Dopo l'attacco di Magdeburgo lo scontro politico si accende
Con l’ascia o con il tir, con il furgoncino, il pugnale o l’automobile, gli attentati terroristici di matrice islamica che in anni recenti hanno scosso la Germania oramai non si contano più. Quello di Magdeburgo, nell’orientale Sassonia-Anhalt, di venerdì scorso ha riportato alla mente l’attentato al mercato di Natale del 19 dicembre del 2016 a Berlino con il suo pesante carico di vittime (13 morti e 56 feriti). Le misure di sicurezza allestite da allora a protezione dei mercati natalizi - e rese più stringenti dopo l’attentato islamico lo scorso agosto a Solingen (3 morti e otto feriti) - non sono bastate a fermare la furia omicida del medico saudita Taleb Al Abdulmohsen la cui corsa assassina fra i banchetti di dolciumi è costata la vita a cinque persone, fra le quali un bambino di nove anni, mentre altri 200 visitatori del mercato sono rimasti feriti. Se la matrice dei due attentati è simile, la principale differenza tra i due fatti di sangue è che quello di Magdeburgo è arrivato a inizio della campagna elettorale in Germania.
L’empatia non basta
Lunedì scorso il Bundestag ha negato la fiducia al Governo di Olaf Scholz e i tedeschi torneranno alle urne il prossimo 23 febbraio. Il giorno dopo l’attentato, sia il cancelliere uscente Scholz sia il capo dell’opposizione Friedrich Merz (che guida l’Unione Cdu-Csu) si sono recati a Magdeburgo per esprimere solidarietà alle famiglie delle vittime. Vestito di nero e accompagnato dalla ministra federale degli Interni, Nancy Faeser, Scholz ha camminato lungo la strada del mercato trasformatasi in un teatro di morte. Visibilmente scioccato, il capo del Governo si è chiesto come sia possibile compiere un atto tanto crudele. Parole sentite, espresse da un leader a lungo accusato di freddezza, finalmente empatico. Il problema del cancelliere è che il suo non è un ruolo cerimoniale da lacrime e abbracci: per quello c’è il presidente federale; quale capo del Governo, Scholz deve garantire la sicurezza dei tedeschi e la circostanza che i servizi sauditi avessero anche allertato quelli tedeschi circa la pericolosità di Al Abdulmohsen non fa che aggravare la responsabilità del sistema per la protezione dei cittadini, guidato, in ultima analisi proprio da Faeser e Scholz.
La polizia ha poche risorse
AfD, il partito della destra sovranista che secondo i sondaggi dovrebbe essere la seconda formazione più votata a livello nazionale con il 18% dopo l’Unione Cdu-Csu con il 31%, ne ha approfittato per darsi ancora più slancio. Così, il suo co-leader Tino Chrupalla ha convocato sabato una manifestazione a Magdeburgo, ha chiesto la convocazione di una sessione straordinaria del Bundestag appena sciolto proprio per discutere il recente fatto di sangue e sollecitato la stessa Faeser a proteggere meglio i tedeschi. Rivolto alla Welt, il vicecapogruppo di AfD al Bundestag, Bernd Baumann, ha osservato che «cose di questo genere succedono dai tempi della cancelliera Angela Merkel: abbiamo un sistema di sicurezza desolante, il terrorismo cresce e la polizia non ha abbastanza risorse».
Nelle ore successive all’attentato di Magdeburgo, Merz non ha parlato di politica. Anche il candidato cancelliere del fronte moderato ha preferito giocare la carta dell’empatia. «Ancora una volta persone innocenti sono vittime degli scontri che avvengono in Germania», ha scritto su X senza usare la parola terrorismo, «questo obbliga noi politici a fermarci un attimo e a giudicare quanto accaduto solo sulla base di prove attendibili. Resta intollerabile che ci si possa riunire solo con paura e preoccupazione e che non si possa più festeggiare spensieratamente. Tutto questo deve finire. Ma in questo giorno la compassione, il dolore e l'aiuto sono più importanti», ha proseguito sintonizzato sulla leva dei sentimenti. «I servizi di emergenza hanno avuto una notte difficile e traumatizzante. Ora hanno bisogno anche del nostro aiuto. Il nostro Paese è unito», ha concluso Merz. Anche il 69.enne avvocato renano diventato due anni fa leader della Cdu ha un problema di popolarità: se Scholz non piace granché in maniera trasversale, sono le elettrici tedesche ad avere poca fiducia in Merz al quale non perdonano né di aver votato nel 1997 contro la criminalizzazione dello stupro dentro al matrimonio né di essere lo storico avversario di Angela Merkel interno del partito.
Ma sia Merz sia Scholz si illudono di poter vincere le elezioni usando solo la chiave dell’empatia. La Germania va al voto preoccupata per un’economia in recessione, un sistema previdenziale non sostenibile, e una transizione energetica che si rivela molto più costosa del previsto. La questione migratoria e ora la sicurezza tornano adesso alla ribalta. Né l’Unione di Merz né tantomeno la Spd di Scholz in crisi storica di consensi (i socialdemocratici sono al 14% nei consensi) possono permettersi di lasciare i due temi nelle mani di AfD.