La proposta

E se Boris Johnson diventasse il nuovo segretario generale della NATO?

L'oramai ex premier britannico ha già incassato il sostegno di molti conservatori, mentre Stati Uniti e Ucraina spingono per lui – Ma la Francia sarebbe d'accordo?
Marcello Pelizzari
27.07.2022 13:00

E se Boris Johnson diventasse il nuovo segretario generale della NATO, sostituendo Jens Stoltenberg? Premessa: è solo e soltanto una mezza possibilità, o qualcosa di più. E, se caso, è molto probabile che la Francia direbbe di no. Eppure, nel Regno Unito se ne parla. Parecchio. Anche perché BoJo ha già incassato il sostegno di molti conservatori.  

Johnson, in fondo, è in buona compagnia. Altri politici britannici, in passato, erano stati nominati-pubblicizzati per ricoprire la carica. Pensiamo a Ben Wallace o, ancora, agli ex premier Theresa May e David Cameron.

Di sicuro, il primo ministro uscente dovrebbe dimettersi dalla carica di parlamentare per assumere il ruolo. Per il quale, ricordiamo, serve l’unanimità dei Paesi membri.

La posizione di Washington

La voglia di Cool Britannia, se così vogliamo definirla, arriva direttamente dagli Stati Uniti. Washington, insomma, vedrebbe di buon occhio un candidato del Regno Unito. Il motivo? L’idea che l’Unione Europea possa arrivare, un giorno, ad avere un esercito comunitario.

Ma Johnson gode altresì della fiducia e del sostegno degli Stati baltici. Proprio perché BoJo si è schierato in prima linea, sin dal primo accenno di invasione, a favore dell’Ucraina. È stato fra i primi ad annunciare e promuovere sanzioni economiche nei confronti della Russia. Di più, la sua perseveranza nell’aiutare Kiev ha ricordato da un lato Winston Churchill e, dall’altro, con i dovuti paragoni il whatever it takes di Mario Draghi, frase che proprio in questi giorni ha compiuto dieci anni.

«Ma quel carattere...»

Il sostegno, dicevamo, è anche se non soprattutto interno. Fra i conservatori. Richard Drax, ad esempio, ha sottolineato al Telegraph come «qualsiasi illustre britannico sarebbe un’ottima scelta», macchiandosi forse di eccessivo sciovinismo ma aggiungendo che «se davvero è ciò che Boris Johnson vuole, allora io ovviamente lo sosterrei».

David Jones, l’ex ministro della Brexit, ha tagliato corto: «Boris ha effettivamente guidato la risposta occidentale a Putin. È stato Boris ad andare in Svezia e Finlandia e ha esortato i leader di entrambi i Paesi a presentare domanda di adesione alla NATO, cosa che ovviamente hanno fatto».

C’è, tuttavia, anche chi ha mostrato non poche preoccupazioni al riguardo. Preoccupazioni legate al carattere di Boris Johnson, bizzarro quanto le sue pettinature. Lord Dannat, ex capo dell’esercito britannico, ha dichiarato di temere, in particolare, nuovi scandali e, quindi, nuove figure sulla scena internazionale. Una questione di stile, insomma.

L'Ucraina ci crede

C’è di più. E quel di più parla francese: Emmanuel Macron, proprio lui. Che fra il Regno Unito e la Francia non tutto sia rose e fiori è risaputo. Basti pensare al caos generatosi a Dover nei giorni scorsi. Negli ambienti del ministero della Difesa, a Londra, è dato per assodato che il presidente francese, se caso, porrà il veto di fronte alla candidatura di Johnson. «Il sostegno degli americani non basta» ha spiegato una fonte sempre al Telegraph. «Serve anche il sì dei francesi». Auguri.

La nomina del nuovo segretario sarebbe dovuta avvenire a settembre ma, in seguito, è stata ritardata di un anno a causa della guerra in Ucraina. Detto ciò, gli esperti si aspettano che Stoltenberg liberi la poltrona.

Proprio l’Ucraina è scesa immediatamente in campo grazie a Oleksii Goncharenko, un deputato. «La leadership di Boris Johnson durante questa guerra ha assicurato che all’Ucraina siano state fornite forniture militari, economiche e umanitarie vitali» ha detto. «Il Regno Unito è stato uno dei nostri più importanti sostenitori e ha imposto sanzioni significative alla Russia». Johnson, riassumendo, «sarebbe la persona giusta per sostituire Jens Stoltenberg poiché comprende le sfide che la NATO e l’Occidente devono affrontare».

Downing Street, mentre scriviamo queste righe, finora si è rifiutata di commentare. E se fosse proprio BoJo, per dirla con Goncharenko, a lottare contro «l’Hitler del ventunesimo secolo»?

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