apparente indifferenza, in Ue si lavora già alle contromisure. «Di fronte all'imprevedibilità americana serve più azione, più responsabilità», è il mantra che circola nelle cancellerie europee.
A Bruxelles sono convinti che, di fronte al nemico cinese, Washington abbia bisogno dell'Ue anche nel commercio. Non a caso la Commissione ha scelto la linea dura con Pechino. L'ultimo atto è stata la richiesta di consultazioni all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro «pratiche sleali e illegali» della Cina sulla proprietà intellettuale. Potrà bastare? «L'Ue e la Francia rischiano di restare schiacciati», ha ammesso il primo ministro francese François Bayrou. Mentre il suo connazionale, il vicepresidente della Commissione Stéphane Séjourné, di fronte al fatto che la premier italiana Giorgia Meloni sia stata l'unica leader dell'Ue presente all'investitura di Trump, non si è scomposto ma ha avvertito: «I dazi colpiscono tutti, anche l'Italia. L'Ue deve parlare con una voce sola».
Il dossier dazi è strettamente legato a quello della difesa, e in Ue c'è chi spera che, venendogli incontro sull'aumento dei fondi per la Nato, l'ira di Trump possa attenuarsi. Il 5% del prodotto interno lordo (Pil) indicato dal presidente americano è un numero irreale, semmai una strategia negoziale. Al momento gli alleati stanno negoziando ferocemente e il 3% poteva essere un buon punto di caduta (Trump non è il solo a chiedere un maggior impegno: la Polonia già viaggia intorno al 4,7% e la Lituania ha promesso un esborso). «Metteremo il turbo alle spese sulla difesa», ha sottolineato il segretario generale dell'alleanza Mark Rutte.
Ma oltre ai quattrini c'è di più. Il futuro dell'Ucraina, ad esempio. La Nato ha appena avviato in Germania il comando per la gestione degli aiuti e dell'addestramento. Sopravviverà? E che ne sarà del suo percorso di adesione alla Nato?
Infine, il rapporto con la Russia. Un accordo Putin-Trump sull'architettura della sicurezza europea senza coinvolgere Bruxelles (o Kiev) svuoterebbe di senso la Nato, che resterebbe in piedi come mero mercato per l'industria bellica Usa. «Le nazioni si preparano ad un mondo post-europeo», avvertiva un editoriale del quotidiano statunitense The Wall Street Journal ad una manciata d'ore dall'inizio dell'era Trump.
20:58
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Trump chiude l'app per l'ingresso dei migranti negli USA
Donald Trump chiude l'app CPB One, che consentiva ai migranti di prenotare appuntamenti per il loro ingresso legale negli Stati Uniti. Pochi minuti dopo il giuramento del presidente, il sito del CBP One affermava che l'app non era più in funzione e che gli appuntamenti esistenti erano stati cancellati.
20:56
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ONU: «Il ritiro di Trump dall'accordo sul clima? Gli USA devono restare leader»
Il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres «rimane fiducioso che le città, gli stati e le aziende negli Stati Uniti continueranno a dimostrare visione e leadership lavorando per una crescita economica resiliente e a basse emissioni di carbonio che creerà posti di lavoro e mercati di qualità per la prosperità del 21mo secolo. È fondamentale che gli USA rimangano leader sulle questioni ambientali». Cosi' il portavoce del Palazzo di Vetro ha commentato l'annuncio della Casa Bianca che Donald Trump si ritirerà dall'accordo di Parigi. «L'accordo è stato adottato da tutte le nazioni del mondo nel 2015 perché riconoscono l'immenso danno che il cambiamento climatico sta già causando - ha aggiunto il portavoce - Gli sforzi collettivi nell'ambito dell'intesa hanno fatto la differenza, ma dobbiamo andare molto più lontano e più velocemente insieme. La trasformazione prevista nell'accordo di Parigi è già in corso».
20:42
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Da Rubio a Hegseth passando per RFK: la squadra del presidente
Donald Trump entra alla Casa Bianca senza che nessuno della sua squadra di governo sia stato, per il momento, confermato. Per molti di loro - come Marco Rubio e Scott Bessent - la strada verso l'ufficializzazione è in discesa, mentre per i nominati al Pentagono e alla sanità - Pete Hegseth e Robert Kennedy Jr - la partita è ancora tutta da giocare. Ecco di seguito la potenziale squadra del presidente, in base agli annunci fatti finora:
Segretario di Stato
Il senatore della Florida Marco Rubio, figlio di immigrati cubani, guiderà - se confermato - la diplomazia americana. Falco anti-Cina sanzionato da Pechino, ha giocato un ruolo decisivo in campagna elettorale con l'elettorato ispanico.
Pentagono
Trump ha scelto il 44enne Pete Hegseth, veterano ex carismatico conduttore dell'emittente televisiva Fox, accusato di aggressione sessuale. Ha studiato a Princeton prima e Harvard poi, ed è stato in missione in Afghanistan, Iraq e a Guantanamo.
Giustizia
Il presidente ha scelto la fedelissima Pam Bondi. L'ex procuratrice della Florida è apprezzata da Trump per la sua battaglia contro il traffico di droga e per ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di analgesico fentanyl.
Sanità
Avvocato attivista oppositore alle vaccinazioni Robert F. Kennedy Jr. (Rfk Jr) è stato scelto come segretario del dipartimento. Nipote dell'ex presidente John Fitzgerald Kennedy, Rfk Jr è stato travolto da varie polemiche, tra le quali l'aver tagliato in passato con una motosega la testa di una balena morta.
Istruzione
La scelta è ricaduta sull'ex regina del wrestling Linda McMahon. Artefice insieme al marito del successo della World Wrestling Entertainment (azienda statunitense di intrattenimento che si occupa principalmente di wrestling, oltre a film, musica e videogiochi), McMahon è accusata di aver chiuso un occhio di fronte agli abusi sessuali sugli atleti.
Tesoro
Scott Bessent, il manager di hedge fund 62enne della South Carolina, è stato il direttore degli investimenti presso il Soros Fund Management, una società privata di gestione degli investimenti. È un fan dei dazi e ha di recente bocciato la tesi di un gruppo di premi Nobel, secondo i quali l'agenda economica di Trump avrebbe danneggiato l'economia.
Commercio
Howard Lutnick, direttore generale della società di servizi finanziari Cantor Fitzgerald, è un falco dei dazi. A lui spetterà l'attuazione delle tariffe chieste a gran voce dal presidente.
Energia
Chris Wright, direttore generale della società di fracking Liberty Energy e scettico sui mutamenti climatici, è stato nominato con il compito di realizzare il «drill baby drill», l'espansione delle trivellazioni promesse dal presidente.
Sicurezza interna
Kristi Noem, la governatrice del South Dakota «killer» di cani, è un'altra fedelissima di Trump. Voleva far scolpire il volto del neopresidente tra quelli di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln nel celebre monumento di Mont Rushmore.
Servizi Segreti (National Intelligence)
Tulsi Gabbard, ex candidata presidenziale democratica convertitasi al trumpismo, dovrà supervisionare tutte le 18 agenzie di servizi segreti, ma in passato ha fatto da cassa di risonanza alla propaganda russa sull'Ucraina e ha incontrato segretamente l'ex leader siriano Bashar al-Assad.
CIA (Servizi segreti civili)
John Ratcliffe, già direttore della National Intelligence, è un ex deputato del Texas accusato di aver politicizzato lo spionaggio contro i democratici.
FBI (polizia federale)
Il fedelissimo Kash Patel, un ex funzionario del ministero della giustizia, si presenta come «vendicatore» di Trump contro l'odiato stato profondo, del quale il l'FBI è considerato il covo. Per stato profondo (deep state) si intende l'insieme di quegli organismi, legali o no, che grazie ai loro poteri economici o militari o strategici condizionano l'agenda degli obiettivi pubblici, di nascosto e a prescindere dalle strategie politiche del governo.
DOGE
Il presidente ha chiamato il fedelissimo imprenditore multimiliardario Elon Musk e l'ex candidato repubblicano alla presidenza Vivek Ramaswamy alla guida del Department of government efficiency (DOGE), il Dipartimento dell'efficienza governativa che non farà parte dell'amministrazione ma sarà un organismo esterno di consulenza con ampia influenza ed il compito di ridurre le spese e gli sprechi dell'esecutivo.
20:20
20:20
Borse col fiato sospeso nel Trump day
Il bitcoin che vola ai massimi storici sull'idea che Trump farà sul serio nell'appoggiare i crypto asset. E il dollaro che cede terreno sull'euro e lo yuan sulla speranza che non andrà fino un fondo sui dazi. Le imprese sospettose sui dazi, contente delle tasse che scenderanno.
È la reazione dei mercati, che si riflette anche fra i corridoi del Forum economico mondiale (WEF) a Davos (GR), alle prime parole del tycoon nel suo Inauguration Day. Fra le cannonate come il «Golfo d'America» e la conquista di Panama, e aperture pragmatiche sui dazi, la certezza offerta da Trump a mercati, investitori, audience globale è quella che nulla sarà come prima, che si cambia pagina e si mette da parte il «vecchio ordine globale».
Fra l'ottovolante sui dazi, prima con l'indiscrezione del Wall Street Journal che Trump non ne avrebbe annunciati al suo insediamento prendendo tempo e poi con la conferma del presidente che ci saranno dazi un po' per tutti, le Borse europee sono come impietrite: Londra +0,1%, Francoforte e Amsterdam +0,4%, Parigi in crescita dello 0,3%, +0,2% Madrid e quasi ferma Londra, mentre Milano chiude con un -0,34%. Le indiscrezioni sui dazi smuovono decisamente, invece, il mercato dei cambi sgonfiando il dollaro.
L'euro, che sui timori di uno scontro Usa-Ue su dazi, tassazione e regolamentazione di Big Tech fino a un momento prima sembrava inesorabilmente destinato verso la parità, ha riguadagnato 1,04 segnando un rialzo di oltre l'1%. Lo yuan, prima logica vittima sacrificale delle ritorsioni commerciali minacciate da Trump, è balzato dello 0,88% a 7,2748 per dollaro dopo aver raggiunto 7,2777, il massimo da metà dicembre.
Fuochi artificiali, poi, per i crypto asset, fino a ieri malvisti da banche centrali e vigilanza perché privi di qualsiasi valore sottostante, oggi rilanciati alla grande dal duo Trump-Musk. Dopo un esordio col botto venerdì notte e una caduta vertiginosa subito dopo, il «meme coin» del presidente chiamato «Official Trump» è sulle montagne russe: da oltre 60 dollari delle prime ore della giornata precipita a meno di 40 sul crescendo di Trump. Colpa anche del «Melania Meme» lanciata domenica notte che avrebbe rubato la scena alla crypto del consorte con un rialzo del 14% oggi. L'entusiasmo catalizzato dall'Inauguration Day e il favore per gli investimenti crypto rilanciano le quotazioni dell'ammiraglia, il bitcoin, che infrange ogni record arrivando a 109.241 dollari.
A Davos l'élite globale segue senza grande trepidazione le dichiarazioni di Trump, che interverrà qui in video il 23 gennaio. I commenti raccolti fra le sale e i corridoi del WEF oscillano fra contenimento dei danni, euforia dell'high tech, sarcasmo degli intellettuali e pragmatismo delle imprese. «Non ho seguito le dichiarazioni di oggi di Trump» dichiara serafico Kenneth Rogoff, professore di economia ad Harvard. Ma «per l'Europa è ora di muoversi, a partire dai prezzi energetici da abbattere». Ian Bremmer, numero uno del think tank Eurasia, punta al contenimento dei danni per l'Europa: Trump - avverte Bremmer - «non vuole che l'Europa resti unita» ma gli europei hanno la capacità di resistere alle sue bordate, e la visita a Washington della premier italiana Giorgia Meloni «ha un grande valore»: non dividerà l'Europa ma stabilirà un ponte fra l'Europa e Washington. E Mohamed Kande, presidente globale di PwC, assicura che le imprese, tornate ottimiste sulla crescita e l'innovazione da IA, «si adatteranno» e che il clima di fiducia non cambierà in base a chi è presidente.
19:56
19:56
Scholz: «Gli USA sono il nostro più stretto alleato»
«Oggi il presidente Donald Trump si insedia nel suo ufficio. Congratulazioni! Gli USA sono il nostro più stretto alleato e le buone relazioni transatlantiche sono sempre obiettivo della nostra politica». È quello che ha scritto su X il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Come Ue con 27 Stati e oltre 400 milioni di persone siamo una comunità forte», conclude il post.
19:31
19:31
Trump: «Una grande giornata»
«Una grande giornata». Lo ha detto Donald Trump rivolgendosi ai parlamentari all'interno di Capitol Hill. Il presidente si è congratulato con lo speaker della Camera Mike Johnson «per il lavoro che sta facendo».
19:30
19:30
Il discorso di Trump? «Un bel modo di iniziare i prossimi quattro anni»
Il presidente Donald Trump e il vicepresidente JD Vance si stanno rivolgendo ai legislatori in Campidoglio. Trump è stato introdotto dal suo vicepresidente, che ha osservato come il discorso inaugurale del presidente sia stato «un bel modo di iniziare i prossimi quattro anni».
19:13
19:13
Netanyahu a Trump: «Porteremo l'alleanza a livelli più alti»
«Credo che lavorando di nuovo insieme porteremo l'alleanza tra Stati Uniti e Israele a livelli ancora più alti». Lo ha detto il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu in un videomessaggio di congratulazioni a Donald Trump nel giorno del suo insediamento come presidente degli Stati Uniti, ricordando le azioni del magnate in favore di Israele durante il suo primo mandato, tra cui il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e il ritiro degli USA «dal pericoloso accordo nucleare con l'Iran».
«Sono fiducioso che completeremo la sconfitta dell'asse terroristico dell'Iran e inaugureremo una nuova era di pace e prosperità per la nostra regione», ha aggiunto Netanyahu ringraziando Trump anche per l'aiuto nel liberare gli ostaggi.
19:09
19:09
Trump e la Cina: TikTok banco di prova di un faticoso dialogo bilaterale
La Cina e il presidente Xi Jinping si preparano all'imprevedibilità di Donald Trump alla Casa Bianca, nella versione 2.0 con i temuti dazi fino al 60% sul made in China. Ma all'attenzione di Pechino non è sfuggito che il magnate sta dando il via al suo secondo mandato partendo dal Dragone con spunti d'interesse. Xi ha inviato a Washington il vice Han Zheng a rappresentarlo all'insediamento, prove di un faticoso dialogo bilaterale che ha nel caso TikTok il suo primo banco di prova.
Per motivi d'immagine soprattutto interna, Xi non poteva accettare l'inedito invito di Trump di presentarsi di persona nella platea di Capitol Hill, la sede del Congesso statunitense, e omaggiare il presidente degli Usa. Ma il leader cinese non ha disdegnato l'iniziativa, vista come il riconoscimento che il nuovo inquilino della Casa Bianca lo vede sì come avversario, ma anche come interlocutore privilegiato.
Un messaggio apparso più chiaro dopo la telefonata tra i due leader di venerdì scorso, quando il magnate ha scritto sulla propria rete sociale Truth Social che «il presidente Xi e io faremo tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro!». Sulle reti sociali mandarine la frase è stata sintetizzata con tre parole: «Solo noi due». Un nuovo G2 esteso alle questioni internazionali? Prematuro, anche se il quotidiano statunitense The Wall Street Journal nel fine settimana ha citato la suggestione del piano di Trump per volare a Pechino nei suoi primi 100 giorni di mandato.
Intanto, Han ha incontrato domenica il vicepresidente eletto James David Vance (conosciuto come J.D. Vance) al quale ha detto che «gli interessi comuni e lo spazio per la cooperazione bilaterale sono enormi». Ha visto il patron di Tesla Elon Musk, figura centrale della nuova amministrazione americana, strappando la promessa di investimenti in Cina.
Xi, invece, ha elencato venerdì a Trump i suoi punti: la necessità di convivenza pacifica, la questione Taiwan (rivendicata da Pechino e linea rossa dei legami con gli Usa), il nodo commerciale con la minaccia dei dazi americani e lo scontro tecnologico, punti caldi tra le gravi difficoltà dell'economia mandarina.
Il caso TikTok «mette alla prova la serietà degli Usa di cooperare», ha scritto in un editoriale il China Daily, quotidiano in lingua inglese pubblicato in Cina. Pechino ha incassato una prima vittoria: la popolare app della cinese ByteDance ha resistito al bando del 19 gennaio, grazie a Trump. E ha citato, attraverso il suo ministero degli esteri, «un processo decisionale aziendale indipendente» dopo che il magnate ha proposto di assicurare il 50% di proprietà statunitense di TikTok. Una possibile apertura in un negoziato non semplice.
18:56
18:56
Il discorso di Donald Trump, in (estrema) sintesi
Più che un discorso, quello pronunciato da Donald Trump è stato un ensemble dei suoi pensieri più arditi a livello politico (e non solo). Ecco, in sintesi, alcuni fra i passaggi più importanti.
«L'età dell'oro comincia ora, il nostro Paese fiorirà e metterò sempre al primo posto l'America».
«Da questo momento in poi, il declino americano è finito. Sono stato salvato da Dio per una ragione, per rendere l'America di nuovo grande». Un riferimento, questo, al fallito attentato.
«Invece di tassare i nostri cittadini, imporremo dazi sui Paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini».
«Voglio essere un pacificatore e un unificatore».
Trump, durante il suo discorso, ha pure attaccato l'élite «estremista e corrotta» di Washington, in riferimento alla precedente amministrazione del presidente democratico Joe Biden. Al riguardo, ha dichiarato: «La strumentalizzazione e politicizzazione del Dipartimento di Giustizia finirà con me».
Trump ha ribadito l'intenzione di riprendere il controllo del canale di Panama: «Ora è gestito dalla Cina, non glielo lasceremo e ce lo riprenderemo».
«Dichiarerò oggi l'emergenza al confine con il Messico e manderò l'esercito» ha anche affermato Trump, annunciando altre politiche contro l'invasione dei migranti illegali, tra cui quella Remain in Mexico («Restate in Messico»). I cartelli della droga saranno designati organizzazioni terroristiche straniere, ha poi spiegato: «Deporterò milioni e milioni di migranti criminali».
Non finisce qui: «Oggi dichiarerò l'emergenza energetica nazionale» ha detto. Trump ha promesso di allentare le normative sulle auto a combustibili fossili e di annullare quello che ha definito «il mandato sui veicoli elettrici del presidente Biden».
Confermando indiscrezioni, Trump ha detto che ordinerà alla sua amministrazione di riconoscere solo due generi, quello maschile e quello femminile. Il neopresidente ha confermato anche che intende cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America.
Infine, lo spazio, per la gioia dell'amico e alleato Elon Musk: «Metteremo la nostra bandiera a stelle e strisce su Marte».
18:55
18:55
Zelensky si congratula con Trump: «Oggi è un giorno di speranza»
«Oggi è un giorno di cambiamento e anche un giorno di speranza per la risoluzione di molti problemi, tra cui le sfide globali». Lo scrive sulla rete sociale X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky congratulandosi con Donald Trump nel giorno del suo insediamento come presidente degli Stati Uniti.
«Il presidente Trump è sempre risoluto e la politica di pace attraverso la forza da lui annunciata offre l'opportunità di rafforzare la leadership americana e raggiungere una pace giusta e duratura, che è la massima priorità», aggiunge.
«Ti auguriamo successo, presidente Trump! Ci aspettiamo una cooperazione attiva e reciprocamente vantaggiosa. Siamo più forti insieme e possiamo fornire maggiore sicurezza, stabilità e crescita economica al mondo e alle nostre due nazioni».
18:53
18:53
In agenda anche il cambio nomi del Denali e del Golfo del Messico
Non solo immigrazione. L'agenda di Trump, per il suo primo giorno (di nuovo) da presidente degli Stati Uniti, è fitta di impegni. E in pentola bolle anche qualche altra proposta destinata a generare discussioni importanti. Il presidente eletto, infatti, da domani, ha intenzione di occuparsi anche di una questione altrettanto spinosa.
Alcuni media statunitensi, tra cui il New York Post, avevano anticipato negli scorsi giorni la decisione, da parte del tycoon, di rinominare il Golfo del Messico e il Monte Denali come parte degli ordini esecutivi del suo primo (secondo) giorno alla Casa Bianca. Nello specifico, l'obiettivo di Trump è quello di ribattezzare il Golfo del Messico «Golfo d'America», mentre alla montagna più alta degli Stati Uniti verrebbe riassegnato il nome «McKinley», utilizzato dal 1917 al 2015.
Nel suo discorso, Trump ha confermato sostanzialmente le indiscrezioni, annunciando che intende cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America.
Quella del cambio nome di due elementi naturali, come si legge su alcuni documenti anticipatori, viene identificata come un tentativo di «onorare la grandezza americana». «Il presidente Trump sta portando il buon senso nel governo, rinnovando i pilastri della civiltà americana», si legge in una nota. Quando le ordinanze inviteranno, a tutti gli effetti, il Segretario degli Interni a cambiare i nomi, le modifiche verranno apportate su tutte le mappe ufficiali e nelle comunicazioni federali. Non è ancora chiaro, invece, se l'ordine imponga l'uso dei nuovi nomi – Golfo d'America e Monte McKinley – anche nelle scuole o in contesti non federali.
Il «ritorno del monte McKinley», in particolare, sembra essere particolarmente caro a Trump. La montagna, in origine denominata Denali dai nativi dell'Alaska, era stata ribattezzata con il nome del presidente repubblica nel 1917, 16 anni dopo il suo assassinio. Nel 2015, Obama le aveva riassegnato il suo nome originale, dopo quasi cent'anni. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Trump, McKinley è stato «un grande presidente» e fonte di ispirazione per il tycoon, sia per quanto riguarda le sue politiche tariffarie che per l'espansione del territorio statunitense dopo la guerra ispano-americana. Ragione per cui, Trump appare più intenzionato che mai nel voler ripristinare il nome assegnato alla vetta nel 1917.
Discorso diverso per quanto riguarda il Golfo del Messico. La proposta di cambiarne il nome era stata avanzata a inizio gennaio, nel corso di una conferenza stampa. «Penso che Golfo d'America sarebbe più appropriato», aveva dichiarato in quell'occasione Trump, riproponendo una vecchia idea espressa da un comico liberale ormai 15 anni fa. «Cambieremo il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America, che ha un suono meraviglioso. Il Golfo d'America, che bel nome».
18:49
18:49
«Ci riprenderemo il canale di Panama»
Donald Trump ribadisce l'intenzione di riprendere il controllo del canale di Panama. «Ora è gestito dalla Cina, non glielo lasceremo e ce lo riprenderemo», ha detto il presidente durante il discorso d'insediamento.
Il canale, ne abbiamo parlato qui, non è affatto gestito dalla Cina, ma dal governo panamense. È vero: l'influenza di Pechino sulla regione è cresciuta grazie anche alla normalizzazione dei rapporti fra la Repubblica Popolare Cinese e Panama, la quale, fino al 2017, aveva mantenuto i rapporti solo con il governo nazionalista cinese rifugiatosi a Taipei. Oggi una società cinese con sede a Hong Kong controlla due dei cinque porti adiacenti al canale di Panama, uno per lato. Un fatto che, hanno sottolineato in questi giorni le autorità locali, non scalfisce il controllo totale di Panama sul Canale.
Dati alla mano, il commercio statunitense non sta risentendo della crescente presenza cinese. Come evidenziato da Trump stesso, i prezzi per il passaggio nel Canale, fissati da una commissione locale indipendente, sono di recente aumentati. Ma ciò, evidenziano i media internazionali, è dovuto a due ragioni che nulla hanno a che fare con un'ipotetica ostilità nei confronti di Washington: da una parte, la siccità ha causato, insieme a una riduzione dei livelli d'acqua, un calo del numero massimo di transiti permessi sull'arco dell'anno. Dall'altra, un nuovo sistema di prenotazione impone multe per le navi che non rispettano la tabella di marcia per il passaggio nel Canale. Le statistiche pubblicate dalle autorità panamensi, poi, mostrano che se nel 2017 il traffico navale attraverso il Canale di Panama diretto o proveniente dagli USA corrispondeva al 68,3%, nel 2024 la percentuale a stelle e strisce è salita al 74,7%. Un aumento che evidenzia la dipendenza di Washington dal passaggio, sì, ma anche come le navi americane continuino a mantenere la precedenza nell'uso del prezioso collegamento.
18:40
18:40
Involuzione green
Fra le misure annunciate da Trump nel suo discorso di inaugurazione, anche l'allentamento alle normative sulle auto a combustibili fossili e l'annullamento della norma emanata dall'amministrazione Biden volta a garantire che la maggior parte delle nuove autovetture e dei camion leggeri venduti negli Stati Uniti siano completamente elettrici o ibridi entro il 2032.
Contemporaneamente, la Casa Bianca ha già comunicato che Donald Trump ritirerà gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima.
18:27
18:27
«Oggi dichiarerò l'emergenza al confine con il Messico»
«Dichiarerò oggi l'emergenza al confine col Messico e manderò l'esercito»: lo ha detto Donald Trump nel suo discorso d'insediamento, annunciando altre politiche contro l'invasione dei migranti illegali, tra cui la già citata (vedi sotto) politica «Remain in Mexico». «Deporterò milioni e milioni di migranti criminali».
Al contempo, ha annunciato Trump, «i cartelli della droga saranno designati organizzazioni terroristiche straniere». Fra le altre azioni che verranno intraprese oggi, «l'emergenza energetica nazionale. Drill, baby, drill», ha affermato il tycoon. «Invece di tassare i nostri cittadini, imporremo dazi sui Paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini», ha continuato Trump.
18:23
18:23
«Sono stato salvato da Dio per una ragione»
«Sono stato salvato da Dio per una ragione, per rendere l'America di nuovo grande», ha detto Donald Trump nel suo discorso, sostenendo di essere stato messo a dura prova da chi ha tentato di privarlo della sua libertà e anche della sua vita, un riferimento al fallito attentato. Un passaggio accolto con un'ovazione.
18:18
18:18
Rutte: «Con Trump metteremo il turbo alle spese nella difesa»
«Con il ritorno del Presidente Trump in carica, metteremo il turbo alla spesa e alla produzione nel settore della difesa. Le mie più vive congratulazioni a lui per il suo insediamento come 47. presidente degli Stati Uniti e a JD Vance come vicepresidente. Insieme possiamo raggiungere la pace attraverso la forza, attraverso la NATO». Lo afferma sui social Mark Rutte, segretario generale dell'Alleanza.
18:15
18:15
Von der Leyen a Trump: «Ansiosa di lavorare insieme»
«Auguri presidente (Donald) Trump per il suo mandato di 47. presidente degli Stati Uniti. L'UE è ansiosa di lavorare a stretto contatto con lei per affrontare le sfide globali. Insieme, le nostre società possono raggiungere una maggiore prosperità e rafforzare la loro sicurezza comune. Questa è la forza duratura del partenariato transatlantico». È quanto scrive sui suoi canali social Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea.
18:13
18:13
«L'età dell'oro comincia adesso per gli Stati Uniti»
«L'età dell'oro comincia adesso per gli Stati Uniti. Metterò sempre al primo posto l'America». Nel suo discorso di insediamento, il tycoon ha dedicato i primi minuti all'attacco degli avversari, accusati di aver aperto i confini all'immigrazione incontrollata e di aver usato i tribunali per fermare il tycoon: «Da questo momento in poi, il declino americano è finito. La strumentalizzazione e politicizzazione del dipartimento di Giustizia finirà con me».
18:03
18:03
Trump ha giurato, è il 47. presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha appena giurato come 47. presidente degli Stati Uniti nelle mani del presidente della Corte Suprema John Roberts. Ora è ufficialmente il Commander in Chief. Con i suoi 78 anni, è il presidente più vecchio ad aver giurato. Trump ha giurato sulla Bibbia usata da Abraham Lincoln nel 1861 e su una che gli è stata regalata dalla madre nel 1955, quando il presidente eletto aveva solo nove anni.
18:02
18:02
JD Vance ha giurato come vicepresidente
JD Vance ha giurato come vicepresidente degli Stati Uniti davanti al giudice della Corte Suprema Brett Michael Kavanaugh. Con i suoi 40 anni, è uno dei più giovani numero due della Casa Bianca.
18:00
18:00
Jean-Patrick Villeneuve: «Dalla seconda presidenza Trump mi aspetto di tutto»
Con il professore dell'Usi Jean-Patrick Villeneuve gettiamo uno sguardo sugli anni che ci aspettano con il tycoon alla guida degli Stati Uniti. «Lui desidera anzitutto cambiare le cose il più velocemente possibile».
17:58
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Biden grazia tutti i suoi familiari
Come ultimo atto della sua presidenza, Joe Biden ha graziato anche il fratello, la sorella e i cognati, sostenendo di averlo fatto per difenderli da «attacchi e minacce incessanti» da parte di Donald Trump e dei suoi alleati.
17:51
17:51
Ovazione a Capitol Hill per l'entrata di Trump
Entrato a sua volta nella rotonda di Capitol Hill, dove fra poco giurerà, Trump è stato accolto dagli applausi dei presenti e da un'ovazione dagli spettatori della Capital One Arena. Nella rotonda sono già presenti il vicepresidente-eletto JD Vance e la moglie Melania.
17:48
17:48
Fischi per gli avversari
Mentre Joe Biden e Kamala Harris sono stati accolti da applausi provenienti da entrambi gli schieramenti politici al momento del loro ingresso nella Capitol Rotunda, alla Capital One Arena di Washington D.C. il pubblico di quasi 20.000 persone che sta assistendo dagli schermi alla cerimonia non è stato altrettanto clemente con gli avversari di Trump. Fischi sono piovuti, in particolare, su Barack Obama, i Clinton e Mike Pence – l'ex braccio destro di Trump che nel 2021 rifiutò di bloccare l'insediamento di Biden. Lo riporta NBC News.
17:37
17:37
«Trump ordinerà di riconoscere solo due sessi»
Tra i primi provvedimenti che Donald Trump dopo l'investitura a presidente degli Stati Uniti firmerà oggi ce ne sarà uno che ordina all'amministrazione federale di riconoscere solo «due sessi»: lo ha anticipato un dirigente dell'amministrazione entrante.
17:27
17:27
Il protocollo della cerimonia
Tradizione, storia, riti ripetuti nei secoli per salutare i nuovi presidenti statunitensi nei loro Inauguration day (giorno dell'investitura) fanno da cornice ad una giornata intensissima, scandita da quasi dodici ore di appuntamenti.
Ecco alcune delle curiosità e dei principali simboli della tradizione che accompagneranno il rientro di Donald Trump nella Stanza ovale della Casa bianca.
Le cinque bandiere
Issate sul colonnato d'ingresso di Capitol Hill sono realizzate a mano da Lucille Rodriguez, a capo di un team di sarte del Dixie Flag and Banner di San Antonio (Texas). Sono grandi 7,5 metri ognuna: due bandiere ai lati sono le Besty Ross, i vessilli a tredici stelle che rappresentano le tredici colonie che si ribellarono alla corona britannica e diedero vita ai primi stati dell'unione nel 1776. A fianco altre due bandiere, questa volta a 27 stelle, a ricordare quando nel 1845 fu aggiunto il 27esimo stato, la Florida, che è anche quello dove risiede il presidente entrante. Al centro, infine, la bandiera a 50 stelle, quella attuale a rappresentare dal 1959, con l'entrata delle Hawaii, gli attuali 50 Stati.
Il menù a tavola
Il menù del pranzo ufficiale che segue il giuramento, alla Statuary Hall del Campidoglio, è rimasto "top secret" fino all'ultimo momento. Ma è scontato che rappresenti le tradizioni della tavola americana, forse con un accenno ai piatti tipici della Florida e dell'Ohio, gli Stati di Trump. Nel 2017, per il suo primo insediamento, furono scelti piatti a base di aragosta del Maine e gamberi del Golfo con crumble di arachidi e salsa allo zafferano oltre a un piatto di manzo Seven Hills Angus alla griglia con cioccolato fondente, gratin di patate e sugo di ginepro. Dall'insalata di Ronald Reagan ispirata alla California all'aragosta del New England di John F. Kennedy, il background dei presidenti si è sempre riflesso sui pranzi inaugurali anche se alcuni furono di bassissimo profilo, come il menù per Franklin D. Roosevelt che nel 1945, con il paese ancora in guerra, prevedeva una normalissima e semplice insalata di pollo.
Le bibbie
Trump giurerà su due volumi. Quello usato da Abraham Lincoln nel 1861 e uno che gli è stato regalato dalla madre nel 1955, subito dopo la fine delle scuole elementari in occasione del giorno dei bambini. Sono le stesse bibbie su cui giurò nel 2017. La bibbia di Lincoln è stata usata anche da Barack Obama per l'insediamento nei suoi due mandati. Storicamente ogni presidente ha la bibbia di famiglia: due sono rimaste famose, quella con cui Lincoln giurò il 4 marzo 1861 (gli era stata regalata poco prima perché la sua non arrivò in tempo) e quella di George Washington, utilizzata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti d'America il 30 aprile 1789. Quest'ultima è stata successivamente utilizzata da diversi presidenti fra i quali Dwight D. Eisenhower (20 gennaio 1953), Jimmy Carter (20 gennaio 1977) e George H. W. Bush (20 gennaio 1989). Anche George W. Bush avrebbe dovuto giurare sulla bibbia di Washington, ma il mal tempo non lo consentì. Il vicepresidente James David Vance (conosciuto come J.D. Vance), il cui giuramento avviene storicamente poco prima delle 12.00 (l'ora in cui scocca quello del presidente eletto) userà invece una bibbia regalatagli dalla madre nel 2003 quando lasciò casa per unirsi ai Marine Corp.
L'usanza del tè
Nella tradizionale accoglienza alla Casa Bianca da parte della coppia presidenziale uscente a quella entrante, è stato consumato il tè a quattro, dopo la messa nella cosiddetta chiesa dei presidenti - la St John's Church di Washington - che ha aperto la giornata dell'Inauguration day. Nella teiera l'American Classic Tea, il tè ufficiale della Casa Bianca dal 1987 ufficialmente designato come bevanda alberghiera della Carolina del Sud, in riconoscimento dell'impegno unico e storico dei suoi proprietari. La tradizione del tè ebbe inizio nel 1837 con i presidenti Martin Van Buren e Andrew Jackson. Nel 2021, tuttavia, Trump non ha invitato Biden per il tè, rompendo la tradizione sulla scia delle roventi polemiche sul risultato elettorale del 2020.
Il trasloco
Mentre nella capitale si susseguivano gli appuntamenti e le cerimonie, alla Casa Bianca iniziava il lavoro di una vera e propria task force che ha avuto poco più di cinque ore per traslocare le valigie e le cose della coppia presidenziale uscente e sistemare i bagagli di quella entrante in quello che gli addetti ai lavori definiscono tradizionalmente "il caos organizzato".
17:24
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2017-2025: le differenze fra primo e secondo insediamento
Tante, tantissime le differenze fra il primo e il secondo insediamento di Trump. Neofita della politica, nel 2017 Trump arrivò alla Casa Bianca del tutto impreparato. Un'inesperienza che, per sua stessa ammissione, lo portò a circondarsi di personale inadeguato alla sua visione politica. «Non conoscevo le persone. Dovevo affidarmi alla gente per avere i nomi», disse due anni fa durante un evento organizzato dalla nonprofit conservatrice Turning Point. Ora, invece «conosco i grandi. Conosco gli intelligenti. Conosco gli stupidi e conosco i deboli». Riflettendo su come le cose siano cambiate, in una recente conferenza stampa il tycoon ha spiegato ai giornalisti: «Faremo un lavoro ancora migliore perché ora abbiamo una quantità enorme di esperienza».
La promessa, chiara, è costruire un'amministrazione a sua immagine e somiglianza. A cominciare dal vicepresidente. L'ultima volta – complice la necessità di costruirsi un sostegno fra i repubblicani, per i quali era un outsider – aveva optato per Mike Pence, personaggio ben conosciuto a Capitol Hill e promotore di una visione conservatrice "ortodossa", quella di Reagan, per intenderci, e dei suoi eredi politici.
Tutto il contrario, ora: Trump ha optato per un convinto MAGA, J.D. Vance, dalla breve carriera come funzionario eletto a Washington: un segnale, hanno fatto notare molti analisti, che Trump è pronto a guidare la Casa Bianca da solo, senza stampelle. E, soprattutto, con un fedelissimo che non gli metta i bastoni fra le ruote, come aveva invece fatto Mike Pence rifiutando di bloccare la certificazione del voto del 2020.
Ma in questi otto anni, dal primo al secondo insediamento, non è cambiata solo l'esperienza del tycoon. Anche le basi politiche sulle quali poggia la nuova presidenza Trump sono senz'altro più solide. A subire una vera e propria rivoluzione è stato proprio il partito repubblicano, nel quale le voci critiche nei confronti del leader di Mar-a-Lago sono state via via purgate. E chi si trovava, prima, a criticare Trump, ora ne è acceso (e onesto?) sostenitore. Calzante l'esempio dello stesso J.D. Vance, che nel 2016 comparò Trump a Hitler. Oggi ne è il braccio destro.
Ma a spianare, davvero, la strada delle mire trumpiane è il fatto che entrambe le camere del Congresso – Senato e Camera dei Rappresentanti – siano attualmente in mano ai repubblicani. Dominio al quale si aggiunge la preponderanza – alla Corte Suprema – dei giudici conservatori fedeli al 78.enne.
L'élite della tecnologia, intanto, si è allineata al presidente entrante. E se negli ultimi anni Trump ha faticato a tenere aperti i propri canali social, ora pare proprio che la presenza web del presidente sia destinata a divenire dominante. Mark Zuckerberg, Jeff Bezos ed Elon Musk, tutti aperti critici di Trump durante il primo mandato, hanno trovato un'intesa con il nuovo leader e parteciperanno all'inaugurazione.
Le foto
Fra gli analisti, qualcuno ha provato a comparare la foto-ritratto inaugurale del 2017 a quella del 2025. Un Trump accigliato ha sostituito quello sorridente. Un segnale? La volontà di mostrare un lato più duro? Secondo il New York Times, persone che hanno studiato le espressioni di Trump nel corso degli anni «affermano che ha assunto una versione di questa posa (il ritratto 2025, ndr) per molto tempo e che lo sguardo intenso si è evoluto dai giorni di "The Apprentice" alla foto segnaletica e poi al pugno alzato dopo l'attentato a Butler».
Certo è che non pochi, appunto, hanno notato la somiglianza fra la foto presidenziale e quella segnaletica.
17:13
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Un tragitto breve, ma lungo
Il tragitto dalla Casa Bianca al Campidoglio non è lungo, ma la limousine presidenziale – che Donald Trump e Joe Biden hanno condiviso – lo ha percorso lentamente. In genere, il percorso di Pennsylvania Avenue è pieno di curiosi che si riuniscono per la parata inaugurale nel tardo pomeriggio. Oggi, con tutte le cerimonie spostate al chiuso e la principale area di osservazione pubblica – e la parata – in un palazzetto dello sport a pochi isolati a nord, la folla era relativamente scarsa. Le persone che hanno sfidato il freddo, tuttavia, hanno accolto il passaggio del corteo con applausi.
16:55
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Trump e Biden arrivati a Capitol Hill
Donald Trump e Joe Biden sono arrivati a Capitol Hill per il giuramento del tycoon. Il patron di Tesla e X Elon Musk, fanno sapere i media americani, sta già attendendo il nuovo presidente nella Capitol Rotunda.
16:49
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Il nodo dell'immigrazione
Prima ancora del giuramento, l'agenda di Trump è già fitta di impegni. Cavallo di battaglia della sua campagna presidenziale, il tema dell'immigrazione sarà fra quelli affrontati nelle ore immediatamente seguenti l'insediamento. Nel corso del suo ultimo comizio da presidente eletto, Trump ha rinnovato la promessa: firmerà «rapidamente gli ordini esecutivi», lanciando «il più aggressivo e ampio sforzo per ripristinare i confini degli Stati Uniti che il mondo abbia mai visto». «Molto preso inizieremo la più grande operazione di deportazione della storia americana», ha aggiunto.
Fra le misure anticipate, Trump prevede di dichiarare un'emergenza nazionale, che sbloccherebbe i finanziamenti federali e corpi militari per aiutarlo a realizzare «piani di messa in sicurezza nel confine». A seguire, il tycoon ha intenzione di riavviare la costruzione di muro lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. Una delle misure più discusse durante la sua prima presidenza.
Ma non è tutto. Trump ha anche intenzione di iniziare a lavorare per limitare la «cittadinanza per diritto di nascita», lo ius soli. Secondo un dirigente in entrata alla Casa Bianca, Donald Trump emetterà un ordine per mettere fine alla cittadinanza per diritto di nascita per i bambini nati negli Stati Uniti i cui genitori non hanno uno status di immigrazione legale. La legittimità legale di tale mossa, tuttavia, verrà quasi certamente portata davanti alla Corte Suprema e necessiterà di un emendamento costituzionale.
Tra le altre misure, spicca anche la reintroduzione della politica «Remain in Mexico» (rimanere in Messico, ndr), nota anche come «Protocollo di protezione dei migranti», la quale prevede che alcuni richiedenti asilo aspettino in Messico fino alle date di udienza negli Stati Uniti, prima di entrare nel Paese.
E non finisce qui. In merito alla questione dell'immigrazione, Trump intende anche ripristinare i divieti di viaggio (per lo più per quelli a maggioranza musulmana) e limitare le ammissioni e reinsediamenti di rifugiati.
Al tempo stesso, un altro dei suoi obiettivi è quello di riportare in vigore il «Title 42» (Titolo 42), un ordine di sanità pubblica risalente al suo primo mandato, che consente alle autorità di immigrazione di espellere e impedire ai richiedenti l'asilo di entrare negli Stati Uniti. Una misura che l'amministrazione Trump aveva discusso internamente durante il suo primo mandato e a cui alcuni segretari di gabinetto si erano opposti, sostenendo che non ci fosse alcuna emergenza sanitaria pubblica che la giustificasse legalmente. Salvo, poi, ritrovarsi a cambiare idea e ad attuare l'ordine, con l'arrivo della pandemia di coronavirus nel 2020.
Il nuovo «zar di Trump per le frontiere», Tom Homan, ha dichiarato che i raid su larga scala, verosimilmente, inizieranno già domani, martedì, e si concentreranno sulle persone considerate «una minaccia per la sicurezza o l'incolumità». Il piano di Trump sull'immigrazione, detto in altre parole, è quello di «riprendere da dove si era interrotto» al termine del suo primo mandato, cercando di «andare oltre». Non solo, dunque, rilancerebbe alcune delle politiche più criticate durante la sua presidenza – molte delle quali sono state eliminate, nel corso degli ultimi quattro anni, da Biden – ma addirittura è pronto a inasprirle.
16:44
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Niente dazi immediati? E il dollaro scivola
Il dollaro scivola contro tutte le principali valute dopo le indiscrezioni sul fatto che il neo-presidente statunitense Donald Trump non imporrà dazi immediati. La moneta statunitense cede infatti l'1,3% contro l'euro che ha recuperato quota 1,04, il rialzo maggiore per la divisa unica europea dal novembre del 2023.
Il biglietto verde registra perdite simili contro il dollaro canadese e australiano, mentre è in calo di oltre un punto percentuale rispetto alla sterlina britannica che sale a un rapporto di 1,13. Più contenuto il calo del dollaro nei confronti dello yen giapponese, con una perdita dello 0,4%.
16:25
16:25
L'addio social di Biden
Il presidente uscente Joe Biden si sta preparando a lasciare non solo la Casa Bianca, ma anche l'account social della presidenza. Pochi minuti fa, l'81.enne ha pubblicato sul suo profilo X, @Potus, l'ultima foto da presidente. «Un ultimo selfie per il viaggio. Ti amiamo, America».
Prima che l'account presidenziale passi nelle mani di Trump, Joe Biden ha anche pubblicato una foto che lo ritrae in compagnia della moglie Jill e di Kamala Harris con il marito Douglas Emhoff.
16:17
16:17
Ma che ora è a Washington?
Molte persone, in questo momento, stanno chiedendo a Google che ora sia nella capitale degli Stati Uniti. Il fuso orario è di 6 ore indietro rispetto alla Svizzera. Dunque in questo momento sono le 10.17 (in Svizzera le 16.17).
16:06
16:06
Protezione contro l'ira di Trump
Mentre si avvicina l'insediamento del suo avversario, Joe Biden si sta dando da fare per proteggere funzionari ed ex funzionari dall'ira del nuovo presidente. Poche ore prima di cedere il potere a Trump, l'82.enne ha infatti concesso la grazia a rappresentanti eletti e funzionari pubblici, scudandoli da «procedimenti giudiziari ingiustificati e politicamente motivati».
Stando a quanto riferito dai media americani, fra questi ci sono Anthony Fauci – l'ex responsabile del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, diventato un parafulmine per le critiche della destra durante la pandemia di Covid-19 – e l'ex generale Mark Milley, il quale aveva avuto una relazione conflittuale con Trump (il tycoon era arrivato a invocare la pena di morte nei suoi confronti su Truth).
Le grazie preventive del presidente uscente comprendono anche tutti i membri e lo staff del Congresso che hanno servito nella commissione parlamentare d'inchiesta sull'assalto del Capitol del 6 gennaio di quattro anni fa. E quindi anche l'ex deputata repubblicana Liz Cheney, che negli ultimi mesi di campagna elettorale si era data da fare, insieme al padre Dick Cheney, per sostenere la causa di Kamala Harris. Fra i graziati anche gli agenti della polizia del Campidoglio e della capitale che hanno testimoniato nell'inchiesta.
15:27
15:27
Congratulazioni dalla Russia
Dalla Russia, intanto, arriva già il primo messaggio di felicitazioni. La Russia «si congratula» con Donald Trump nel giorno del suo insediamento quale presidente statunitense, ha detto l'omologo Vladimir Putin durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale dedicata ai rapporti con Washington, riferisce l'agenzia di stampa ufficiale russa Ria Novosti.
La Russia è aperta a comunicazioni con gli Stati Uniti sul conflitto in Ucraina, ha anche affermato Putin, citato da TASS, pure agenzia di stampa ufficiale.
«Siamo aperti al dialogo con la nuova amministrazione americana sul conflitto ucraino, la cosa più importante qui è eliminare le cause profonde della crisi», ha detto Putin, secondo quanto indica il servizio stampa del Cremlino.
«Per quanto riguarda la soluzione della situazione stessa voglio sottolinearlo ancora una volta: l'obiettivo non dovrebbe essere una breve tregua, per il raggruppamento delle forze e il riarmo in vista della continuazione del conflitto, ma una pace a lungo termine basata sulla rispetto per gli interessi legittimi di tutte le persone, di tutte le nazioni, che vivono in questa regione».
15:24
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L'ultimo comizio
Sabato sera Donald Trump ha lasciato Mar-a-Lago, dove aveva risieduto negli ultimi quattro anni, insieme a Melania e al figlio Barron. Meta: Washington. L'arrivo anticipato nella capitale non è casuale: ieri sera, il 78.enne è presentato alla Capital One Arena di Washington per l'ultimo comizio prima del suo insediamento. Di fronte a 20 mila sostenitori in estasi, il tycoon ha alternato ringraziamenti («Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza di voi») a promesse. Dall'immigrazione all'economia, passando per TikTok e Israele. Il presidente eletto ha ribadito il suo impegno nel portare avanti le misure promesse in campagna elettorale, in particolare riguardo «l'invasione» in corso al confine, per la quale Trump ha garantito di voler mettere in atto «la maggiore deportazione di massa della storia americana».
15:04
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È l'Inauguration Day
Il gran giorno di Donald Trump è arrivato: la data odierna, lunedì 20 gennaio 2025, segna il ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Protagonista di una campagna presidenziale dai mille colpi di scena – dall'attentato alla sua vita al forfait della nemesi Joe Biden –, Trump torna a Washington più forte che mai, sulle ali di una vittoria elettorale tanto netta da lasciare increduli analisti e detrattori.
Nel corso della cerimonia di insediamento che andrà in scena fra una manciata di ore (le 18 svizzere), Trump inizierà formalmente il suo secondo mandato quadriennale giurando, come da tradizione, sulla Bibbia. Il 45. e (presto) 47. presidente ha già anticipato che il libro sacro utilizzato sarà quello appartenuto ad Abraham Lincoln, al quale sarà affiancata una copia regalatagli dalla madre nel 1955, quando il presidente eletto aveva solo nove anni.
La cerimonia avverrà nella Capitol Rotunda, la sala che si trova al di sotto della celebre cupola del Palazzo del Congresso. Lo stesso che il 6 gennaio 2021, dopo la vittoria di Biden, venne preso d’assalto dai suoi sostenitori. Spostato all'interno per le temperature glaciali (attesi fra i -14 °C a -18 °C), l'evento vedrà la partecipazione del predecessore Joe Biden, di tre ex presidenti (Bill Clinton, George Bush figlio e Barack Obama), con ogni probabilità di Elon Musk e di una manciata di capi di Stato stranieri ed esponenti della destra mondiale, tra cui la presidente del consiglio italiano Georgia Meloni.
Intanto, i media americani hanno già cominciato a diffondere alcuni estratti del discorso che il tycoon pronuncerà dopo il giuramento: «Torno alla presidenza fiducioso e ottimista che stiamo iniziando una nuova emozionante era di successo nazionale. Un'ondata di cambiamento sta investendo il Paese. Oggi firmerò una serie di storici decreti esecutivi. Con queste azioni daremo inizio al completo ritorno dell'America e alla rivoluzione del buon senso», dirà Trump sempre secondo gli estratti. «Il mio messaggio oggi agli americani è che è tempo per noi di agire ancora una volta con coraggio, vigore e vitalità».