Due milioni di palestinesi senza elettricità e acqua: la polveriera di Gaza è esplosa
«Niente elettricità, niente acqua, niente cibo, niente gas»: il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ordinato «l'assedio completo» della Striscia di Gaza, parlando di una guerra contro «animali umani». Si tratta di una misura che tocca circa 2,3 milioni di palestinesi, tra uomini, donne e bambini. La ONG Human Rights Watch (HRW), già dopo l'annunciato stop all'elettricità di sabato, ha evidenziato come l'interruzione dei servizi fondamentali nella regione equivalga a una «punizione collettiva illegale». L’ennesima violazione dei diritti umani perpetrata in questi giorni, da entrambe le parti.
Da sabato a oggi sono già morte più di 1.200 persone, tra israeliani (si parla di circa 800 vittime) e palestinesi (quasi 500). In gran parte civili. Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno violato le recinzioni che separano Gaza e Israele, attaccando le comunità israeliane circostanti: i miliziani si sono infiltrati nelle case, hanno eseguito esecuzioni di massa e hanno preso in ostaggio numerosi civili israeliani (e, sembra, anche di altre nazionalità). Al momento si parla di oltre 100 ostaggi e, tuttora, non si sa se siano ancora vivi. Secondo quanto riferito dai media, Hamas avrebbe lanciato più di 3 mila razzi verso i centri abitati israeliani. E la risposta di Israele, massiccia, non si è fatta attendere. In pochi giorni, dopo la terribile carneficina ad opera di Hamas nel deserto vicino a Gaza, si è susseguita una serie di «crimini di guerra» che va ad aggiungersi a decenni di scontri, repressioni e omicidi.
«Le uccisioni deliberate di civili, la presa di ostaggi e le punizioni collettive sono crimini atroci che non hanno giustificazione», ha dichiarato Omar Shakir, direttore per Israele e Palestina di Human Rights Watch, aggiungendo: «Gli attacchi illegali e la repressione sistematica che hanno funestato la regione per decenni continueranno finché i diritti umani e le responsabilità verranno ignorati».
Una polveriera pronta ad esplodere
Una polveriera pronta ad esplodere, l'ennesima. E, ancora una volta, la diplomazia internazionale, proprio come per la guerra in Ucraina, non è riuscita ad evitare il peggio. Senza andare troppo indietro nella storia, HRW sottolinea come le autorità israeliane «reprimano sistematicamente i palestinesi da decenni», mentre dal 2007 hanno «imposto una chiusura illegale» che di fatto blocca la popolazione, impossibilitata a viaggiare liberamente, e impedisce l'espansione delle attività commerciali di Gaza. Una vera e propria «prigione a cielo aperto» per i civili a cui, oltre alla «segregazione razziale», ora si aggiunge il taglio di servizi di primaria importanza come elettricità, acqua, cibo e gas. Per la ONG «l’oppressione sistematica del governo israeliano nei Territori palestinesi occupati (OPT) rappresenta un crimine contro l'umanità».
Continue violazioni delle leggi di guerra
I palestinesi che vivono nei Territori palestinesi occupati nel 2023 hanno dovuto affrontare una «repressione quasi senza precedenti». Durante i primi 9 mesi, le autorità israeliane hanno ucciso più palestinesi in Cisgiordania rispetto a qualsiasi altro anno da quando, nel 2005, le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare sistematicamente le vittime. Fino a settembre del 2023, in Cisgiordania, sono stati uccisi 189 palestinesi (nel 2022 sono stati 154, nel 2021 84). A ottobre, il numero di palestinesi in detenzione amministrativa senza processo ha raggiunto quota 1.319, ossia il livello più alto degli ultimi 30 anni.
Durante i precedenti periodi di conflitto, Human Rights Watch ha documentato gravi violazioni delle leggi di guerra sia da parte delle forze israeliane sia da parte dei gruppi armati palestinesi. Israele «ha ripetutamente effettuato attacchi aerei indiscriminati che hanno ucciso decine di civili e attacchi che hanno preso di mira civili o infrastrutture civili, inclusa la distruzione di grattacieli di Gaza pieni di abitazioni e attività commerciali, senza evidenti obiettivi militari nelle vicinanze». I gruppi armati palestinesi hanno invece lanciato, indiscriminatamente, migliaia di razzi che «violano le leggi di guerra e costituiscono crimini di guerra». Human Rights Watch chiede da anni ai gruppi armati palestinesi di cessare questi «attacchi illegali». L'ultimo, sabato, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso: ora Israele è in guerra.