Stati Uniti

Haley, DeSantis e gli altri: anche gli sconfitti si stringono attorno a Donald Trump

Durante la convention repubblicana di Milwaukee, martedì, il clima da battaglia delle primarie è completamente sparito: il tycoon va votato senza se e senza ma «per il bene della nostra nazione»
©Matt Rourke
Red. Online
17.07.2024 09:33

Unità. È una delle parole chiave di questa convention repubblicana. Uno dopo l'altro, i rivali (sconfitti) di Donald Trump per la nomination alle presidenziali sono saliti sul palco di Milwaukee, martedì, per tessere le lodi del tycoon. Lo stesso Trump, mentre guardava i suoi oramai ex avversari, Nikki Haley, Ron DeSantis e Vivek Ramaswamy, è stato immortalato sorridente e, oseremmo dire, tronfio. Il Partito Repubblicano, sempre di più, è forte e coeso alle sue spalle. 

«Comincerò mettendo in chiaro una cosa» ha esordito Haley, la sfidante più accreditata dell'ex presidente. «Donald Trump ha il mio forte appoggio, punto e basta». Haley, già rappresentante permanente alle Nazioni Unite, ha aggiunto che è stato lo stesso Trump a chiederle di parlare, a Milwaukee, in nome dell'unità. Del Partito Repubblicano ma, verrebbe da dire, anche del Paese agli occhi del tycoon. «Per il bene della nostra nazione dobbiamo scegliere Donald Trump». Già lo scorso maggio, invero, Haley aveva dichiarato ufficialmente che avrebbe votato per Trump. Il suo discorso alla convention, tuttavia, è stato interpretato come un appoggio ancora più diretto e significativo. L'ex presidente, nel sentire l'appello lanciato da Haley, si è alzato e ha applaudito.

Un po' di ruggine, tuttavia, è rimasta. L'arrivo di Nikki Haley nell'arena, infatti, è stato accolto anche da non pochi fischi. Fischi legati al fatto che l'ex diplomatica aveva lanciato una campagna molto, per alcuni troppo aggressiva contro il candidato principale. Al punto da spingersi a dichiarare che, forse, Trump non aveva la forza mentale necessaria per ricoprire la carica di presidente. L'ondata di fischi, per contro, è stata presto soffocata da applausi e cori. "Ma quei fischi – ha detto alla BBC Gregory Switzer, un attivista conservatore del Texas – se li è meritati». «È rimasta in corsa più a lungo del necessario» ha spiegato dal canto suo Matt Bumela, un delegato dello Stato di Washington. «Ha detto cose negative su Trump fino alla fine». Haley, nello specifico, si era distanziata parecchio da Trump chiedendo agli Stati Uniti di continuare a sostenere l'Ucraina nell'ambito della guerra di aggressione della Russia. Nel ribadire che voterà per il tycoon, a novembre, ha rivolto un pensiero agli elettori indecisi: «Non dovete essere d'accordo con Trump al 100% per votare per lui - prendete esempio da me».

Il terzo classificato alle primarie repubblicane, il discusso governatore della Florida Ron DeSantis, ha ricevuto un'accoglienza molto più entusiasta dalla folla. Ha toccato diversi temi cari ai conservatori, tra cui le iniziative per la diversità, a suo dire un «indottrinamento». Quindi, ha esortato la folla a radunarsi dietro a Trump. «Non possiamo deluderlo e non possiamo deludere l'America» ha detto DeSantis. Il quale ha pure criticato Joe Biden, riportando al centro del discorso l'età e lo stato di salute dell'attuale presidente statunitense. «Abbiamo bisogno di un presidente che sia in grado di guidare il Paese 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana».

Il resto della serata è stato dedicato ai punti più comuni della campagna repubblicana, come l'attraversamento dei migranti al confine, la criminalità e l'impegno generale a sconfiggere Biden. Ted Cruz, senatore del Texas, ha detto che è in atto una «letterale invasione» degli Stati Uniti. Ben Carson, a suo tempo parte del gabinetto di Trump, ha accusato i Democratici di «distruggere la Costituzione».

Lo stesso Trump, infine, ha guidato una grande standing ovation per Madeline Brame, una donna il cui figlio è stato ucciso a New York nel 2018 e che da allora ha chiesto politiche severe contro la criminalità. I delegati si sono detti pronti a superare le divisioni interne al Partito emerse durante le primarie e a concentrare le energie sulle presidenziali. Nell'ottica, va da sé, di sconfiggere Biden. «In fin dei conti – ha detto la delegata della Georgia Pam Lightsey – siamo tutti Repubblicani».

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