Dopo le critiche alle criptovalute, Trump cambia idea: «Gli USA saranno la capitale mondiale dei Bitcoin»
Donald Trump sembra aver cambiato totalmente idea sulle criptovalute, per anni criticate e definite «not money (non è denaro)» e «altamente volatili, basate sull'aria rarefatta». «Abbiamo solo una vera valuta negli USA ed è più forte che mai: si chiama dollaro americano», scrisse il tycoon su X (allora Twitter) nel 2019, parlando del Bitcoin come di una «catastrofe imminente».
Trump, alla Bitcoin Conference di Nashville, il più grande raduno annuale delle criptovalute, ha sorpreso tutti presentandosi come uno dei più grandi sostenitori del settore. Ora, scrive la CNN, la campagna elettorale dell’ex presidente USA accetta pure donazioni in Bitcoin e ha già raccolto circa 4 milioni di dollari da operatori e investitori del mondo cripto. Oltre all’inversione a U sul tema, Trump non ha perso l’occasione per attaccare l'amministrazione Biden, incapace, secondo lui, di regolamentare un settore soggetto a «massicci schemi di frode» che «hanno distrutto la fiducia» delle persone verso le monete virtuali. Il candidato alla Casa Bianca ha promesso che, se eletto a novembre, renderà più facile per le società di mining operare negli Stati Uniti: «Se le criptovalute definiranno il futuro, voglio che vengano estratte, coniate e prodotte negli Stati Uniti», ha commentato Trump. E ancora, «The Donald» si è spinto oltre dichiarando che farà degli USA «la cripto-capitale del pianeta e la superpotenza Bitcoin del mondo», assicurando ai presenti che creerà un consiglio presidenziale sulle criptovalute «con regole scritte da persone che amano la vostra industria, non che la odiano come Joe Biden e Kamala Harris». Poi ha promesso: «Il primo giorno del mio insediamento licenzierò Gary Genser», il presidente della Securities and Exchange Commission (la SEC, l'ente federale americano preposto alla vigilanza delle borse) nominato da Biden, accusato di aver regolamentato in modo troppo aggressivo il mondo delle criptovalute.
Nelle 24 ore prima del suo intervento, il prezzo del Bitcoin era salito di oltre il 4% toccando quota 67.800 dollari. Già dopo l'attentato di Butler, il valore della moneta virtuale era cresciuto toccando quota 62 mila dollari. Nonostante le riserve passate dell'ex presidente e la recente storia allarmante delle criptovalute - di cui diffida il 75% degli americani - Trump ha pienamente abbracciato la causa e le speranze del settore, cercando di capitalizzare finanziariamente ed elettoralmente: molti operatori di criptovalute, come detto, hanno dato il loro contributo alla sua campagna elettorale per milioni di dollari.
Se il presidente Joe Biden non sembra essere un sostenitore delle criptovalute, Kama Harris sta cercando di correggere il tiro, dopo aver preso la guida del ticket dem per la Casa Bianca. I suoi consiglieri, rivela il Financial Times, hanno già avvicinato le società più importanti per un «reset» delle relazioni con il settore, così da lanciare il messaggio che il partito democratico non è «anti-business» ma sostenitore di un «business responsabile». Una apertura che consentirebbe di creare una breccia tra i nuovi proseliti di Trump. Harris sta recuperando terreno più in generale anche nella Silicon Valley, dove molti imprenditori si sono già allineati con il tycoon. Sia lei che il marito, l'avvocato Doug Emhoff, hanno infatti sempre mantenuto forti contatti con i Big-Tech della California.
Da quando Trump ha espresso per la prima volta la sua opposizione al Bitcoin, nel 2019, il settore ha dovuto affrontare numerose turbolenze, in particolare, l'arresto, il processo e l'incarcerazione di Sam Bankman-Fried, il fondatore della società di scambio di criptovalute FTX. Bankman-Fried è stato condannato a 25 anni di carcere per frode, associazione a delinquere per commettere frode e associazione a delinquere per riciclaggio.