Guerra

Gli ucraini rispediti al confine nella regione russa di Kursk: è stato un «azzardo inutile»?

Dopo aver perso la città di Sudzha, le truppe di Kiev occupano una piccola parte di territorio vicino alla frontiera: ora i soldati di Putin potrebbero sfondare verso la regione di Sumy, aprendo un nuovo fronte di guerra in Ucraina
©Alex Babenko
Michele Montanari
17.03.2025 10:35

C’è chi l’aveva definita una mossa rischiosa. Oggi, ammessa la sconfitta, si parla di un «azzardo inutile». L’invasione della regione russa del Kursk ad opera delle truppe ucraine sembra giunta al capolinea. Peggio, ora gli uomini, stremati dalle pesanti battaglie delle ultime settimane, cercano di mantenere una piccola porzione di territorio lungo il confine, per evitare che i russi sfondino la linea di difesa, aprendo un nuovo fronte di battaglia nella regione di Sumy, in Ucraina.

A sette mesi dall’offensiva, lanciata a sorpresa lo scorso agosto nella speranza di utilizzare i territori conquistati come merce di scambio per potenziali negoziati di pace, gli uomini di Zelensky si sono ritirati quasi completamente dalla regione russa. Ieri, lo Stato maggiore ucraino ha confermato il ritiro completo dal centro logistico di Sudzha, pochi giorni dopo che Mosca ne aveva rivendicato la conquista. Kiev oggi mantiene la sua posizione vicino al confine nonostante il deterioramento della situazione logistica causato dall'uso intensivo dei colpi di artiglieria, di droni e bombe plananti russe.

«Scene da film dell'orrore»

I soldati ucraini al fronte, scrive il New York Times, hanno descritto la ritirata ben organizzata in alcuni momenti ma molto caotica in altri, con le forze russe che hanno travolto le linee dei soldati ucraini, costringendoli a indietreggiare sino alla frontiera. Gran parte dei veicoli di Kiev sono stati distrutti, mentre i droni russi inseguivano «giorno e notte» le truppe di Zelensky, riamaste quasi senza munizioni.

La BBC, descrive una situazione ancora più pesante, parlando di scene «da film dell'orrore» durante l’arretramento dalle linee del fronte. Stando ai resoconti dalle truppe ucraine, il ritiro è stato «catastrofico» in mezzo a un fuoco pesante, a colonne di equipaggiamento militare distrutte e a continui attacchi da parte di sciami di droni russi. Gli uomini di Zelensky hanno spiegato che il «crollo» è arrivato nel momento in cui l'Ucraina ha perso Sudzha, la più grande città occupata in Russia.

Al culmine dell'offensiva, le forze di Kiev erano arrivate a controllare circa 800 chilometri quadrati di territorio russo. Oggi, occupano a malapena 50 chilometri quadrati lungo il confine con l'Ucraina. Secondo Pasi Paroinen, analista militare del Black Bird Group con sede in Finlandia, la battaglia è praticamente giunta al capolinea. I feroci combattimenti lungo la frontiera, inoltre, non rappresentano più una questione di controllo del territorio nemico in vista dei negoziati, ma piuttosto sono l’ultimo disperato tentativo di impedire alle forze di Putin di riversarsi nella regione di Sumy, in Ucraina, e di aprire un nuovo fronte di guerra.

Un «azzardo inutile»

Il NYT sottolinea come diversi analisti vedano l'operazione nel Kursk come un «azzardo inutile», la quale ha causato pesanti perdite e messo a dura prova le truppe ucraine,  in un momento in cui, queste, stavano già lottando per contenere l’avanzata di Mosca nel Donbass. Tuttavia, l’invasione della regione russa ha pure fornito una spinta morale necessaria all'Ucraina, in quanto è stata in grado di dimostrare a Putin come Kiev di portare la guerra anche sul territorio russo.

Il capovolgimento delle sorti ucraine a Kursk non è dipeso da un singolo fattore. Le forze russe hanno martellato le linee di rifornimento delle truppe di Zelensky, cominciando a tagliare le vie di fuga. Le truppe nordcoreane inviate da Pyongyang, dopo aver inizialmente vacillato, ritirandosi per qualche settimana a gennaio, sono poi tornate in campo con una maggiore efficacia. Inoltre, in un momento cruciale, il supporto degli Stati Uniti, specialmente la condivisione dell'intelligence per Kiev, è stato sospeso.

A metà febbraio, le forze russe erano avanzate fino a una decina di chilometri dalle principali vie di rifornimento dell'Ucraina verso Sudzha, il che ha consentito loro di colpire le strade con sciami di droni, molti dei quali collegati a cavi in ​​fibra ottica ultrasottili e dunque immuni alle interferenze nemiche. I russi hanno pure utilizzato i velivoli d'attacco senza pilota per tendere imboscate agli ucraini. Inoltre, i droni russi hanno colpito gli esplosivi piazzati in precedenza per distruggere i ponti del Kursk, nel tentativo di rendere più difficile la ritirata delle truppe di Kiev. Secondo analisti militari, pure gli aerei da guerra di Mosca hanno attaccato i ponti, sganciando bombe guidate per interrompere le principali arterie di movimento degli ucraini.

Secondo un comandante di alto rango, citato dal NYT, la distruzione dei ponti è stata una delle ragioni principali per cui le forze di Kiev hanno dovuto abbandonare le posizioni così all'improvviso nelle ultime settimane. E ha precisato che tra i soldati «non tutti ce l'hanno fatta, ma la maggior parte sì».

La Russia attaccherà Sumy?

La perdita improvvisa dell'intelligence americana per un targeting preciso ha aggravato le difficoltà, secondo i militari ucraini. Senza di essa, infatti, i lanciarazzi multipli di fabbricazione americana HIMARS sono rimasti in silenzio, in quanto Kiev non poteva permettersi di sprecare armamenti così importanti e costosi sul bersaglio sbagliato.

La situazione è precipitata quando, l'8 marzo, le truppe russe si sono infiltrate dietro le linee ucraine muovendosi per chilometri attraverso un gasdotto in disuso, mettendo a segno un attacco a sorpresa. 

Sudzha, un tempo città da 5 mila abitanti, ha subito gravi danni durante i combattimenti. E da quando è iniziata «l'operazione Kursk», affermano gli analisti militari, entrambe le parti in causa hanno subito gravi perdite. Kiev sperava di usare il controllo sul territorio russo come carta da giocare durante le trattative con Mosca e Washington per porre fine al conflitto, ma ora, evidenzia il Kyiv Independent, Putin sembra voler sfruttare la ritirata ucraina per cercare di rafforzare la sua posizione nei colloqui con l'amministrazione Trump. Nonostante lo «zar» abbia aperto a un possibile cessate il fuoco, ponendo comunque numerosi paletti, pare maggiormente interessato a scacciare tutti gli ucraini dal Kursk.

Sabato il presidente Volodymyr Zelensky ha accusato le forze russe di essersi ammassate lungo il confine ucraino, per spingersi fino alla vicina regione di Sumy, annunciando contromisure. Secondo Il leader di Kiev, l'operazione nel Kursk ha impegnato i russi su più fronti, permettendo agli ucraini di resistere nel Donbass, specialmente nella battaglia per la conquista della città-fortezza di Pokrovsk, dove la situazione sembra essersi stabilizzata. Zelensky ora è convinto che i russi vogliano attaccare a Sumy, sottolineando come «a Mosca si stanno preparando a ignorare la diplomazia».

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