Guerra

E Trump «affonda» Zelensky

Il bilaterale fra il presidente americano e quello ucraino è degenerato in urla e minacce ed è terminato in anticipo in un clima di grande tensione – Il tycoon ha accusato il leader di Kiev di «non essere pronto per la pace» – L'UE fa quadrato intorno all'Ucraina
©JIM LO SCALZO / POOL
Tommy Cappellini
Tommy Cappellini
01.03.2025 00:00

Nello Studio Ovale, durante l’incontro fra Trump e Zelensky, non sono volati i piatti e non si sono alzate le mani, ma poco ci è mancato. I momenti di alta se non di altissima tensione sono stati più d’uno, in un crescendo durato una ventina di minuti e per giunta in diretta tivù. Per rendere la gravità della cosa, basti notare che la conferenza stampa finale congiunta dei due presidenti è stata annullata. Eppure tutto era iniziato con toni passabilmente cordiali. Provocando un po’ – ma ormai lo conosciamo – Trump ha accolto il presidente dell’Ucraina sottolineando che questa volta si era «vestito piu elegante». Il programma dell’incontro prevedeva la firma – alla fine saltata pure questa – dell’accordo «equo» tra Washington e Kiev sullo sfruttamento dei minerali in Ucraina e poi la ricerca di una soluzione condivisa per far procedere i negoziati di pace con Mosca. Che adesso sono più che mai fragilissimi.

Accuse di ogni tipo

La temperatura è subito salita quando JD Vance, il vice di Trump, ha detto che gli Stati Uniti intendono risolvere il conflitto «con la diplomazia». Zelensky gli ha ricordato che «nessuno ha fermato Putin quando ha occupato parte dell’Ucraina nel 2014. Nel 2019 ho firmato l’accordo di cessate il fuoco con Macron e Merkel. Ma dopo Putin ha infranto il cessate il fuoco. Di che tipo di diplomazia parli?». E qui l’escalation verbale è partita a razzo. «Parlo del tipo di diplomazia – ha replicato Vance – che metterà fine alla distruzione del tuo Paese. Penso che sia una mancanza di rispetto venire qui nello Studio Ovale e cercare di litigare. Al momento vai in giro e costringi i coscritti in prima linea perché hai problemi di uomini. ». «Ma sei mai stato in Ucraina a vedere i problemi che abbiamo? Dovresti venire una volta» è stata la replica di Zelensky, che però ha scatenato Vance: «Ho visto che portate chi è in visita in un tour di propaganda. Non sei d’accordo sul fatto che avete dei problemi a reclutare soldati?». Ma il momento che ha fatto ribollire Trump è stato quando Zelensky ha detto che durante la guerra «tutti hanno problemi, voi che avete un bell’oceano di mezzo non lo sentite ora ma lo sentirete in futuro». Apriti cielo. «Non dirci come ci sentiremo – ha tuonato Trump – stiamo cercando di risolvere un problema! Non sei nella posizione di dettarlo. Al momento non sei in una buona posizione. Non hai le carte!». Pronta e affilata la risposta di Zelensky: «Non sono qui per giocare a carte». Al tycoon non è rimasto che ribattere che Zelensky stava «giocando con la terza guerra mondiale». Poi si è aggiunto Vance: «Hai mai ringraziato? Certo non lo hai fatto in questa riunione. Sei andato in Pennsylvania a fare campagna per l’opposizione. Offri almeno qualche parola di apprezzamento per gli Stati Uniti e per il presidente». A questo punto, il tono di Vance era già fuori controllo e Zelensky glielo ha fatto notare. «Non sta parlando ad alta voce – ha ribattuto Trump per Vance – e il tuo Paese ha molti problemi. Non stai vincendo. Vi abbiamo dato, con quello stupido presidente, 350 miliardi». Riferimento pesante a Joe Biden. «O firmi l’accordo o noi siamo fuori. Senza le nostre armi la guerra sarebbe finita in due settimane» ha detto Trump. Al che Zelensky ha provocato: «No, in tre giorni, l’ho già sentito da Putin». La «conversazione» è poi andata avanti in tono. «Se puoi ottenere un cessate il fuoco lo prendi, così le pallottole smettono di volare» ha incalzato Trump, sapendo che Zelensky, pochi minuti prima, aveva negato compromessi, essendo «Putin un killer». Alla fine, Zelensky ha lasciato in anticipo la Casa Bianca, con Trump che avrebbe in seguito affermato di valutare «la possibilità di interrompere gli aiuti militari in corso verso l'Ucraina», secondo fonti dell'amministrazione al Washington Post.

Una vecchia storia

Insomma, è stato un disastro. Ma c’è da dire che la «ruggine» fra Trump e Zelensky è di vecchia data e riguarda anche alcune vicende di politica interna USA. La punzecchiatura di Vance sulla «campagna elettorale in Pennsylvania» (a favore di Kamala Harris) ha subito richiamato alla mente di chi segue la politica USA un altro contrasto meno recente: già nel 2019 Zelensky si rifiutò di indagare sui rapporti tra Hunter Biden e la società energetica ucraina Burisma, come chiesto dall’allora presidente Trump. Che, di suo, in queste ultime settimane ha cercato in molti modi di delegittimare il presidente ucraino, alimentando la narrazione che il principale responsabile della guerra sia proprio Zelensky, e non Putin.

Le reazioni

Già, Putin. Sarebbe eccessivo definirlo il vero vincitore dello scontro, ma è probabile che ora il presidente russo si trovi in una posizione di ulteriore vantaggio in vista dei negoziati per la pace. Il patatrac di oggi alla Casa Bianca, tra l’altro, è avvenuto solo poche ore dopo una buona intesa raggiunta sull’Ucraina tra funzionari diplomatici russi e americani a Istanbul. Altra notizia di oggi, è che gli Stati Uniti hanno concesso il gradimento al nuovo ambasciatore russo a Washington, Alexander Darchiev. Un «disgelo» sempre più forte, che mette Zelensky - e l’UE - all’angolo. Tanto che a Mosca hanno commentato con soddisfazione il tracollo del bilaterale. L’ex presidente Medvedev ha detto che «Trump ha detto la verità: il regime di Kiev sta giocando con la Terza guerra mondiale». La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha sottolineato che «la più grande bugia di Zelensky è stata l’affermazione secondo cui il regime di Kiev nel 2022 è stato lasciato solo, senza sostegno». L’UE, dal canto suo, si è stretta intorno a Zelensky. «Caro Zelensky non sei mai solo», hanno detto all’unisono la presidente della Commissione UE von del Leyen e quella del Parlamento Roberta Metsola. Donald Tusk, presidente di turno dell’UE, ha adottato la stessa linea. Macron ha approfittato dell’occasione per ribadire la sua linea, auspicando «un’Europa che sia una potenza. E adesso è l’ora del sussulto». Il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ribadito di «essere al fianco dell’Ucraina», mentre il ministreo degli Esteri italiano Tajani ha detto che «siamo in un passaggio delicato, dobbiamo essere molto prudenti». 

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