Francesco: «La crisi climatica globale sta sgretolando il mondo»
Per la prima volta nella storia della Chiesa, un documento pontificio viene completato da un secondo. L’esortazione apostolica Laudate Deum di Francesco, diretta «a tutte le persone di buona volontà» che non a caso è presentata oggi in Vaticano - festa del Poverello d’Assisi autore del Cantico delle creature - è infatti una sorta di appendice dell’enciclica Laudato si’, a 8 anni dalla sua pubblicazione, ma contiene anche molti riferimenti alla Fratelli tutti, l’altra lunghissima lettera apostolica del pontefice argentino dedicata al primato della persona.
Il motivo di questo nuovo, breve testo è dichiarato fin dall’inizio: «Non reagiamo abbastanza» al pericolo che incombe sull’umanità, poiché «il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura». Ma non si tratta di una visione apocalittica, non è la fine del mondo, piuttosto un invito a fare presto per migliorare la Terra, perché la nostra mancanza di iniziativa si sta riflettendo in termini di «salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e altri ambiti», dice il Papa.
Il mondo è malato. E «gli attacchi alla natura hanno conseguenze sulla vita dei popoli». Uno di questi è costituito dall’esodo crescente delle migrazioni. La gente abbandona le proprie terre per via della desertificazione dovuta al surriscaldamebnto. La particolarità dell’esortazione di Bergoglio è che ha poco di “ecclesialese”. Lo stile è semplice, colloquiale, pare quasi un articolo per una rivista, perché lo scopo dichiarato è accrescere ulteriormente nelll’opinione pubblica e nei governanti la consapevolezza dell’urgenza di tutelare, con i fatti e non a parole, la “casa comune”, ovvero il Creato.
Il primo capitolo è infatti dedicato alla crisi climatica globale. Cita, quasi fosse un meteorologo, il caldo anomalo, la siccità, le piogge, il clima impazzito, lo scioglimento dei ghicciai e della calotta polare e «altri lamenti della Terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi».
La causa è antropica. Solo riducendo la concentrazione dei gas serra si potrà raffreddare il Pianeta. Su questo non ci sono dubbi. E attacca gli scettici e tutti coloro che non credono nelle evidenze scientifiche, insieme con coloro che vaticinano una ingente perdita di posti di lavoro legati alla produzione fossile, spiegando che semmai le carestie, la siccità e gli altri malanni della natura provocati dal carbone sono alla base di povertà e disoccupazione e ricordando che la transizione ecologica porterà invece a nuovi impieghi.
Bergoglio critica «certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica». Ma se la prende anche sulle diagnosi apocalittiche di certi ambientalisti, che sono «irragionevoli e non sufficientemente fondate». Francesco resta ottimista, sostiene che «la possibilità di una svolta è reale», ma bisogna prendere atto della realtà e soprattutto darsi da fare globalmente, a livello di comumnità mondiale, nella consapevolezza che «nessuno si salva da solo». Poi cita il «crescente paradigma tecnocratico», basato sull’idea prometeica e superomistica di onnipotenza dovuta allo sviluppo della tecnologia e del progresso, compresa l’intelligenza artificiale, che contribuisce all’illusione di un essere umano senza limiti.
La pandemia, dice, non ci ha insegnato niente. Se l’immensa crescita tecnologica non è accompagnata dalla responsabilità tutto è perduto, l’uomo fa parte della natura e «non si contempla dal di fuori, ma dal di dentro».
Pertanto, «un ambiente sano è anche il prodotto dell’interazione dell’uomo con l’ambiente». È quello che chiama, con un termine destinato ad entrare nel nuovo lessico della Chiesa, «antropocentrismo situato». Poi passa ad elencare gli inganni della meritocrazia, dietro la quale si cela solo il potere, poiché senza eguaglianza di partenza la meritocrazia non esiste. Il capitolo tre di questo agevole volumetto è dedicato alla eccessiva debolezza della politica internazionale, dall’esigenza di accordi multilaterali tra Stati che tardano ad arrivare e che generano solo quella Terza Guerra mondiale a pezzetti di cui ha parlato fin dall’inizio del suo pontificato. Il quarto capitolo è sorprendente per un documento apostolico. Elenca in maniera sistematica tutte le Conferenze sul clima, quasi un compendio, fino all’attesa Cop 28 sui cambiamenti climatici, promossa dall’ONU (il grande malato internazionale) a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. «Non possiamo rinunciare a sognare che la Cop 28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica». L’ultimo capitolo è sulle motivazioni spirituali della difesa del clima, ma non manca di difendere i poveri dalle accuse di rovinare il pianeta per via del loro eccessivo numero di figli. In realtà, spiega, «una bassa percentuale più ricca della popolazione inquina di più rispetto al 50% di quella più povera». Il 73esimo e ultimo paragrafo è dedicato alla spiegazione del titolo dell’esortazione. «Lodate Dio», afferma, «è il nome di questa lettera. Perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso».