Harvey Weinstein «aveva le chiavi dei cancelli di Hollywood»

Harvey Weinstein «aveva le chiavi dei cancelli di Hollywood» e «per oltre 30 anni ha detenuto un potere assoluto nell'industria del cinema»: questa l'argomentazione del procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg nelle prime battute del nuovo processo contro l'ex produttore che si è aperto oggi presso la sezione penale della Corte Suprema dello Stato di New York.
«L'imputato voleva i loro corpi, e più loro resistevano, più lui diventava violento», ha detto Bragg riferendosi alle tre donne che accusano Weinstein di abusi sessuali e molestie: Miriam ('Mimi') Haley e Jessica Mann, già testimoni nel primo processo, a cui si è aggiunta l'ex polacca Kaja Sokola, una nuova accusatrice per un presunto episodio di violenza che sarebbe avvenuto nel 2006 quando lei era ancora minorenne.
Con gli opening statements di procura e difesa il secondo processo all'ex re di Hollywood è entrato oggi nel vivo: Bragg e l'avvocato di Weinstein, Arthur Aidala, si sono stretti la mano prima dell'inizio del dibattito, ma nelle prossime settimane lo scontro sarà senza esclusione di colpi.
Cinque anni fa Bragg ancora non c'era, ma con Weinstein la procura ha un conto aperto: nel 2020 i suoi predecessori erano riusciti a spedire in prigione l'ex boss di Miramax per 23 anni, ma la condanna era stata a sorpresa annullata l'anno scorso per vizio di forma. Il compito del procuratore è adesso impervio, in un contesto profondamente mutato: allora il caso Weinstein era diventato simbolo globale del movimento #MeToo, oggi invece il team legale dell'ex produttore punta proprio sul fatto che «il mondo è cambiato».
Ad agevolare, almeno in teoria, il compito della procura è la composizione della giuria: sette donne e cinque uomini, un'inversione rispetto al primo processo in cui le donne erano in minoranza. I giurati includono una ricercatrice in fisica, una fotografa, una dietista, un ingegnere informatico presso una banca d'investimento, un direttore della sicurezza antincendio, un assistente sociale in pensione e altri con esperienze in settori come l'immobiliare, la produzione televisiva e la riscossione crediti.
Weinstein stesso si è presentato in aula spinto su una sedia a rotelle. Afflitto da una sfilza interminabile di malanni (oltre al diabete e ai problemi di cuore, ha una forma di leucemia a lungo tenuta segreta), l'ex gate-keeper di Hollywood ha passato l'ultimo anno nel famigerato carcere di Rikers Island e solo negli ultimi giorni, dopo aver implorato la corte sottolineando che, se avesse continuato così, avrebbe rischiato di morire, è stato trasferito in un'ala supersorvegliata del Bellevue Hospital dove resterà per tutte le sei settimane del processo.