E se Donald Trump cambiasse livrea all'Air Force One?

Si chiama Air Force One e, riassumendo al massimo, è l'aereo che trasporta il presidente degli Stati Uniti. Chi volesse farsi una cultura, al riguardo, può richiamare alla memoria l'omonimo film del 1997 di Wolfgang Petersen con Harrison Ford e un incredibile Gary Oldman a darsele di santa ragione a bordo. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, scrive fra gli altri aeroTELEGRAPH, il tema o, meglio, il velivolo è tornato di stretta, strettissima attualità.
Il motivo? Durante il suo primo mandato, il tycoon aveva stretto un accordo con Boeing per due nuovi aerei governativi. Nello specifico, Trump aveva ordinato due Boeing 747-8, l'ultima versione della «regina dei cieli», il cosiddetto jumbo, dopo che il costruttore era stato scelto quale partner nel 2015 durante l'amministrazione Obama. Un modello iconico, capace di rivoluzionare il settore e di segnare un'epoca. E di durare nel tempo, soprattutto se pensiamo che la produzione si è fermata nel 2022 dopo 54 anni e 1.574 esemplari costruiti.
Al momento, i due Boeing in servizio sono vecchi, se non vecchissimi. Parliamo, infatti, di due 747-200. Di qui la decisione, da parte di Trump, di ordinare dei velivoli nuovi. La vicenda, allora, si trascinò non tanto, o non solo, perché il tycoon negoziò con Boeing il prezzo, abbassandolo rispetto a quanto pattuito durante l'era Obama, ma anche perché Trump aveva cambiato il design dell'Air Force One. A cominciare dai colori: invece del classico schema di verniciatura con l'azzurro sul fondo della fusoliera, il blu e il bianco, Trump aveva pensato a toni più – diciamo – scuri e per certi versi patriottici, con la presenza del rosso e una bandiera più «massiccia» sulla coda. Il successore di Trump alla Casa Bianca, Biden, riprendendo in mano il dossier dei nuovi 747 governativi decise di rinunciare alla livrea proposta dal tycoon. Ribadendo che anche i sostituti dei vecchi aerei avrebbero indossato il vestito di sempre, mutuato dall'epoca di John Fitzgerald Kennedy.
Vicenda chiusa? Ma nemmeno per idea. La crisi tentacolare di Boeing e i ritardi accumulati a livello di consegne, come detto, hanno fatto tornare di stretta, strettissima attualità il tema. Trump, per ora, non si è chinato sulla questione. Anche perché l'elezione è fresca. Non ci sarebbe da sorprendersi, tuttavia, se chiedesse a Boeing di tornare alla livrea alternativa. Domanda nella domanda: ma quando saranno pronti, finalmente, i nuovi «gemelli» a disposizione del presidente? Detto che questa coppia di 747-8 ha già causato a Boeing perdite per circa due miliardi di dollari, e che i due aerei originariamente erano stati costruiti per il vettore russo Transaero, nel frattempo fallito, l'azienda sin qui si è limitata a dire che i velivoli sono «in fase di conversione».
Uscendo dal linguaggio dei comunicati stampa, non verranno completati entro la fine del 2024 come previsto in un primissimo momento. Il primo volo, è stato detto a giugno, è stato rinviato a marzo 2026, mentre la consegna avverrà nell'autunno dello stesso anno. Il secondo jet, invece, dovrebbe arrivare a febbraio 2027. In passato, i ritardi di Boeing erano stati l'oggetto di critiche da parte di Trump. Ora, con la Casa Bianca in tasca, bisognerà capire se il tycoon sarà più o meno accomodante con il costruttore nordamericano. Di sicuro, l'azienda farà di tutto per non giocarsi i rapporti con la futura amministrazione.