HARM, i missili aria-superficie che distruggono i radar russi
Se stessimo parlando di un verbo, in inglese HARM significherebbe danneggiare. Nuocere, anche. In realtà, beh, siamo di fronte a una sigla. Detto ciò, alla Russia i missili anti-radiazioni ad alta velocità (HARM, appunto) hanno fatto male. Molto male. Rilanciando, altresì, la questione del sostegno statunitense alla causa di Kiev.
L’uso da parte dell’Ucraina di questi missili era stato soltanto accennato, tempo fa. Lo scorso 19 agosto, tuttavia, il Pentagono tramite un alto funzionario aveva spiegato che sì, l’America stava fornendo all’Ucraina i missili HARM. Missili, leggiamo, fondamentali nel sostenere l’offensiva ucraina nella provincia di Kharkiv e un attacco aereo nel sud del Paese.
Lanciato da un aereo, questo missile aggancia e distrugge i sistemi radar delle batterie anti-aeree. Brutte, bruttissime notizie per la Russia, evidentemente. Anche perché, come riferisce l’Economist, la sola presenza di missili HARM potrebbe indurre Mosca a spegnere i loro apparecchi e mantenere un basso profilo. Tradotto: i caccia ucraini godono di maggiori libertà e margini di manovra.
I cannoni? Obsoleti
Durante la Seconda guerra mondiale, per contrastare i pericoli dal cielo venivano adoperati (ancora) i cannoni di grosso calibro. Il progresso tecnologico e, nello specifico, l’arrivo dei jet a reazione resero però obsoleti i cannoni, tant’è che già alla fine degli anni Quaranta apparvero i primi missili terra-aria a guida radar. Capaci, va da sé, di intercettare anche gli aerei più veloci e ad altitudini più alte. Di qui l’importanza, per i piloti, di saper evitare il pericolo. Ad esempio volando basso.
In principio fu il Vietnam
Gli Stati Uniti, in Vietnam, aprirono la strada a quella che potremmo chiamare soppressione delle tattiche nemiche di difesa aerea (SEAD, volendo ragionare per acronimi). Gli americani erano soliti mandare in avanscoperta i cosiddetti aerei wild weasel, con l’obiettivo di distruggere i radar avversari. Questi velivoli erano dotati di ricevitori per localizzare le difese aeree. Erano, altresì, dotati di bombe e, successivamente, di missili speciali in grado di colpire i radar. HARM, tagliando corto, è l’ultimo gradino in termini di missili aria-superficie dopo anni e anni di sviluppo e perfezionamenti. Fece il suo esordio, se così si può dire, in Libia nel 1986 ma ebbe la sua consacrazione con l’operazione Desert Storm, durante la prima Guerra del Golfo, con il lancio di oltre 2 mila esemplari.
Ma come li montano?
L’efficacia di HARM, ribadita anni fa anche nell’ex Jugoslavia, ha comunque sorpreso gli esperti di armamenti. E questo perché le forze aeree ucraine pilotano aerei di fabbricazione russa, non compatibili (almeno in teoria) con le armi occidentali della NATO.
A tal proposito, circolano alcune fotografie – presumibilmente scattate in Ucraina – che mostrano missili HARM attaccati tanto ai MiG-29 e ai Su-27S. Resta aperta, però, la questione dell’interfaccia fra aereo e missile. Solitamente, infatti, HARM trasmette le informazioni al pilota, che poi lancia il missile. Stando agli esperti, è possibile che l’Ucraina sfrutti una modalità preprogrammata di HARM, che consiste nell’inserire le coordinate di una postazione radar nemica prima del decollo. In questo caso, va detto, in volo diventa impossibile inseguire e agganciare minacce mobili e impreviste.
Il Pentagono, che di recente ha approvato nuove spedizioni, ha affermato che HARM è stato impiegato con successo dai piloti ucraini. Il rischio, per loro, di venire abbattuti è calato in maniera netta.