L'analisi

È giusto visitare il relitto del Titanic?

Al di là delle cifre monstre per accaparrarsi un posto su sommergibili turistici come il Titan, il sito in cui giace il transatlantico negli anni ha accumulato anche diversi rifiuti provenienti dalle operazioni di recupero oggetti
Uno scan digitale dell'area in cui giace il relitto. © Atlantic/Magellan via AP
Marcello Pelizzari
22.06.2023 19:00

Ne abbiamo già parlato: il business del turismo estremo, non solo nelle profondità marine, è in crescita. Nel caso specifico del Titan e di OceanGate, la quota per partecipare era stata fissata a 250 mila dollari. Tantissimi soldi, certo. Per un viaggio ricco di insidie, come abbiamo visto. Eppure, nonostante i pericoli legati a questo tipo di spedizioni e, ancora, nonostante gli appelli a interrompere ogni sfruttamento in termini turistici del relitto, raggiungere i 3.800 metri di profondità per vedere ciò che resta del Titanic, il transatlantico affondato nel 1912, per alcuni era (e rimane) un'opportunità unica e irresistibile. Se è vero che, come ha sottolineato il National Geographic, la maggior parte delle persone soddisfa l'interesse e la curiosità nei confronti della tragedia del Titanic attraverso documentari e musei, per tacere del film di James Cameron, è altrettanto vero che – per chi è mediamente ricco e soldi da spendere – l'occasione può sembrare ghiotta. E, forse, far pendere diversamente la bilancia fra rischi e benefici.

Da Robert Ballard in avanti

Sono quasi quarant'anni, d'altronde, che il relitto del Titanic affascina, incanta e stupisce. Jean-Louis Michel e Robert Ballard furono i primi, nel 1985, a localizzare il transatlantico grazie alla strumentazione di robot quali l'Argo e l'ANGUS. L'anno successivo, Ballard si recò nuovamente sul posto e fotografò ciò che restava della grande nave con l'ausilio del sommergibile Alvin. L'oceanografo e archeologo statunitense collocò pure una targa sulla nave, chiedendo che il sito fosse lasciato indisturbato in memoria delle oltre 1.500 vittime.

Un messaggio che nessuno, evidentemente, con il passare del tempo ha rispettato. Tant'è che, addirittura, quasi subito si infiammò la corsa per accaparrarsi i diritti di recuperare gli oggetti della nave, come le stoviglie. Il primissimo tentativo ufficiale, in questo senso, fu intrapreso dalla Titanic Ventures Limited Partnership e dall’Institut Français de Recherche pour l’Exploitation de la Mer, nel 1987: come ha riferito sempre il National Geographic, vennero salvati circa 1.800 oggetti. Nel 1992, invece, un tribunale stabilì che la Titanic Ventures era l'unico attore deputato al recupero dell'oggettistica. Divenuta, con il tempo, RMS Titanic Inc., la società effettuò otto spedizioni e mise all'asta oltre 5 mila oggetti prelevati dal luogo del relitto. Citiamo diversi gioielli e addirittura un pezzo della grande scalinata, resa celebre dalla pellicola di Cameron. 

Da una parte le battaglie legali per i diritti di recupero, dall'altra – quasi in contemporanea – l'ascesa delle spedizioni a scopi turistici. Lo stesso Cameron, il regista campione d'incassi, in carriera ha effettuato oltre trenta viaggi verso il relitto.

Le società turistiche

D'accordo, ma a quali società, oltre alla OceanGate, si sono rivolti negli ultimi vent'anni circa i turisti degli abissi? Fra le prime ad aprirsi al grande (si fa per dire) pubblico c'è sicuramente la britannica Deep Ocean Expeditions: nel 1998 offriva biglietti a partire da 32.500 dollari. Nel 2012, quando il capo spedizione Rob McCallum annunciò che la società stava organizzando un'ultima serie di tour, i biglietti erano saliti a 59 mila dollari.

E ancora: risale al 2002 l'ingresso in questo segmento di Bluefish, società losangelina che, tuttavia, nei quattro anni successivi riuscì a portare al relitto solo otto persone. La stessa Bluefish riaprì nel 2012, co prezzi simili a quelli di Deep Ocean. La londinese Blue Marble, invece, nel 2019 ha messo in vendita biglietti per oltre 105 mila dollari. Nota curiosa: Blue Marble all'epoca collaborò proprio con OceanGate. Start-up che, dal canto suo, ha condotto diverse spedizioni fra il 2021 e il 2022 e, per il 2023 aveva in programma un totale di 18 immersioni.

La situazione del sito

La corsa al relitto, per certi versi, è anche una corsa contro il tempo, considerando che il Titanic non solo ha subito danni importanti a causa dell'impatto con il fondale marino ma perché, lentamente e oseremmo dire inesorabilmente, le creature degli abissi come i batteri mangia-ferro stanno consumando ciò che resta a gran velocità. Già dopo dieci anni circa dal ritrovamento del relitto, infatti, era stato notato dagli scienziati un forte deterioramento delle strutture. Un'immersione datata 2019, fra le altre cose, sancì che diverse porzioni del transatlantico stavano crollando.

Il sito del relitto, nel frattempo, si è pure riempito di rifiuti provenienti dalle operazioni di recupero. C'è chi, sulla scia di Ballard, ha pure riempito l'area con targhe e monumenti improvvisati. Nel 2001, come riportano le cronache dell'epoca, vedi articolo della BBC, una coppia decise addirittura di sposarsi all'interno di un sommergibile nei pressi della prua del Titanic. Il fisico Michael Guillén, intervenendo in una trasmissione britannica, dal canto suo ha ammesso che durante la sua spedizione le correnti spinsero il sommergibile su cui si trovava contro un'elica della nave. 

Sono diversi, concludendo, i tentativi di proteggere ciò che rimane del Titanic. I resti, trovandosi in acque internazionali, beneficiano teoricamente delle protezioni prevista della Convenzione dell'UNESCO sulla salvaguardia del patrimonio culturale subacqueo. Regno Unito e Stati Uniti, in aggiunta, hanno iniziato a collaborare da alcuni anni a questa parte sul fronte delle licenze a chi vuole accedere al relitto e prelevarne i manufatti.

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