E ora Kamala Harris potrebbe davvero essere «la prima»

La madre, quando era bambina, le ripeteva spesso: «Potresti essere la prima, ma assicurati intanto di non essere l’ultima». Con il passare degli anni, Kamala Harris ha fatto sua quella massima. Fino a farne uno slogan. Il suo personalissimo slogan. Letto oggi, quel «potresti essere la prima» assume un significato altissimo. Clamoroso, anche. Perché sì, dopo il ritiro di Joe Biden Kamala Harris potrebbe, Donald Trump permettendo, diventare la prima presidente donna degli Stati Uniti. Hai detto poco.
Le origini e Barack Obama
Madre indiana, padre giamaicano, Kamala Harris è stata definita più volte la Barack Obama donna. Un’etichetta che le è sempre stata stretta o, peggio, una semplificazione che Kamala ha puntualmente respinto. Nonostante gli ottimi rapporti con lo stesso Obama, di cui è stata primissima sostenitrice. Harris è figlia di intellettuali. Ma è figlia, allargando il campo, di un’America multiculturale e multietnica. Nata nel 1964 a Oakland, in California, dopo il divorzio dei genitori è cresciuta assieme a sua sorella e alla madre in un bilocale a Berkeley. Il suo nome significa fiore di loto. Ed è altresì un modo per chiamare e definire Lakshmi, dea indù della fortuna, del potere e della bellezza. «Mia madre - ha scritto nella sua autobiografia The Truths We Hold: An American Journey - sapeva bene che stava facendo crescere due figlie nere, ed era determinata ad assicurarsi che saremmo diventate due donne nere, orgogliose della nostra origine e sicure di noi stesse».
Un Procuratore «progressista»
Da piccola, Kamala Harris ha visitato l’India. Paese che l’ha influenzata e non poco, in particolare tramite le figure della nonna, un’attivista che insegnava alle donne analfabete le tecniche per il controllo delle nascite, e del nonno, un alto funzionario governativo che lottò per l’indipendenza. Kamala, in seguito, ha frequentato le superiori a Montréal, in Canada, quindi la Howard University e, ancora, gli studi in legge a San Francisco. Dove ha iniziato la sua carriera professionale come stagista nell’ufficio del Procuratore distrettuale della Contea di Alameda. Una carriera, quella di Harris, folgorante, tant’è che nel 2003 è stata eletta Procuratore di San Francisco Coin il 56,6% di voti. In seguito, è salita di livello ottenendo due mandati come Procuratore generale della California. Un Procuratore progressista, volendo usare le sue parole: «Per me, essere un procuratore progressista è agire su questa dicotomia. È capire che quando una persona si prende la vita di un altro, o un bambino viene molestato o una donna violentata, gli autori meritano gravi conseguenze. Questo è un imperativo della giustizia. Ma è anche per capire che l’equità è scarsa in un sistema giudiziario che dovrebbe garantirlo. Il compito di un pubblico ministero progressista è quello di cercare il trascurato, di parlare per coloro le cui voci non vengono ascoltate, di vedere e affrontare le cause del crimine, non solo le loro conseguenze, e di far luce sulla disuguaglianza che porta all’ingiustizia. È riconoscere che non tutti hanno bisogno di una punizione, che ciò di cui molti hanno bisogno, chiaramente, è di aiuto».
Dal matrimonio alla politica
Harris ha trovato il tempo anche per sposarsi, nel 2014, individuando in Doug Emhoff, avvocato d’affari nonché, in questi anni, suo second gentleman alla Casa Bianca, l’uomo giusto. Due anni dopo il matrimonio, per contro, c’è stato il grande salto in politica, con l’elezione al Senato. Come prima asiatica e come seconda afroamericana. Durante la presidenza Trump, Kamala Harris ha sferzato e non poco, via social, con tweet al vetriolo nei confronti del tycoon. Di più, quando Trump aveva annunciato di voler schierare l’esercito per riportare la calma in seguito alle proteste per l’uccisione di George Floyd, Harris rispose: «Queste non sono le parole di un presidente. Queste sono le parole di un dittatore».
La sua capacità di schierarsi, certamente, le è valsa la rapida ascesa che l’ha portata, a elezioni vinte, a sedere a fianco di Joe Biden durante l’attuale amministrazione. Harris, curiosamente, era stata candidata alla nomination Democratica ma, a inizio dicembre del 2019, aveva deciso di ritirarsi. A sorpresa. Nei quattro anni di presidenza Biden, Harris è stata una presenza decisa ma allo stesso tempo rispettosa. La sua storia, tuttavia, parla da sola. E racconta di una donna attenta e determinata, preparata e rigorosa. «Potresti essere la prima, ma intanto vedi di non essere l’ultima». Un mantra che, ora, potrebbe portarla alla Casa Bianca. Ma non più come vice…