L'esperto

Heathrow e il caos nei cieli: «Non è facile sostituire un aeroporto così»

La chiusura, causa incendio a una sottostazione, del principale scalo del Regno Unito ha mandato in tilt il traffico a livello globale – Ne parliamo con Andrea Giuricin
©Kin Cheung
Marcello Pelizzari
21.03.2025 08:45

Se Heathrow si ferma, sono problemi. Ovunque. La chiusura del principale aeroporto di Londra per tutta la giornata di oggi, complice un’interruzione «significativa» dell’energia a causa di un incendio scoppiato in una vicina sottostazione elettrica, ha mandato in tilt il traffico aereo mondiale. Le compagnie, va da sé, hanno reagito dirottando i propri voli altrove, ad esempio su Parigi o verso altri scali del Regno Unito, e cancellando quelli programmati. Swiss, fra le altre, ha spiegato di aver tagliato 10 voli da e per Ginevra e 14 da e per Zurigo Kloten. Di più, pensando a possibili (se non probabili) disguidi anche nei prossimi giorni il vettore elvetico ha bloccato la vendita per i voli da e per Heathrow in griglia domani, sabato 22 marzo.

Il Guardian, citando l’esperto di aviazione Neil Hansford, ha parlato di «un incubo logistico». Detto in altri termini, la chiusura di Heathrow è qualcosa di inaudito. Parliamo, d’altro canto, di un aeroporto che – per dirla con il sito specializzato FlightRadar 24 – lo scorso anno ha gestito 83,9 milioni di passeggeri. Ovvero, circa 220 mila viaggiatori al giorno. Se è vero che il secondo aeroporto più importante di Londra, Gatwick, ha subito dato la propria disponibilità ad accogliere voli, è altrettanto vero che l’intero sistema aeroportuale della capitale britannica non può assorbire l’intera capacità di Heathrow: quattro terminal per un arrivo ogni minuto. Ritmi indiavolati, insomma. Di qui la necessità di dirottare voli anche al di fuori dell'area di Londra. A tal proposito: l'ultima deviazione in programma è quella del volo BA 8 di British Airways, partito da Tokyo e in arrivo sui cieli europei nel pomeriggio.

Dicevamo dell'incubo logistico: la sfida nella sfida – per le compagnie e gli stessi aeroporti – è e sarà legata al ritorno alla normalità. Così Hansford: «Se atterri a Parigi o ad Amsterdam, ma anche a Manchester, come farai a portare i tuoi passeggeri e l’equipaggio a Londra, e come faranno i passeggeri in uscita e l’equipaggio sostitutivo ad arrivare nell’altra città? I treni non possono garantire tutto questo in movimento. Ogni compagnia aerea dovrà affrontare questo problema, oggi. Le compagnie aeree basano il loro personale in determinate città in cui volano, ma potrebbero non avere personale nelle città in cui hanno dovuto dirottare i propri voli». E ancora: «Oltre a posizionare l’equipaggio, il carburante sarà un problema enorme. Le compagnie aeree hanno in programma di fare rifornimento a Heathrow, che ha un’offerta enorme, ma altri aeroporti che accettano deviazioni probabilmente non saranno in grado di rifornire tutti questi aerei extra».

Contattato dal Corriere del Ticino per un commento a caldo, l’amministratore delegato di TRA Consulting, docente universitario ed esperto di trasporti Andrea Giuricin ha detto: «Non è così facile sostituire un aeroporto come Londra Heathrow, in primis perché negli altri scali non ci sono capacità aeroportuali così grandi e, in seconda battuta, perché difficilmente le compagnie riescono a spostare l’operativo di volo per un giorno». Le conseguenze, per Giuricin, sono dunque piuttosto chiare: «Gatwick e altri scali del Regno Unito hanno accolto parte del traffico, ma è chiaro che il grosso, oggi, sarà caratterizzato da cancellazioni».

Le conseguenze dell’incendio e, parallelamente, della chiusura di Heathrow si stanno facendo sentire ben oltre lo scalo londinese, quindi. E potrebbero avere ripercussioni pesantissime anche oltre il presente, sia per il settore dell’aviazione sia, in generale, per l’economia.