Lo studio

Gli sforzi per limitare il riscaldamento globale stanno fallendo

Solo la quota di autovetture elettriche nella vendita di auto è in linea con gli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi – Per il resto, i recenti progressi compiuti sono in netto ritardo rispetto al ritmo con cui avanza il cambiamento climatico
© KIMIMASA MAYAMA
Red. Online
14.11.2023 10:15

Sì, gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi centigradi rispetto all'epoca pre-industriale – come previsto dall'Accordo di Parigi – non stanno dando i frutti sperati. Anzi, stanno fallendo su tutta la linea. O quasi. A dirlo è l'ultimo rapporto del Climate Action Tracker, un progetto di ricerca indipendente che tiene traccia dell'azione dei governi sul clima. Se escludiamo la quota di autovetture elettriche nella vendita di automobili, in linea con gli obiettivi fissati dall'Accordo, i recenti progressi compiuti negli altri settori sono in netto ritardo rispetto al ritmo con cui avanza il cambiamento climatico.

Pubblicato nell'ambito del Systems Change Lab, il rapporto è uno sforzo congiunto del Bezos Earth Fund, del citato Climate Action Tracker, della ClimateWorks Foundation, dei Climate Change High-Level Champions delle Nazioni Unite del World Resources Institute.

«In un anno in cui il cambiamento climatico ha scatenato il caos in tutto il mondo, è chiaro che gli sforzi globali per ridurre le emissioni stanno fallendo» ha dichiarato Louise Jeffery del NewClimate Institute, una delle autrici principali del rapporto. «Un continuo cambiamento incrementale non è un'opzione: l'obiettivo di 1,5 gradi centigradi è ancora raggiungibile, ma abbiamo urgentemente bisogno di un cambio di passo nell'azione per il clima. Il rapporto delinea obiettivi tangibili, settore per settore, per orientare i governi verso questo cambiamento graduale, in linea con il limite di 1,5 previsto dall'Accordo di Parigi».

Urgono cambiamenti immediati

Il rapporto si basa su due date limite: il 2030 e il 2050. L'obiettivo, evidentemente, è limitare il riscaldamento globale per evitare l'intensificarsi di eventi estremi e, al contempo, ridurre al minimo i danni alla biodiversità e alla sicurezza alimentare. I settori considerati rappresentano circa l'85% delle emissioni globali di gas serra. Fra questi, l'energia elettrica, i trasporti, la deforestazione. 

«Gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi sono a dir poco scarsi» ha spiegato dal canto suo Sophie Boehm, ricercatrice associata del World Resources Institute e autrice principale del rapporto. «Nonostante decenni di avvertimenti e campanelli d'allarme, i nostri leader non sono riusciti a mobilitare un'azione per il clima che si avvicinasse al ritmo e alla scala necessari». E ancora: «Questi ritardi ci lasciano poche strade per garantire un futuro vivibile per tutti. Non c'è più tempo per armeggiare ai margini. Abbiamo invece bisogno di cambiamenti immediati e trasformativi in ogni singolo settore in questo decennio».

Tra i 42 indicatori valutati dallo studio, solo uno – la quota di veicoli elettrici nelle vendite di autovetture – è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo entro il 2030. Degli altri 41 indicatori, invece, sei sono «fuori strada». Ovvero, si muovono nella giusta direzione e a una velocità promettente, ma a oggi insufficiente. Altri 24 indicatori sono «ben lontani dal percorso»: nella giusta direzione, certo, ma ben al di sotto del ritmo richiesto. Sei indicatori, proseguendo, vanno completamente nella direzione sbagliata, tanto da richiedere un'inversione di rotta. Per cinque indicatori, infine, non ci sono dati sufficienti per tracciare eventuali progressi.

«È sempre più chiaro e urgente correggere la rotta sul clima» ha detto Ani Dasgupta, presidente e CEO del World Resources Institute. «Sappiamo già che cosa bisogna fare, settore per settore, entro il 2030. Il mondo ha fatto dei progressi – in alcuni casi esponenziali – ma nel complesso siamo in ritardo, con diverse tendenze che si muovono rapidamente nella direzione sbagliata. Ci vorrà un'azione drastica da parte di tutti noi – governi, aziende, città – per abbracciare il cambiamento sistemico necessario a creare un futuro vivibile e prospero per le persone, la natura e il clima».

Che cosa bisogna fare

Per realizzare trasformazioni rapide in tutti i settori e raggiungere gli obiettivi climatici globali sarà necessaria un'enorme accelerazione dell'azione per il clima in questo decennio, dunque. Ad esempio, l'analisi rileva che il mondo, innanzitutto, ha bisogno di aumentare la crescita dell'energia solare ed eolica. La quota di queste due tecnologie nella produzione di elettricità è cresciuta in media del 14% all'anno negli ultimi anni, ma deve raggiungere il 24% per arrivare al 2030 in linea con gli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi.

In seconda battuta, è necessario eliminare il carbone nella produzione di energia elettrica sette volte più velocemente rispetto ai ritmi attuali. Ciò equivale a dismettere circa 240 centrali elettriche a carbone di media grandezza, ogni anno, fino al 2030. Piccolo problema: il continuo sviluppo dell'energia a carbone aumenterà il numero di centrali che dovranno essere chiuse nei prossimi anni.

È necessario, poi, espandere la copertura delle infrastrutture di trasporto rapido sei volte più velocemente. Ciò equivale a costruire ogni anno, nel corso di questo decennio, sistemi di trasporto pubblico grandi circa tre volte la rete di trasporti pubblici della città di New York.

Non finisce qui. Il tasso annuale di deforestazione – equivalente al disboscamento di 15 campi da calcio al minuto nel 2022 – deve essere ridotto quattro volte più velocemente nell'arco di questo decennio.

Infine, bisogna passare a diete più sane e sostenibili otto volte più velocemente. Si tratta di ridurre il consumo pro capite di carne a circa due porzioni a settimana o meno nelle regioni ad alto consumo (Americhe, Europa e Oceania) entro il 2030.

Che cosa è peggiorato

Preoccupante, si legge nel rapporto, è il fatto che alcuni indicatori mostrino una tendenza al peggioramento nell'ultimo anno di dati. Gli sforzi per porre fine ai finanziamenti pubblici per i combustibili fossili, ridurre drasticamente la deforestazione ed espandere i sistemi di tariffazione del carbonio hanno subito le battute d'arresto più significative in un solo anno, rispetto alle tendenze recenti.

La deforestazione, ad esempio, è aumentata da 5,4 milioni di ettari nel 2021 a 5,8 milioni di ettari nel 2022, il che equivale a perdere permanentemente un'area di foreste più grande della Croazia in un solo anno. Allo stesso modo, i finanziamenti statali per i combustibili fossili sono aumentati bruscamente nel 2021, con sussidi statali che, nello specifico, sono quasi raddoppiati rispetto al 2020, raggiungendo i livelli più alti visti in quasi un decennio. A causa delle limitazioni dei dati per il 2021, si tratta probabilmente di una sottostima.

«Qualcosa non quadra» ha dichiarato Claire Fyson, una delle autrici principali del rapporto e co-responsabile del team politico di Climate Analytics. «I mercati dell'energia pulita sono in rialzo; i governi di tutto il mondo dovrebbero partecipare all'azione. Eppure, continuano a usare fondi e sussidi pubblici per tenersi stretto il nostro passato fossile. Raggiungere i nostri obiettivi climatici significa chiudere le centrali a carbone sette volte più velocemente e quelle a gas oltre dieci volte più velocemente di oggi. È assurdo continuare a investire in entrambi. Alla COP28, i governi dovrebbero concordare un'equa e rapida eliminazione dei combustibili fossili».

Ma in mezzo a questa triste realtà, per fortuna, stanno emergendo alcuni punti luminosi incoraggianti. Per la prima volta, infatti, la quota di veicoli elettrici nelle vendite di autovetture è sulla buona strada, con vendite più che triplicate dal 2020.

«Stiamo vedendo i veicoli elettrici decollare più velocemente di quanto si pensasse solo pochi anni fa, creando a loro volta grandi benefici per la salute pubblica, l'economia e il clima» ha detto Helen Mountford, presidente e CEO della ClimateWorks Foundation. «Se riusciamo a replicare questi progressi in altri settori, dimostriamo che il cambiamento trasformativo è possibile se viene perseguito con uno sforzo concertato e d'emergenza».

Una presa di coscienza

Tra le altre notizie incoraggianti, gli indicatori incentrati sull'aumento della divulgazione obbligatoria dei rischi climatici aziendali, le vendite di camion elettrici e la quota di veicoli elettrici nel parco autovetture hanno registrato i guadagni più significativi in un solo anno, rispetto alle tendenze recenti. Nel 2022, ad esempio, il numero di Paesi con obbligo di informativa sul clima è passato da 5 nazioni che emettono il 3% dei gas serra globali a 35 nazioni che emettono il 20% dei gas serra globali. Questo aumento annuale è stato determinato da nuove leggi nell'Unione Europea e in altri Paesi ad alta emissione come l'India e il Giappone. «Questi risultati sullo stato dell'azione per il clima giungono in un momento cruciale» le parole di S.E. Razan Al Mubarak, High-Level Champion delle Nazioni Unite. «Quest'anno, i leader mondiali devono riconoscere gli insufficienti progressi compiuti finora e tracciare un percorso in avanti che si basi sui successi che stiamo vedendo. Questo momento dovrebbe servire da trampolino di lancio per accelerare le azioni».

Il rapporto, concludendo, offre una guida su come i decisori politici possono allocare il loro tempo e le loro risorse limitate per affrontare efficacemente la crisi climatica. «Questo rapporto fornisce prove schiaccianti di due verità apparentemente inconciliabili» ha chiosato Andrew Steer, presidente e amministratore delegato del Bezos Earth Fund. «In primo luogo, siamo in piena emergenza climatica e siamo gravemente fuori strada nel raggiungere i nostri obiettivi per il 2030. In secondo luogo, stiamo assistendo a guadagni spettacolari che sorprendono anche gli ottimisti. I progressi non sono lineari, ma fortemente esponenziali. Nel nostro futuro prossimo ci sono punti di svolta enormemente positivi, se avremo la saggezza e il coraggio di portarli a termine. I titoli negativi di oggi devono indurre all'azione, non alla paralisi. Non è troppo tardi. La COP28 offrirà ai leader la possibilità di scegliere la speranza invece della disperazione».

In questo articolo: