Ebrahim Raisi e il rapporto dei presidenti iraniani con gli elicotteri

La notizia delle morte di Ebrahim Raisi e degli altri occupanti dell’elicottero sul quale viaggiavano al confine fra Iran e Azerbaigian, ieri, ha subito richiamato alla memoria altri due incidenti che hanno coinvolto altrettanti presidenti iraniani. Parliamo di Abolhassan Banisadr, il primo presidente della Repubblica Islamica dopo la Rivoluzione khomeinista e l’abolizione della monarchia, e Mahmoud Ahmadinejad.
Nell’agosto del 1980, in un contesto di crescenti tensioni con l’Iraq di Saddam Hussein, l’elicottero militare su cui viaggiava Banisadr in una zona al confine fu protagonista di uno schianto. Il pilota perse il controllo del mezzo a causa di problemi tecnici. Incredibilmente, il presidente ne uscì (quasi) illeso. Comunque senza gravi conseguenze. Fatale, politicamente parlando, fu un’altra caduta: i crescenti attriti fra Khomeini e Banisadr, infatti, portarono all’epilogo del 1981, con Khomeini che richiamò a sé i poteri di Comandante in capo. Il 21 giugno il Parlamento iraniano, il Majlis, votò la deposizione di Banisadr. Deposizione che Khomeini firmò e rese ufficiale il giorno successivo. Ancor prima che Khomeini firmasse la sua deposizione, a ogni modo, le Guardie della rivoluzione si impadronirono del palazzo presidenziale, imprigionando molti giornalisti e amici del presidente; alcuni di loro furono condannati a morte nei giorni successivi.
Il 2 giugno 2013, invece, l’elicottero che trasportava Ahmadinejad e un gruppo di funzionari governativi effettuò un atterraggio di emergenza in una regione montuosa nel nord dell'Iran. Il pilota, nonostante l’emergenza, riuscì a far atterrare il mezzo in sicurezza sulla catena montuosa dell'Alborz e nessuno degli occupanti a bordo rimase ferito. Ahmadinejad, in quell’occasione, stava andando a inaugurare tre progetti stradali nella provincia di Mazandaran.