Stati Uniti

E se la perquisizione a Mar-a-Lago facesse le fortune di Donald Trump?

I repubblicani hanno fatto quadrato attorno all'ex presidente, rilanciandone le quotazioni in vista delle presidenziali del 2024
Marcello Pelizzari
09.08.2022 15:30

Hollywood insegna: nei film, quando l’FBI irrompe in un’abitazione per perquisire ogni angolo le cose si mettono male, anzi molto male per l’inquilino. Eppure, nel caso di Donald Trump e dell’operazione a Mar-a-Lago, in Florida, le cose potrebbero andare diversamente.

L’incidente di percorso, se così vogliamo chiamarlo, ha ricompattato il fronte repubblicano attorno a The Donald. Al punto che, ora, molti analisti non hanno più dubbi: il Grand Old Party, in vista delle presidenziali del 2024, punterà proprio sul candidato più ingombrante di tutti.

© EPA
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La giustizia politicizzata

Agli occhi di molti repubblicani, infatti, anche di quelli che stavano cercando di distanziarsi da un uomo ad oggi convinto di essere stato defraudato in occasione delle ultime elezioni, Trump è una vittima. Di che cosa, nello specifico? Di un tentativo, da parte dell’amministrazione Biden, allargando il campo dei democratici, di politicizzare il sistema giudiziario.

Di fatto, è come se il tycoon ora fosse un martire. Il miglior biglietto da visita possibile proprio in vista di una nomina repubblicana.

Gli agenti dell’FBI, in particolare, hanno fatto irruzione nella tenuta di Trump alla ricerca di documenti potenzialmente riservati che, leggiamo, potrebbero essere stati rimossi dalla Casa Bianca. Una chiara violazione del Presidential Records Act.

L'appoggio di Ron DeSantis

Eric Trump, il figlio dell’ex presidente, a tal proposito ha affermato che i documenti al centro delle indagini, banalmente, erano stati spostati mentre suo padre e Melania Trump si affrettavano a lasciare la Casa Bianca («In sei ore») durante il passaggio di consegne, affinché i Biden potessero trasferirsi.

Trump figlio ha parlato di trenta agenti dell’FBI in tutto. Il bilancio? Un ufficio «saccheggiato» e una cassaforte aperta.

Il coro di proteste, fronte repubblicano, è stato guidato – curiosamente, ma nemmeno troppo – dal rivale più accreditato per la nomination repubblicana in vista delle presidenziali del 2024. Ron DeSantis, l’ultraconservatore governatore della Florida, a suo tempo balzato agli onori della cronaca per la cosiddetta legge «Don’t Say Gay» e la conseguente battaglia con la Disney. DeSantis, in particolare, ha parlato di «repubblica delle banane» e di ennesima escalation «nell’armamento delle agenzie federali contro gli oppositori politici del regime». Altri repubblicani hanno etichettato l’operazione come «roba da Paese del terzo mondo», in ogni caso non in linea con l’America.

Di più, secondo Ronna McDaniel, presidente del Comitato nazionale repubblicano, l’oltraggio subito da Trump stimolerà gli elettori già a novembre, in occasione delle elezioni di midterm.

Come il Watergate?

Lo stesso Trump, cui evidentemente una certa narrazione fa comodo, molto comodo, ha paragonato l’episodio al Watergate. Ovvero, quando agenti repubblicani fecero irruzione nella sede del Comitato nazionale democratico. 

Il raid, fra l’altro, è stato annunciato direttamente da Trump. Quindi non dall’FBI o dal Dipartimento di giustizia. Come dire: sto sempre due mosse davanti a voi. Di sicuro, l’ex presidente ha preso il controllo dell’informazione. Affermando, subito e con forza, che il raid è uno sforzo guidato dai democratici. Voluto, insomma, per impedirgli di conquistare un altro mandato alla Casa Bianca nel 2024.

La Casa Bianca, attraverso i suoi funzionari, dal canto suo ha spiegato che no, non sapeva nulla del raid e di avere appreso dell’operazione via Twitter. Il presidente, Joe Biden, non era stato informato in anticipo dal Dipartimento di giustizia.

A poco, o a nulla, è valso specificare che l’attuale direttore dell’FBI, Christopher Wray, a suo tempo era stato nominato proprio da Trump. Per i repubblicani, anche per quelli che piano piano si stavano allontanando dal tycoon, fare irruzione nella casa di un ex presidente è troppo. A maggior ragione se pensiamo, appunto, che fra tre mesi si terranno le elezioni di midterm.

A mancare, concludendo, agli occhi dei repubblicani sarebbe stata la giustificazione estrema. Quella che, per intenderci, dà modo all’FBI di turno (tramite mandato) di perquisire la residenza di un ex presidente o un membro del Congresso. Vitamina pura per Trump, desideroso di vendicarsi e di riprendersi la Casa Bianca.

 

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