«Drill baby drill»: Donald Trump e l'annientamento della politica climatica

Mercoledì, l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (EPA) ha annunciato di aver avviato il processo per smantellare 31 normative volte a proteggere la qualità dell'aria, dell'acqua e, in ultima istanza, del clima. La misura, massiccia, include norme sull'inquinamento da mercurio, fuliggine, CO2 e altri gas serra e riguarda numerose fonti, fra cui centrali elettriche, automobili, raffinerie di petrolio e gas. Un grande, se non gigantesco passo indietro, hanno tuonato gli ambientalisti, spaventati all'idea di un Paese, gli Stati Uniti, che sembra sacrificare la lotta al cambiamento climatico sull'altare del (basso) costo della vita per i cittadini.
In particolare, la norma significativa che l'EPA, ora, intende abolire riguarda una conclusione del 2009. Finanche lapalissiana, fra l'altro. Ovvero, che i gas serra minacciano la salute pubblica e, di riflesso, devono essere regolamentati. È il fondamento di (quasi) tutte le norme sul clima, comprese quelle che puntano a ridurre drasticamente le emissioni di questi gas in settori come l'energia e i trasporti. La domanda, arrivati sin qui, sorge spontanea: detto che l'amministrazione Trump, non appena il presidente si è insediato, ha annunciato l'uscita dall'Accordo di Parigi, a conferma di un certo fastidio rispetto agli sforzi per contrastare il citato cambiamento climatico, è legale tutto ciò? Vox, al riguardo, spiega che siamo (solo) all'inizio di un lungo processo di riscrittura delle leggi federali e, parallelamente, che alcuni gruppi ambientalisti hanno la ferma intenzione di trascinare la questione in tribunale. Tradotto: queste modifiche rimarranno congelate per mesi, forse per anni.
Altra domanda: perché l'amministrazione Trump sta agendo in aperto contrasto con le politiche climatiche sin qui adottate? Lee Zeldin, amministratore dell'EPA, ha ricondotto il tutto all'idea del tycoon di sconfiggere inflazione e alto costo della vita «liberando» l'energia che giace nel sottosuolo americano, al grido drill baby drill. Così lo stesso Trump: «Abbiamo più oro liquido sotto i nostri piedi di qualsiasi nazione sulla terra. Autorizzo il team più talentuoso mai riunito ad andare a prenderlo. Scatenando l'energia americana, sconfiggeremo l'inflazione e abbasseremo drasticamente i costi». Fra gli obiettivi annunciati dall'attuale presidente, ad esempio, c'è quello di costruire «un gigantesco gasdotto in Alaska». Parentesi: il mandato dell'EPA è (ma forse a questo punto sarebbe più corretto dire sarebbe) quello di proteggere tanto l'ambiente quanto la salute pubblica.
Le normative che l'EPA intende abbattere – su pressione evidentemente dell'attuale congiuntura politica – sono la spina dorsale dello sforzo, federale, che cerca come detto di affrontare e limitare il cambiamento climatico. La precedente amministrazione, in questo senso, ha spinto parecchio altresì sul supporto finanziario allo sviluppo di energia pulita. Se è vero, concludendo, che la politica federale non è l'unica leva, negli Stati Uniti, per affrontare l'emergenza climatica – Vox a tal proposito cita le innovazioni tecnologiche, le spinte del mercato e, di nuovo, le norme statali – è altrettanto vero che l'amministrazione Trump, attraverso l'EPA e lo smantellamento delle 31 normative volte a proteggere la qualità dell'aria, dell'acqua e, in ultima istanza, del clima, ha imboccato una strada piuttosto chiara: indebolire, fortemente, le capacità del Paese di raggiungere i propri obiettivi climatici per concentrarsi su inflazione e costo della vita.