La protesta

Gli attivisti per il clima hanno colpito anche a Natale: «Gesù nasce, il pianeta muore»

Dopo un'annata segnata da azioni nei musei e sulle strade, non è mancata la protesta in chiesa: «Non sarà un Messia a salvarci, ma noi stessi»
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Red. Online
26.12.2023 10:00

Dopo un’annata segnata da innumerevoli gesti eclatanti in musei, davanti a monumenti o sulle strade più trafficate delle città europee (e non solo), gli attivisti per il clima si sono resi protagonisti anche in chiesa, proprio durante la messa di Natale. È successo nella Basilica di Sant'Antonio a Padova, durante la funzione di mezzanotte. I media italiani scrivono di due giovani membri della campagna «Fondo Riparazione», promossa dalla più nota «Ultima Generazione». I due attivisti, una ragazza e un ragazzo, hanno preso la parola alla fine della celebrazione mostrando dei cartelli con scritto «Gesù nasce, il pianeta muore» e «Meno soldi alle armi, più soldi alla gente».

Lei, 17 anni, si è inginocchiata e ha iniziato a parlare, ma dopo poche decine di secondi è stata accompagnata fuori dal servizio di sicurezza della chiesa che l'ha consegnata ad una pattuglia di polizia. Insieme all’altro ragazzo, sono stati portati in questura e trattenuti fino alle 3 di mattina del 25 dicembre. Sono stati entrambi denunciati per manifestazione non autorizzata e turbamento di funzione religiosa.

La giovane, inginocchiata davanti all'altare ha letto un messaggio rivolto ai fedeli presenti: «Questo non è un Natale di gioia. Come possiamo cantare mentre a Gaza si muore? Come facciamo a fare finta di niente quando ai nostri figli spetta un futuro di siccità, carestie, inquinamento e collasso? Come possiamo pensare al pranzo di Natale mentre fuori di qui qualcuno deve scegliere tra le bollette e il cibo? In un Paese che non sa cosa vuol dire essere unito, come affrontare i prossimi anni insieme, senza lasciare indietro nessuno?». La protesta è stata interrotta, ma «Ultima Generazione» ha spiegato i motivi dell’azione con un video su X, in cui viene rivendicata pure l’interruzione di un concerto natalizio: «Verremo accusati di essere blasfemi, ma è proprio di questo che ci prendiamo la responsabilità: interrompere un momento sacro proprio perché ne riconosciamo il valore. Non si canta Händel in un mondo morto: come possiamo noi cantare mentre a Gaza si muore? Non è un Messia trascendente che può salvarci, ma l’opera umana. Noi stessi».

In una nota degli attivisti, non sono poi mancati riferimenti alle parole del Pontefice: «L'umanità "ha aperto le porte dell'inferno" come denunciato dal Segretario Generale dell'ONU. Dobbiamo tutti riflettere sull'assurdità di continuare la propria quotidianità di fronte a guerre, diseguaglianze e disastri causati  dall'emergenza eco-climatica. Chiediamo al pubblico di prendere  coraggio e guardare l'emergenza attuale. Di prenderci delle responsabilità tutti insieme contro l'ennesimo governo indifferente ai problemi della popolazione. Le parole di Papa Francesco nei confronti dei Governi e delle élite  del fossile non sono meno severe delle nostre, altrettanto lucida è la consapevolezza dello scenario di miseria e guerre che ci prospetta il  futuro: "È prevedibile che, di fronte all'esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre,  mascherate con nobili rivendicazioni (…). Si richiede dalla politica  una maggiore attenzione per prevenire e risolvere le cause che possono dare origine a nuovi conflitti. Perché si vuole mantenere oggi un  potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando  era urgente e necessario farlo?».