Tecnologia e warfare

Droni «cablati»: così russi e ucraini superano i rispettivi sistemi d'interferenza

Entrambi gli schieramenti hanno sviluppato droni kamikaze guidati con cavi in fibra ottica lunghi fino a 20 chilometri – La Russia avrebbe largamente utilizzato questa tecnologia nella ripresa del Kursk – Ora Kiev pensa a una produzione su larga scala
©SERGEY DOLZHENKO
Giacomo Butti
24.04.2025 13:30

Azione. Reazione. In guerra bisogna sapersi adattare – e rapidamente, se si vuole sopravvivere – alle nuove idee portate in campo dall'avversario. Nel corso dell'invasione russa dell'Ucraina, entrambi gli schieramenti hanno dato prova di inventiva nel rispondere a minacce e necessità immediate. A volte con mezzi di fortuna – l'arte di arrangiarsi – come nel caso dei "poncho" antitermici russi o delle bombe ucraine create con le stampanti 3D. A volte con vere e proprie rivoluzioni tecnologiche destinate, probabilmente, a fare scuola.

È il caso, quest'ultimo, dei droni kamikaze «cablati» utilizzati sia dai russi sia dagli ucraini.

Inversione

L'idea è, per certi versi, semplice. E rappresenta un'inversione di marcia rispetto alla direzione intrapresa dalla tecnologia civile. Mentre il mondo ricerca, sempre più spesso, il wireless, i droni kamikaze cablati rinunciano completamente alla connessione radio a favore di un collegamento wired. Venti chilometri di cavo in fibra ottica, contenuti in un cilindro poco più grande di un avambraccio, collegano direttamente i droni FPV (first person view) a chi li guida. Una risposta diretta alle crescenti capacità di disturbo elettronico messe in campo dagli schieramenti in guerra. Come spiegato al Guardian dal capitano Yuriy Fedorenko, comandante del reggimento Achilles specializzato in droni, il concetto è nato come esperimento, ma ha preso rapidamente piede a partire dalla fine del 2023.

Senza onde radio da intercettare, questi droni sono immuni al cosiddetto jamming, il disturbo ai segnali radio causato da interferenze e rumori, e sono molto più difficili da individuare. Di più: dove un drone tradizionale perderebbe il segnale a causa dell’ambiente, il cavo garantisce controllo costante fino all’impatto. «Se i piloti sono esperti, possono volare molto bassi, anche tra gli alberi di una foresta», ha spiegato Fedorenko al giornale britannico.

Un'efficace arma di terrore

Immaginate chilometri e chilometri di cavo che si dipanano sugli alberi vicini al fronte. Intrecciati fra i rami, come fili tessuti da mostruosi ragni. Non è un caso se i droni kamikaze cablati sono, rapidamente, diventati l'arma più temuta dai soldati. Soprattutto quelli ucraini. Nell'ultimo anno e mezzo, spiega il Guardian nel suo reportage, Kiev ha lavorato a una propria catena di assemblaggio in un laboratorio segreto situato nel nord-est dell'Ucraina. Ma la Russia rimane in vantaggio nell'utilizzo di questa tecnologia, in parte grazie a un accesso facilitato a grandi quantità di fibra ottica.

Secondo il Guardian, i droni cablati sono stati pesantemente utilizzati nel contrattacco russo a Kursk. E l’efficacia di questi dispositivi è testimoniata da un video, diffuso da un canale Telegram militare russo, in cui un drone a fibra ottica vola a pochi centimetri da terra e colpisce con precisione un obice ucraino nascosto in un fienile. Una posizione che si pensava sicura, rivelatasi invece vulnerabile all’occhio elettronico.

Costi e addestramento

Produrre questa tipologia di drone ha i suoi costi. Ogni drone FPV costa circa 400 dollari, a cui bisogna aggiungere un costo equivalente solo per il cavo in fibra. Vulnerabile alla polvere e ai danni causati dall'ambiente, il sensibile cavo in fibra ottica va trattato con cura e l’addestramento dei piloti richiede tempo.

Ciononostante, la domanda cresce. E la produzione è pronta a prendere il volo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha recentemente fatto sapere che undici aziende ucraine sarebbero già pronte a produrli su larga scala. L'idea è quella di accelerare la produzione per garantire un approvvigionamento continuo, in una vera e propria svolta rispetto all'inizio della guerra, quando la maggior parte dei droni veniva prodotta in modo artigianale e proveniva da iniziative private.

La reazione

Ad azione corrisponde reazione, dicevamo. La dipendenza di questi droni dalla fibra ottica ha già portato a una modifica degli obiettivi nel mirino degli schieramenti. La scorsa settimana, una serie di attacchi con droni ucraini ha colpito una fabbrica di fibra ottica a Saransk, in Russia, a circa 640 km dal confine. Secondo un canale Telegram russo, si tratterebbe dell’unico impianto del Paese specializzato nella produzione di fibra ottica, anche se l’entità dei danni non è ancora chiara.

Intanto, i tentativi di seguire i cavi per individuare i punti di lancio sembrano aver portato successi limitati. Fedorenko ha spiegato al Guardian che le nuove contromisure studiate riguardano, piuttosto, l'utilizzo di reti tese per bloccare cavo e drone, o strumenti che possano tagliare o bruciare il cavo stesso. «È la domanda che tutti si pongono: è possibile distruggere il cavo? Posso dirvi che è molto resistente, ma stiamo lavorando per trovare un modo».

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