Duro colpo per l'opposizione a Maduro: González costretto alla fuga in Spagna
Con l'80% delle schede scrutinate «il presidente uscente, Nicolas Maduro, ha ottenuto 5.150.092 voti, ovvero il 51,2%, mentre il suo diretto avversario, Edmundo González Urrutia 4.445.978, ovvero il 44,02%». Così, il 28 luglio scorso, il Consiglio elettorale nazionale (CNE) annunciava, sei ore dopo la chiusura dei seggi, i risultati delle elezioni presidenziali in Venezuela. Maduro, ancora, vincitore. Il tutto mentre Stati Uniti e Argentina facevano sapere di aver riconosciuto, invece, la vittoria dell'oppositore González. Già. I sondaggi che nelle settimane prima del voto attribuivano una chiara maggioranza al leader dell’opposizione Edmundo González sono stati spazzati via dal precipitoso verdetto del CNE, un verdetto mai confermato dai resoconti dei seggi elettorali (tutt'oggi non pubblicati) e anzi macchiato dalle accuse di diffuse irregolarità provenienti non solo dall'interno, ma anche dall'estero, con numerosi Paesi, latinoamericani e occidentali, che hanno criticato l'elezione per mancanza di trasparenza.
È passato poco più di un mese da tutto ciò. Mese in cui la crisi politica si è tradotta in violenza fra i sostenitori di González e i lealisti. Mese in cui González – ex ambasciatore venezuelano in Argentina – ha provato di tutto per ribaltare quello che ormai sembrava un fait accompli, arrivando a presentare registri di voto che ne attestavano la vittoria (quasi il 70% dei voti ottenuto da González secondo i tabulati pubblicati dall'opposizione). Invano. Nelle scorse ore, l'oppositore è stato costretto all'uscita di scena dopo il mandato d'arresto ordinato dalle autorità. I pubblici ministeri venezuelani hanno accusato González di reati quali la falsificazione di un documento pubblico, l'incitamento alla disobbedienza delle leggi, la cospirazione e il sabotaggio.
Il vicepresidente Delcy Rodríguez ha dichiarato che González ha cercato rifugio presso l'ambasciata spagnola a Caracas diversi giorni fa e che le due nazioni hanno organizzato il suo passaggio nel fine settimana. «Edmundo Gonzalez Urrutia ha lasciato il Paese. Dopo essersi rifugiato volontariamente alcuni giorni fa nell'ambasciata spagnola a Caracas, ha chiesto asilo politico al governo spagnolo. Il Venezuela gli ha concesso il necessario salvacondotto nell'interesse della pace politica e della tranquillità del Paese», ha scritto il Rodriguez sui social network. Una conferma in tal senso è poi arrivata dal ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares, il quale ha affermato che il viaggio su un aereo dell'aeronautica militare spagnola è stato effettuato su richiesta di González e che «il governo spagnolo è impegnato a garantire i diritti politici e l'integrità fisica di tutti i venezuelani».
Albares, in un'intervista ai media spagnoli ha spiegato che González ha chiesto il diritto di asilo, che «naturalmente il governo spagnolo elaborerà e concederà».
Rifugio
González, 75 anni, era da molti considerato la controfigura di María Corina Machado, la figura più popolare dell'opposizione, alla quale era stato impedito di candidarsi. Ma la popolarità di Machado e di González non è bastata a impedirne la capitolazione. Nell'ultimo mese, del resto, le violenze nei confronti dell'opposizione hanno subito, in Venezuela, un'importante escalation, con la detenzione di 2.400 manifestanti e l'arresto di quattro politici di spicco dello schieramento. Da mesi, il partito cercava rifugio nell'ambasciata argentina a Caracas: sei alti collaboratori di Machado si trovavano lì da marzo. E un paio di giorni fa decine di agenti di Maduro si erano appostati fuori dall'edificio diplomatico minacciando di dare la caccia ai collaboratori di González.
L'addio del candidato rappresenta insomma un duro colpo. «L'esilio forzato del presidente eletto del Paese è un giorno triste per i milioni di persone che hanno votato per lui», ha dichiarato Ryan Berg, direttore del Programma Americhe presso il Center for Strategic and International Studies di Washington, all'agenzia Bloomberg. «Mette la transizione politica ancora più fuori portata».