Lo studio

E se fossero le microplastiche presenti nel cibo a farci ingrassare?

Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology: le microplastiche potrebbero influire sull'accumulo di grasso corporeo
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Ats
03.04.2023 12:55

Ingerire microplastiche presenti in cibo e acqua potrebbe più che raddoppiare l'accumulo di grasso corporeo. Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology e presentato al meeting della American Association for the Advancement of Science a Washington DC.

Quando la plastica viene degradata dalla luce del sole, dall'acqua, dagli inceneritori delle discariche e da altri processi, può formare microplastiche - frammenti lunghi meno di 5 millimetri. «Man mano che si degradano, diventano sempre più piccole, scendendo nella scala nanometrica», spiega Philip Demokritou della Rutgers University in New Jersey che ha condotto lo studio. Un nano è un miliardesimo di metro, una dimensione non visibile a occhio nudo.

Più i frammenti diventano piccoli, più è facile che si depositino negli alimenti e nell'acqua. Da lì entrano nel nostro corpo, anche se non è chiaro quale sia la quantità esatta che finiamo per digerire. Demokritou ha esaminato il modo in cui le nanoplastiche influenzano la digestione utilizzando un modello di intestino tenue umano in laboratorio.

Il team ha aggiunto le nanoplastiche a un «pasto liquido» con proporzioni di proteine, grassi, carboidrati, zuccheri e fibre paragonabili alla dieta occidentale media. I ricercatori hanno poi aggiunto panna per aumentare il contenuto di grassi del pasto. Per simulare la digestione, hanno fatto passare questa soluzione attraverso altri tre liquidi contenenti enzimi e molecole presenti in bocca, stomaco e intestino. Il prodotto finale conteneva circa 100 microgrammi di nanoplastiche per millilitro.

Le stime della concentrazione media di nanoplastiche negli alimenti e nell'acqua variano notevolmente, ma secondo i ricercatori la quantità più verosimile si avvicina a 240 microgrammi per millilitro. Demokritou ha 'dato in pasto' la soluzione al modello di intestino tenue. Così ha scoperto che la presenza di nanoplastiche incrementa la scomposizione del grasso, aumentando la digestione del 33% rispetto a un 'pasto' simile non contenente nanoplastiche. La miscela di microplastiche ha anche aumentato del 145% (ovvero ha più che raddoppiato) la quantità di grasso assorbita dal tessuto.

«È molto preoccupante che le microplastiche possano interferire con la digestione e l'assorbimento dei nutrienti», conclude Demokritou.