Ecco come Barcellona si prepara a un futuro senza piogge

Un futuro senza pioggia. O, nelle migliore delle ipotesi, con precipitazioni tutto fuorché sufficienti. Parliamo di Barcellona e, come scrive Repubblica, delle sfide che attendono la città catalana, vera e propria capitale spagnola del turismo e dell'economia. Il governo della Catalogna, di fronte a una siccità senza precedenti e agli effetti, sempre più evidenti, del cambiamento climatico, sta cercando soluzioni che garantiscano l'approvvigionamento idrico ai cittadini.
Ma andiamo con ordine. Come l'Andalusia, anche la Catalogna sta vivendo un periodo siccitoso. Secondo alcuni studi, addirittura, la siccità attuale sarebbe la peggiore da 1.200 anni a questa parte. L'Agenzia Catalana del Agua, leggiamo, ha spiegato che negli ultimi 15 anni i periodi di assenza o scarse piogge sono raddoppiati. Di conseguenza, nei serbatoi è rimasto appena il 15,8% di acqua. La risorsa più preziosa di tutte. Da quasi 40 mesi, oramai, dal cielo non arrivano segnali. Non parliamo di interventi divini, ma di pioggia appunto. Sono più di tre anni che a Barcellona e, in generale, in Catalogna non piove a sufficienza per poter irrigare i terreni. Alcuni residenti hanno perfino riferito che non c'è più acqua per annaffiare gli alberi o per «lavare i piatti». Incredibile.
Che fare, dunque? Sempre Repubblica cita due strategie. Da un lato, il classico risparmio idrico. Con restrizioni per la popolazione. Dall'altro, investimenti per creare (o in ultima istanza comprare) l'acqua. Lo scorso anno, nel 2023, il governo catalano ha varato un piano da 2,4 miliardi di euro per creare invasi e infrastrutture capaci di recuperare l'acqua piovana e, parallelamente, per costruire impianti di desalinizzazione. L'investimento si protrarrà fino al 2027. Barcellona, a oggi, dispone già dell'impianto di desalinizzazione più grande d'Europa. Capace di offrire una quantità d'acqua pari a quella di 53 piscine olimpioniche al giorno. Finora, ha soddisfatto circa un terzo dei consumi dell'area metropolitana. Ma per garantire acqua per tutti, in particolare in estate, quando è previsto il picco di turisti, servono altri due impianti.
Se la siccità dovesse proseguire, nel breve potrebbe rendersi necessario addirittura il trasporto di acqua tramite navi. Una possibilità, questa, che potrebbe verificarsi già quest'estate, qualora la primavera non dovesse portare abbastanza piogge. Così David Mascort, responsabile dell'Azione per il clima in seno al governo catalano: «Le navi non risolveranno il nostro problema della siccità, saranno solo una soluzione temporanea per fornire acqua alle infrastrutture critiche in casi estremi. Puntiamo, piuttosto, su investimenti che consideriamo necessari, affinché entro il 2030 la Catalogna disponga di abbastanza acqua per affrontare la siccità strutturale e smettere di dipendere dalla pioggia».
Affinché le cose migliorino, evidentemente, serve uno sforzo anche da parte della popolazione. A inizio febbraio, le autorità hanno chiesto una riduzione dei consumi di acqua del 5% per i residenti e fino all'80% per gli agricoltori. L'acqua potabile, nello specifico, è stata negata per attività "collaterali" come il lavaggio delle auto, il riempimento di piscine, la pulizia delle strade e l'innaffiamento di giardini. Il concetto, par di capire, è chiaro, ancorché semplice: se manca acqua, quella che rimane va gestita e non sprecata, ad esempio organizzando uno schiuma party. Ancora Mascort: «Non abbiamo mai dovuto affrontare una siccità così lunga. Andava e va affrontata come la pandemia. Dobbiamo smettere di pensare che l’acqua sia una risorsa infinita e iniziare a pensare a come riciclare ogni goccia all’infinito».