Ecco come gli ucraini hanno catturato i soldati nordcoreani: «Non si arrendono mai, sono pronti a morire»
Dopo mesi di voci non confermate e informazioni filtrate con il contagocce dall’intelligence ucraina e sudcoreana, lo scorso 9 gennaio le truppe di Kiev sono finalmente riuscite a catturare due soldati nordcoreani, fornendo finalmente la prova tangibile sull’impiego degli uomini di Pyongyang tra le file dell’esercito russo.
I soldati nordcoreani sono stati descritti come altamente disciplinati e pronti a morire, ma anche molto giovani e con poca esperienza sul campo di battaglia.
La cattura di un soldato nordcoreano era da tempo un obiettivo delle forze speciali ucraine, un’impresa tutt’altro che facile dato che gli uomini di Pyongyang, stando alle testimonianze di Kiev, sarebbero disposti a uccidere sé stessi o i compagni feriti piuttosto che finire prigionieri del nemico.
Lo scorso gennaio per le forze speciali ucraine si è presentata l’occasione di provare a catture un nordcoreano, quando tre soldati sono rimasti bloccati nella cosiddetta «zona grigia», una pericolosa terra di nessuno nella regione di Kursk dove, secondo l’intelligence, operavano proprio gli uomini di Pyongyang. «Probabilmente sono stati abbandonati», ha riferito alla Associated Press un soldato ucraino delle forze speciali che ha partecipato alla missione. La squadra, racconta il militare a cui è stato garantito l’anonimato, ha attraversato una foresta per raggiungere le coordinate in cui un drone da ricognizione aveva individuato i tre soldati dispersi.
«I nordcoreani sono incredibilmente resistenti. Li abbiamo visti trasportare carichi enormi: un soldato piccolo come un bambino, con uno zaino pesante e una mitragliatrice, eppure riusciva a correre», ha dichiarato il militare, spiegando che dopo uno scontro a fuoco due nemici sono stati uccisi, mentre il terzo è stato ferito alle gambe.
L’uomo, mentre veniva soccorso, avrebbe cercato una granata nella sua tasca, ma questa sarebbe stata prontamente confiscata dal comandante dell’unità ucraina.
La fonte dell’esercito di Kiev ha detto all’AP di aver cercato di comunicare con il prigioniero, parlando in russo, per poi passare ad un inglese stentato. Si trattava di un nordcoreano di 21 anni che aveva già trascorso 4 anni nell’esercito: «L'ho guardato e, sinceramente, mi è dispiaciuto per lui. Ha chiesto dell'acqua e gliene abbiamo data un po'. Poi ha chiesto una sigaretta e gliene abbiamo data una. Ci ha chiamato "fratelli"».
La squadra ha bendato le gambe del nordcoreano e mentre lo stava trasportando verso il territorio controllato dall'Ucraina un drone da ricognizione russo ha iniziato a far fuoco: «Devono aver capito che lo avevamo catturato ed erano pronti a farlo fuori», ha riferito ancora il soldato ucraino, spiegando che alla fine sono riusciti a caricarlo su un veicolo di evacuazione.
Lo stesso giorno di gennaio, i soldati di un'unità aviotrasportata sono riusciti a catturare un secondo un soldato inviato da Pyongyang, questa volta per puro caso, durante una «battaglia intensa» in cui i nordcoreani «attaccavano senza sosta», stando al resoconto del paracadutista 27.enne Maksym Didorchuk. «I loro assalti sono massicci, ma sono trattati come uomini sacrificabili. Sono tosti perché fanno numero. Eseguono gli ordini e non si arrendono mai», ha detto Didorchuk.
Dopo ore di scontri, un drone da ricognizione avrebbe individuato un soldato rimasto solo che si muoveva in modo irregolare dal lato russo verso le retrovie della postazione ucraina. «Nessuno sapeva chi fosse. L'ordine era di intercettarlo, fornire assistenza medica se necessario e poi decidere il da farsi», ricorda il soldato ucraino, raccontando che lui e un altro paracadutista si sono diretti verso il nemico guidati da un drone da ricognizione. Una volta raggiunto, gli avrebbero chiesto in ucraino, in russo e in inglese se avesse bisogno di aiuto, senza mai ottenere risposta. Il soldato nordcoreano è stato descritto con una ferita al braccio e la mascella fasciata. I suoi movimenti sarebbero stati lenti e scoordinati, probabilmente a causa di una commozione cerebrale, secondo Didorchuk.
Il soldato asiatico sarebbe stato spogliato del suo coltello e delle sue granate e condotto in una trincea in attesa di un trasporto. Lì avrebbe chiesto diverse sigarette. Quando il veicolo è arrivato, «il soldato nordcoreano si è improvvisamente lanciato contro un pilastro di cemento, sbattendoci la testa», racconta il paracadutista, affermando: «L'ho visto come un tentativo di autodistruzione». In seguito, una volta trasportati a Kiev, il servizio di sicurezza ucraino SBU ha interrogato i due prigionieri, ma questa è una storia già nota.