Sul web

E anche per il guasto informatico spuntano le teorie complottiste

Dall'allarme sull'imminente Terza Guerra Mondiale alle false narrazioni che collegano una élite globale a un attacco informatico all'hashtag cyberpolygon
©RUNGROJ YONGRIT
Ats
20.07.2024 15:55

Dall'allarme sull'imminente Terza Guerra Mondiale alle false narrazioni che collegano una élite globale a un attacco informatico all'hashtag cyberpolygon. Dopo l'attentato a Donald Trump, anche per il crash mondiale delle ultime ore non sono mancate online le teorie complottiste, la nuova normalità del caos informativo dopo un grande evento mondiale.

L'interruzione informatica ha lasciato il posto a una girandola di post privi di prove su X, l'ex Twitter. «Una volta ho letto da qualche parte che la terza guerra mondiale sarebbe stata principalmente una guerra cibernetica», ha scritto un utente mentre è circolata sulla piattaforma la teoria infondata secondo cui il World Economic Forum (Wef) di Davos (GR) aveva pianificato un attacco informatico globale. Per rendere credibile questa teoria, molti post hanno allegato un vecchio video del Wef che metteva in guardia sulla possibilità di un «attacco informatico con caratteristiche simili a Covid». E hanno guadagnato terreno online anche i post cospiratori che utilizzano l'hashtag cyberpolygon, in riferimento ad un evento di formazione globale volto a prepararsi a potenziali attacchi futuri.

«La proliferazione di teorie del complotto sulla scia di grandi eventi globali come il crash informatico è una triste testimonianza della natura volatile dell'ecosistema dell'informazione - ha detto Rafi Mendelsohn, vicepresidente della società di sicurezza della disinformazione Cyabra - Ciò che rende unici eventi come questi è il modo in cui i social media, i forum e le app di messaggistica facilitano la rapida diffusione dei contenuti consentendo alle teorie di guadagnare terreno rapidamente e raggiungere un pubblico globale».

«Ciò pone la questione più ampia della lotta alla cattiva informazione e alla disinformazione», ha osservato Michael W. Mosser, direttore esecutivo del Global Disinformation Lab presso l'Università del Texas ad Austin.