Fra arte e beneficenza, ecco la «Madonna con Javelin»
Saint Javelin. È il simbolo, o meglio uno dei simboli, della resistenza ucraina. L’immagine è forte, fortissima. E colpisce. Non potrebbe essere altrimenti, considerando il contesto attuale.
Bene, ma di che cosa parliamo? Di una Madonna ortodossa, vestita di verde, che regge un missile anticarro. Un Javelin, appunto, l’arma statunitense divenuta a sua volta icona del conflitto.
Questo meme, in realtà, è figlio di un’opera d’arte del 2012. Ha trovato vigore e forza grazie al guizzo di Christian Borys. Un giornalista attivo in Ucraina fra il 2014 e il 2019. Alcuni giorni prima dell’inizio della guerra, leggiamo sul Kyiv Independent, il nostro ha messo in vendita un adesivo ricavato dalla Madonna con arma anticarro. Il prezzo? Dieci dollari.
L’obiettivo, beh, era e rimane aiutare gli orfani ucraini. A tal proposito, Borys ha pure creato un sito web, SaintJavelin.com, per vendere gli adesivi.
Le aspettative
Le aspettative, all’inizio, secondo logica erano basse. Il tetto era stato fissato a 30 mila dollari. Un mese più tardi, Borys ha racimolato oltre un milione. Travolto da un successo del tutto inaspettato, l’orizzonte dell’ex giornalista è cambiato. Si è allargato.
«Quando ero in Ucraina – racconta il fondatore di SaintJavelin.com al Kyiv Independent – mi sono occupato delle famiglie che avevano perso il papà in guerra». Per guerra, va da sé, Borys intende quella nel Donbass iniziata nel 2014, sulla scia dell’annessione della Crimea da parte della Russia.
Borys, a suo tempo, aveva intervistato vedove e madri. Ascoltando e raccogliendo il loro dolore. E promettendo, dentro di sé, che un giorno avrebbe fatto qualcosa per loro e per quei bambini. Assistenza, in particolare, attraverso borse di studio. Nella speranza di un domani migliore, lontano dalle armi e dalla devastazione. «È una di quelle cose che ti restano dentro. Per sempre».
«Non è riciclaggio»
Borys, di Toronto, nel mettere in piedi la sua iniziativa ha collaborato con un ente di beneficenza canadese, HelpUsHelp. Presto, è arrivato a vendere oltre seimila articoli in sessanta Paesi diversi. «È diventato un lavoro a tempo pieno» ha precisato.
Di più, Borys ha saputo superare problemi operativi e logistici. Ha pure convinto le banche, che inizialmente avevano congelato i suoi conti poiché temevano di trovarsi di fronte a una vasta operazione di riciclaggio.
Giorno dopo giorno, vendita dopo vendita, adesivo dopo adesivo, la missione dell’iniziativa è cambiata. Abbracciando, oltre a HelpUsHelp, il Fondo 2402 creato dai giornalisti ucraini, che mira a fornire agli stessi giornalisti e alle redazioni attrezzature, veicoli e indumenti protettivi affinché possano seguire al meglio la guerra.
Lo stesso Borys, oltre a mandare avanti SaintJavelin.com, ha collaborato con il Congresso mondiale ucraino, l’organizzazione che rappresenta la diaspora ucraina nel mondo. Nello specifico, ha aiutato a creare una catena logistica per gli aiuti che confluivano nel Paese: kit di pronto soccorso, giubbotti antiproiettile, elmetti e via discorrendo.
L'idea originale
La Madonna che imbraccia un Javelin, dicevamo, non è una novità assoluta. Soprattutto, non è una creazione di Borys. L’idea originale è di un artista statunitense, Chris Shaw, che nel 2012 si inventò un dipinto intitolato Madonna Kalashnikov. L’icona religiosa femminile, in mano, teneva un AK-47. Shaw si ispirò alla primavera araba. Quella Madonna, nel 2015, venne arruolata (si fa per dire) dall’esercito ucraino che ne fece un simbolo.
L’alterazione digitale, invece, è stata curata da un grafico impiegato da Borys, Evgeniy Shalashov, di Leopoli. Interrogato dal Kyiv Independent, Shaw ha ammesso che – sulle prime – è rimasto interdetto nel trovarsi una sua opera, rivisitata, divenuta virale sotto forma di meme. «Nessuno mi ha chiesto se la mia arte potesse essere usata o venduta» ha spiegato. Tuttavia, Shaw ha pure chiarito che l’importante è fare del bene.
L'importanza dei Javelin
Il successo dell’iniziativa, a detta di Borys, è legato a doppio filo all’importanza delle armi anticarro nell’economia del conflitto. I Javelin, di produzione statunitense, stanno permettendo all’Ucraina di resistere all’invasione russa.
Gli americani e gli alleati NATO, secondo le stime, hanno già inviato oltre 17 mila missili anticarro nel Paese. Della serie: d’accordo i simboli, ma bisogna anche essere concreti.