Donne, migranti e democrazia: i temi del pontificato di Bergoglio

Le argomentazioni, le meditazioni, i ragionamenti di Bergoglio, riversati negli anni in decine di volumi, tracciano il profilo di un uomo di grande profondità, non soltanto spirituale, la cui dote di narratore si fonde in maniera talvolta mirabile con quella di intellettuale capace di stare dentro la storia e dentro il proprio tempo, cogliendone i significati più autentici. Prendiamo, ad esempio, la questione del rapporto tra cittadini e potere.
Ha scritto Francesco: «La democrazia non è un televoto, e non è neppure un supermercato. Dobbiamo tornare a pensare con creatività a forme di partecipazione reale, che non siano adesione a personalizzazioni populistiche o idolatria del candidato di turno […] ma piuttosto coinvolgimento ideale e concreto in un progetto di comunità, in un sogno collettivo. Dobbiamo tornare a sporcarci le mani e riappropriarci della nostra centralità, riportare al centro l’uomo e non le merci dell’uomo».
«Per l’altro, l’altro sei tu»
Tra i molti, fulminanti, pensieri di Francesco, quelli sull’immigrazione e sullo sfruttamento in senso ideologico che, del tema, fanno spesso i potenti sono ricorsi con molta frequenza durante tutto il pontificato. «Anch’io ero nato in una famiglia di migranti, mio padre, mio nonno, mia nonna, come tanti altri italiani, erano partiti per l’Argentina e avevano conosciuto la sorte di chi resta senza nulla. Anch’io avrei potuto essere tra gli scartati di oggi - ha scritto Bergoglio - Si possono costruire muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri a danno di quanti si lasciano fuori. Ma non sarà così per sempre. […] Le promesse che si fondano sulla paura, la paura dell’altro innanzitutto, sono la predica usuale dei populismi, e l’inizio delle dittature e delle guerre. Perché per l’altro, l’altro sei tu».
Il miraggio antistorico del «passatismo»
Gli uomini, ha scritto Francesco, sono chiamati di continuo a fare domande, perché «Fare domande significa cercare il futuro senza avere paura del passato. È sociologicamente interessante il fenomeno del tradizionalismo, questo “indietrismo” che in ogni secolo regolarmente ritorna, questo riferimento a una presunta età perfetta che è però ogni volta un’altra. […] Nel domani non si inciampa, lo si costruisce». Senza cadere nella trappola del passatismo. «La seduzione che dipinge uniformemente di rosa le complessità del passato in opposizione al presente [è] un miraggio antistorico».
«Smaschilizzare la Chiesa»
Mai nessun Papa si è spinto, come Bergoglio, a riflettere sul ruolo della donna nella Chiesa. «Se noi chierici non sappiamo capire cos’è una donna, cos’è la teologia di una donna, non capiremo mai cos’è la Chiesa. Uno dei grandi peccati che abbiamo commesso è stato “maschilizzarla”. Bisogna “smaschilizzare” la Chiesa. Sapendo tuttavia che pure “maschilizzare” la donna non sarebbe né umano né cristiano, dal momento che l’altro grande peccato è certamente il clericalismo. Per cui non si tratta di cooptare tutte nel clero, di far diventare tutti e tutte diaconi con ordine sacro, ma di valorizzare a pieno il principio mariano, che nella Chiesa è ancora più importante di quello petrino: è più importante Maria che Pietro, ed è più grande la misticità della donna che il ministero. […] Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo. Anche la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale, a riguardo del quale occorre proseguire il discernimento, resta aperta allo studio. Mentre subito bisognerà favorire in ogni modo la presenza di laiche e religiose nel processo di formazione dei nuovi sacerdoti».