Dubbi sulle tecniche di geoingegneria negli USA: si temono ondate di calore verso l'Europa
Gli Stati Uniti cercano di combattere il caldo e l’Europa, in futuro, potrebbe pagarne le conseguenze. Stando a uno studio pubblicato su Nature Climate Change, il Marine Cloud Brightening (in italiano: schiarimento delle nuvole marine), una tecnica di geoingegneria progettata per ridurre le alte temperature in California, potrebbe intensificare le ondate di calore nel Vecchio continente. Il Marine Cloud Brightening consiste nello spruzzare, attraverso cannoni simili a quelli usati per l’innevamento artificiale, una miscela di acqua marina nella bassa atmosfera. L’acqua salata, evaporando, si trasforma poi in un aerosol che finisce nelle nuvole, le quali sono poi in grado di riflettere più radiazioni solari verso lo spazio.
Secondo il nuovo documento, la tecnica di geoingegneria sarebbe in grado di abbassare la temperatura in una determinata area in una data stagione, portando benefici temporanei dal punto di vista climatico, ma non è escluso che, col passare del tempo, possano esserci effetti collaterali potenzialmente negativi in altre parti del mondo.
Gli autori dello studio, guidati dallo Scripps Institution of Oceanography dell'Università della California, hanno inoltre definito «spaventosa» l’assenza di una regolamentazione a livello mondiale per quanto riguarda l’utilizzo di queste tecniche di geoingegneria. Secondo i ricercatori, la scarsità di controlli permetterebbe a Paesi, città, aziende o addirittura individui facoltosi, di tentare di modificare il clima a livello locale, anche a scapito di persone che vivono in altre parti del mondo.
Il forte aumento delle temperature globali, ricorda il Guardian, ha spinto diversi istituti di ricerca e organizzazioni private a impegnarsi in tecniche di geoingegneria fino a poco tempo considerate impensabili. All'inizio di quest'anno, ad esempio, gli scienziati dell'Università di Washington hanno spruzzato particelle di sale marino sul ponte di una portaerei dismessa, la USS Hornet, attraccata ad Alameda, nella baia di San Francisco. L’esperimento è stato però interrotto dal governo locale al fine di valutare se lo spray utilizzato contenesse sostanze chimiche rischiose per la salute della popolazione nell'area della Baia.
Il documento pubblicato su Nature Climate Change suggerisce che le conseguenze dello schiarimento delle nuvole marine potrebbero avere effetti molto ampi e difficili da prevedere. Nello specifico, i ricercatori, utilizzando modelli computerizzati del clima del sistema Terra del 2010 e una previsione del 2050, hanno simulato gli impatti di due operazioni di Marine Cloud Brightening effettuate su diverse regioni dell’Oceano Pacifico nord-orientale, una nelle regioni subtropicali vicino alla California e una vicino all’Alaska. Dalla simulazione del 2010, l'eccesso di calore nella regione vicino all’Alaska è stato ridotto del 55%, mentre nell’area subtropicale del 16%.
Più preoccupanti, invece, i test relativi al 2050: le stesse due operazioni hanno prodotto risultati molto diversi rispetto alla prima simulazione, per via della minor presenza di nuvole, delle temperature di base più elevate e dei differenti modelli di correnti oceaniche. In queste condizioni di metà secolo, l’utilizzo di tecniche di geoingegneria vicino all’Alaska avrebbe un effetto drasticamente ridotto nel prevenire le ondate di calore negli Stati Uniti occidentali, mentre nell’area subtropicale le temperature verrebbero addirittura spinte verso l’alto, ottenendo l’effetto opposto a quello desiderato e provocando uno stress termico in tutto il mondo, in particolare in Europa.
Citata dal Guardian, la ricercatrice Jessica Wan, ha sottolineato come nel secondo scenario l’operazione negli USA causerebbe un’ondata di caldo nel Vecchio continente: «Il nostro studio dimostra che il Marine Cloud Brightening può essere molto efficace per la costa occidentale degli Stati Uniti se fatto ora, ma sarà inefficace in futuro e causerà ondate di calore in Europa».