Il caso

È un cantante pro-guerra, ma quel video fa «propaganda LGBT»

Un canale televisivo russo, Tochka TV, è stato multato da un tribunale di Mosca per aver mostrato il video di un popolarissimo singolo di Nikolai Baskov nel quale «la gelosia del protagonista non è verso una donna, ma verso un uomo che ha tradito il protagonista con una donna»
© Moscow Times
Red. Online
21.12.2023 09:00

Un cortocircuito. Così, infatti, potremmo definire quanto riportato dal portale indipendente Vyorstka, secondo cui un canale musicale russo – mercoledì – è stato multato per aver mostrato «propaganda LGBT». Come? Mandando in onda un video musicale del popolare, anzi popolarissimo cantante pro-guerra Nikolai Baskov.

Il tribunale distrettuale Tagansky di Mosca, aggiunge il Moscow Times, ha stabilito che il video di Strannik, singolo pubblicato nel 2012 da Baskov e ambientato ai tempi dell'Impero Romano, rappresenta un'orgia immaginaria e, ancora, contiene «segni di una relazione interpersonale romantica» tra il protagonista del video e un altro uomo. Una lunga perifrasi, insomma, per dire che il video ha a che fare con l'universo gay tanto inviso al Cremlino. Di qui, appunto, la decisione: il tribunale ha giudicato il canale musicale, Tochka TV, colpevole di «propaganda LGBT». Secondo Vyorstka, Tochka TV si è visto recapitare una multa di 1 milione di rubli, circa 11 mila dollari.

Spiegando la sentenza, il giudice ha dichiarato che «la gelosia del protagonista non è verso una donna, ma verso un uomo che ha tradito il protagonista con una donna». Di più, il tribunale ha aggiunto che il video «si svolge sullo sfondo di un'atmosfera di edonismo e dissolutezza». Atmosfera che, citiamo, «si realizza principalmente attraverso scene ripetute di interazione sensoriale non verbale tra due persone dello stesso sesso biologico (femminile) in un contesto sessuale».

Baskov, 47 anni, ha regolarmente difeso l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, descrivendola come «la fine di un genocidio e la prevenzione di un attacco alla Russia». È stato uno dei numerosi cantanti russi che si sono offerti di pagare una ricompensa ai soldati nel caso avessero distrutto i carri armati di fabbricazione occidentale in Ucraina. E ancora: Baskov è generalmente ben visto al Cremlino, tant'è che il presidente Vladimir Putin lo scorso ottobre gli ha conferito l'Ordine d'Onore «per i meriti nel progresso della cultura e dell'arte nazionale».

Detto ciò, da un decennio a questa parte le autorità russe hanno minato sempre più i diritti della comunità LGBT. È stato proprio Putin, firmando una legge che vieta la «propaganda» LGBT verso i minori nel 2013, legge nel frattempo divenuta ancora più restrittiva poiché dall'anno scorso è rivolta a qualsiasi età, ad avviare il giro di vite. Poche settimane fa, la Corte Suprema russa ha messo al bando il cosiddetto «movimento internazionale LGBT», che formalmente fra l'altro non esiste, con l'accusa di essere un'organizzazione «estremista» (ne avevamo parlato qui e qui). Un problema che, evidentemente, si riflette sulle organizzazioni LGBT locali: le persone, infatti, rischiano fino a sei anni di carcere se condannate per coinvolgimento in un'organizzazione «estremista».

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