Il reportage

Fra proteste e sostegno, ecco la Washington che si prepara a Donald Trump

Nelle strade della capitale federale si respira un'atmosfera completamente diversa rispetto a otto anni fa
©ALLISON DINNER
Davide Mamone
19.01.2025 23:00

Ai piedi della gigantesca statua di Abraham Lincoln, a Washington, l’atmosfera alla fine della People’s March – a due giorni dal secondo Inauguration Day del presidente repubblicano – è completamente diversa rispetto al 2017.

Otto anni fa, un milione di persone si riversò per le strade della capitale per protestare contro le idee che Trump personificava. Avvolgendo velocissimamente il nastro fino ai giorni nostri, le circa 15 mila persone che si sono presentate nella capitale sabato hanno lanciato soltanto un urlo stanco contro ciò che Trump potrebbe fare durante il suo secondo mandato.

Una manciata di incontri semi-laboratoriali all’aperto, che hanno fatto da contorno alla marcia, hanno istruito i partecipanti su che cosa fare nelle prossime settimane per aiutare richiedenti asilo e immigrati, persone transgender e donne, nel caso in cui il presidente repubblicano attacchi i loro diritti per decreto o attraverso il Congresso. Una contro-manifestazione di testa, insomma, più che di pancia.

«Spero che le donne che hanno votato per i conservatori a novembre non debbano mai vivere le conseguenze che hanno inflitto con quel loro voto a milioni di altre» dice Meridith, un’infermiera di 35 anni che vive in Michigan.

Meredith ha addosso un costume rosso fuoco di The Handmaid’s Tale, la serie TV che racconta la storia di un’America distopica governata da una ferrea dittatura di soli uomini e in cui il ruolo delle donne è quasi unicamente quello di riprodurre figli.

«Non è più così distopico ora - dice Meridith -. Ci stiamo già dirigendo verso quel sistema». Meridith non è sola. Ma è attorno a donne come Jessica, la quale teme che quelle del 2024 siano state le ultime elezioni «del nostro esperimento democratico»; e Isa, una donna ispanica immigrata dal Venezuela vent’anni fa, la quale spera in un futuro diverso per la nipotina di 8 anni, a cui tiene la mano.

Non mancano, tuttavia, una manciata di sostenitori del movimento Make America Great Again (MAGA). Uno di loro si chiama James, è un uomo di Austin, in Texas, il quale dice di sentirsi più minacciato «dalla sinistra socialista democratica» che dai conservatori repubblicani. Nel passeggiare lungo il Lincoln Memorial dice di essere stato insultato da alcuni manifestanti anti-Trump per la sua sciarpa MAGA, e che suo marito Jeff - che, al contrario suo, ha votato per Joe Biden nel 2020 e per Kamala Harris nel 2024, ma ha accettato di accompagnarlo - ha dovuto correre ai ripari per difenderlo. In migliaia si sono presentati da ogni angolo d’America come James, delusi per non poter assistere alla cerimonia all’esterno ma felici di sentire il prossimo presidente vicino a loro.

Matt ha guidato dalla Louisiana con la moglie per 16 ore. Ray e Melinda da San Antonio in Texas per due giorni.

David, cappellino rosso MAGA e giubbotto impermeabile giallo, è invece del Missouri. Il suo volto paonazzo sta perdendo la lotta contro la pioggia inarrestabile che si è riversata fuori dalla Capital One Arena di Washington, dove era in programma un comizio di Trump di fronte a migliaia di sostenitori. È in fila già da un paio d’ore in attesa di ascoltarlo, ed esprime il proprio ottimismo: «Credo che questa volta Trump arrivi a Washington consapevole di chi ci sia nei ministeri per ostacolare i suoi piani», spiega al CdT. Riesce a dire una cosa che Biden è riuscito a fare bene? «Sì - risponde - quella che farà domani: andarsene».

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