«Hamas non è un'organizzazione terroristica»
No, Hamas non è un'organizzazione terroristica. A dirlo, con forza, è Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco, mercoledì, si è spinto oltre. Affermando che Hamas, ai suoi occhi, è un gruppo di liberazione che combatte per proteggere la propria terra. In un discorso al gruppo parlamentare del suo partito, l'AKP, il leader di Ankara ha pure spiegato che Israele ha approfittato delle buone, buonissime intenzioni della Turchia. Di riflesso, Erdogan ha annullato il suo viaggio nello Stato Ebraico.
Sin dalle prime, primissime risposte israeliane all'attacco di Hamas del 7 ottobre Erdogan ha mantenuto un atteggiamento critico, eufemismo, nei confronti di Israele. Il presidente turco, ora, ha nuovamente chiesto un cessate il fuoco. Dichiarando che lo Stato Ebraico deve «ascoltare gli appelli alla pace» e che, per attenuare le crescenti tensioni, uno scambio di prigionieri dovrebbe essere concluso «con urgenza». Di più, Erdogan ha invitato il popolo palestinese a «unirsi, ad agire come una sola persona per garantire una soluzione a due Stati». Chiedendo, al contempo, che cessino gli attacchi a Israele.
La Turchia, che come il Qatar intende porsi come nazione mediatrice del conflitto israelo-palestinese, secondo Erdogan continuerà a utilizzare tutti i mezzi politici, diplomatici (e militari) necessari per risolvere la situazione. Il leader di Ankara, quindi, ha invitato i Paesi musulmani ad agire insieme per arrivare, finalmente, a un «cessate il fuoco» e a una «pace duratura». Uno sforzo, questo, che gli Stati arabi devono garantire tanto in termini morali quanto finanziari.
Erdogan, ancora, si è detto rattristato rivolgendo lo sguardo alla comunità internazionale e pensando all'incapacità, sue parole, delle Nazioni Unite di trovare un accordo su una risoluzione riguardante i continui bombardamenti di Gaza da parte di Israele. A detta del presidente turco, il Consiglio di sicurezza andrebbe «riformato» o, meglio, allargato per essere «più inclusivo».
In questo senso, Erdogan ha invitato gli attori «non regionali» a non «aggiungere benzina al fuoco». Di più, ha chiesto espressamente alle potenze mondiali di esercitare pressioni sullo Stato Ebraico affinché gli attacchi alla Striscia finiscano. E che la porta di Rafah rimanga aperta per consentire l'arrivo degli aiuti umanitari.
Matteo Salvini, vicepremier italiano, ha condannato le parole di Erdogan a proposito di Hamas, definendole «gravi e disgustose».