Salute

È allerta in Congo per una misteriosa malattia, l'Italia alza il livello di attenzione

Il ministero della Salute invita a «fare attenzione su tutti i punti di ingresso, in particolar modo per i voli diretti provenienti dal Paese»
© KEYSTONE (AP Photo/Lucien Lufutu)
Red. Online
06.12.2024 13:21

L'Italia alza il livello di attenzione sulla malattia ancora sconosciuta che ha portato a oltre 70 decessi in Congo. Con una lettera inviata dal ministero della Salute, che l'ANSA ha potuto visionare, si chiede alle USMAF – gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero della Salute – «di fare attenzione su tutti i punti di ingresso, in particolar modo per i voli diretti provenienti dal Paese».

Le autorità locali in stretta collaborazione con quelle internazionali «stanno lavorando per verificare la situazione e fornire una risposta rapida ed efficace a questo nuovo focolaio epidemico che sta colpendo il Paese, già recentemente devastato dall'epidemia di mpox».

Di che cosa si tratta

La misteriosa malattia, secondo le ultime stime, ha già ucciso decine di persone in poco più di un mese. «Siamo in massima allerta, riteniamo che questo sia un livello di epidemia che dobbiamo monitorare», ha sottolineato il ministro della Difesa Samuel-Roger Kamba durante una conferenza stampa nella capitale Kinshasa. Il fenomeno descritto dalle autorità sanitarie come «un evento sconosciuto di sanità pubblica» è attualmente localizzato nella regione di Panzi, circa 700 km a sud-est di Kinshasa.

I primi casi sono stati rilevati alla fine di ottobre. «Nei centri sanitari abbiamo registrato 27 decessi. E con la valutazione effettuata dal primario di zona in comunità, ne sono stati segnalati altri 44», ha precisato il ministro, aggiungendo però che al momento «non posso dire che sia collegato al fenomeno perché ci sono altre possibili cause». Nella remota regione di Panzi dove le infrastrutture sanitarie sono quasi inesistenti, la popolazione vive in una generale precarietà, soffre per la mancanza di accesso all'acqua potabile e ai medicinali. Il tasso di malnutrizione (61%) è tra i più alti del Paese.

Secondo i primi dati disponibili, la misteriosa malattia colpisce soprattutto i più piccoli, con il 40% dei casi che coinvolge bambini sotto i cinque anni. I sintomi sono simili a quelli dell'influenza: febbre, tosse e mal di testa. Gli specialisti hanno già concluso che si tratta di una malattia che colpisce l'apparato respiratorio ma hanno escluso il COVID. La maggior parte delle persone decedute ha un'età compresa tra i 15 e i 18 anni, e i sintomi includono febbre, mal di testa, raffreddore e tosse, difficoltà respiratorie e anemia.

«Non siamo in allarme»

Giovanni Rezza, professore di igiene e sanità pubblica all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha dichiarato all'ANSA:  «Non siamo ancora in una situazione di allarme, che si avrebbe in caso di presenza di un elemento diagnostico nuovo. Se fosse chiaro che l'intera popolazione è suscettibile e fosse conosciuta la modalità di trasmissione (ad esempio per via aerea), allora ciò costituirebbe un allarme. Ma al momento si tratta di una situazione circoscritta in una zona ristretta, sicuramente molto grave per l'area interessata. La diagnosi è molto difficile, si tratta di aree diverse dall'Europa o dalla Cina. Occorre attendere che i campioni siano trasferiti almeno al laboratorio attrezzato di Kinshasa, se non ad altri centri più specializzati con il supporto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Lì si capirà se si tratta di una patologia batterica nota, come quella da meningococco, una febbre emorragica o una sindrome influenzale. In quel caso la diagnosi sarebbe molto veloce, ma se si trattasse di qualcosa di nuovo allora occorrerebbe più tempo. Fino ad allora azzardare ipotesi è facile, ma al momento molte cose non sono note. L'anemia, ad esempio, potrebbe essere spiegata da fenomeni di malnutrizione, malaria e dalla situazione sanitaria di base della zona».

L'area, spiega il professore, è caratterizzata da frequenti contatti uomo-animale e non è nuova a eventi del genere, particolarmente drammatici ma che, spesso, non hanno conseguenze per il resto del mondo. «Il Congo è molto abituato ad avere a che fare con le febbri emorragiche e sanno come agire per contenere quel tipo di focolaio. Diverso se si trattasse di una malattia respiratoria. Sicuramente le autorità devono prestare molta attenzione, informando i viaggiatori che intendono recarsi nella zona».