Emmanuel Macron sta giocando con la Gioconda?
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Quello del presidente francese Emmanuel Macron di martedì 28 gennaio nella stanza des États al Louvre, davanti all’opera più famosa del mondo, non è stata solamente una conferenza stampa, ma un discorso che lega inevitabilmente l’arte alla politica e alle istituzioni.
Cos’è l’arte per noi, oggi?
Che a presentare il progetto della Nouvelle Renaissance – Nuova Rinascita o Nuovo Rinascimento – del museo più visitato al mondo sia stato proprio il presidente francese Emmanuel Macron, e non Laurence des Cars, la presidentessa-direttrice del museo, non suscita stupore. Dopotutto, stiamo parlando di un museo che arriva a ospitare 9 milioni di visitatori all’anno provenienti da tutto il mondo (con una previsione di 12 milioni per il futuro). Certamente, però, testimonia dell’importanza che ricoprono l’arte, l’istituzione artistica e le infrastrutture che la ospitano per la presentazione dello Stato stesso. Ma che significato ha dunque l’arte per noi, oggi?
Sicuramente, la risposta a questa domanda dipenderà dalla persona a cui viene posta. Un artista potrebbe rispondere che si tratta della rappresentazione della realtà o di una fuga da essa, un imprenditore potrebbe vederci una risorsa economica, per alcuni potrebbe rappresentare un arredamento e per altri ancora un momento di contemplazione o introspezione.
La risposta del presidente Macron è invece di natura politica: «In un momento in cui sembra che l’immediatezza e i discorsi di forza abbiano un potere ipnotico su molti – ha rotto il ghiaccio il presidente –, parlare di tempi lenti, di cultura e di arte è, ritengo, uno dei messaggi che la Francia ha offerto al mondo. Questa è una lotta politica – ha aggiunto il presidente nel corso del suo intervento – ed è per questo che crediamo nel sistema di valori che abbiamo costruito».
Uno strumento politico
Il progetto Renaissance si iscrive, dunque, in una narrazione che vede l’arte come un mezzo di esaltazione, rinnovamento e, come riferisce il titolo del piano stesso, di rinascita del patrimonio artistico francese e della Francia stessa.
La dinamica a cui si è accodato Macron è, dunque, quella che vede il presidente Barack Obama parlare di progresso durante l’inaugurazione nel 2016 del Museo nazionale di storia e cultura afroamericana a Washington. Oppure, ancora, quella dell’apertura, da parte del presidente Xi Jinping e dei maggiori leader della Repubblica Popolare Cinese, del Museo del partito comunista cinese in occasione del 100esimo anniversario della fondazione del partito. Si tratta di una dinamica che va oltre la singola opera d’arte, senza soffermarsi su di essa, ma che invece considera l’insieme delle creazioni artistiche appartenenti all’istituzione e le trasforma in un’entità indefinita, a cui vengono attribuiti i nomi di ‘cultura’, ‘progresso’ o ‘celebrazione’, diventando nel suo insieme uno strumento al servizio della politica, trascendendo l’arte stessa.
Ma torniamo alla Francia, al Louvre, alla Mona Lisa e al progetto ‘Rinascita’. In questo caso, infatti, non si parla di inaugurazione, ma di comunicazione di importanti cambiamenti riguardanti il museo.
Guardando al di là della Gioconda
Di questa proposta si è sentito parlare in particolare per il fatto che «la Gioconda sarà spostata in una sala autonoma», frase del presidente che ha regalato il titolo a molti articoli di giornale. Ma in che cosa consiste realmente questo progetto definito da Emmanuel Macron come «colossale»?
Si tratta di una trasformazione del museo del Louvre per rispondere al forte aumento dei visitatori. Basti pensare che è stato concepito per ospitare 4 milioni di persone e a oggi sono invece 9 milioni coloro che durante l’anno si recano al museo.
Sulla scia del progetto delle piramidi, simbolo del Louvre, risalente agli anni ’80 e promosso dall’allora presidente François Mitterrand, e realizzato dall’architetto Ieoh Ming Pei, anche la Nouvelle Renaissance si propone, dunque, di aumentare la capienza degli spazi.
Di seguito, gli obiettivi fissati: «da completare entro il 2031»
– La
creazione di un nuovo grande ingresso, attraverso un concorso
internazionale di architettura, che contribuirà a riequilibrare i flussi di
visitatori;
– il
restauro dei giardini del Carrousel e delle Tuileries, che si vorrebbe
tornassero ad essere il centro fresco e vivo della metropoli;
– la
costruzione di vaste aree sotterranee sotto le piramidi: la nuova «spina
dorsale del Louvre»;
– la
creazione – come tutti ormai sappiamo – di uno spazio dedicato alla Gioconda,
accessibile indipendentemente dal resto del museo;
– il
restauro delle infrastrutture, progettato per garantire la sicurezza, la
protezione delle collezioni, il comfort dei visitatori, le condizioni di lavoro
del personale – menzionato per ben due volte nel corso della conferenza stampa
– e l’accesso alle persone a mobilità ridotta;
– tariffe
d’ingresso differenziate e più elevate – e questo potrebbe interessare
noi svizzeri e ticinesi – per i visitatori provenienti da Paesi non
appartenenti all’UE a partire dal 1° gennaio 2026;
– un
importante piano di depositi per avvicinare le collezioni nazionali alle
regioni;
– l’obiettivo
di raddoppiare il numero di studenti che riceveranno un’educazione
artistica e culturale all’avanguardia, portandolo a 900’000.
È stato dunque per annunciare un ampliamento degli spazi e un aumento dei prezzi che il presidente Macron ha tenuto il suo discorso in conferenza stampa?
Lo scopo finale del progetto, come ha informato il presidente della Repubblica stesso, è in realtà quello di «trasformare il Louvre in un Louvre del sapere – obiettivo giudicato da alcuni troppo elitario o addirittura snob –. Una delle vocazioni primarie di un tale museo divenuto in qualche modo musée monde – ha concluso Macron – è la trasmissione». Questo, dunque, il ruolo affidato al museo d’arte più visitato, oggi. Un messaggio che, partendo da un’istituzione culturale quale il Louvre, o persino da un singolo dipinto, mira a presentare au monde la centralità della Repubblica francese a livello internazionale.