Heathrow si difende: «Siamo orgogliosi di come abbiamo risposto all'emergenza»

L'amministratore delegato di Heathrow, nella bufera per il caos scatenatosi ieri nel traffico aereo interno e internazionale come conseguenza del blackout che ha paralizzato per ore il maggior aeroporto britannico ed europeo, si è difeso stamane dagli schermi della Bbc: dicendosi «orgoglioso» di come alla fine lo staff dello scalo londinese abbia saputo rispondere all'emergenza e confermando come oggi l'attività sia tornata a un livello «pienamente operativo».
Incalzato dalle domande, il manager, Thomas Woldbye, ha peraltro risposto con un «no comment» sulle voci secondo cui potrebbe essere costretto alle dimissioni. «Lascio che siano altri a giudicare», ha tagliato corto, affidandosi agli esiti delle verifiche in corso.
Proseguono intanto anche le indagini, coordinate a scopo «cautelativo» dall'antiterrorismo, sull'origine dell'incendio alla sottostazione elettrica di North Hyde, causa dell'interruzione di corrente che ha investito l'area alle porte di Londra in cui si trova l'aeroporto. Incendio che al momento risulta «non sospetto», come confermato nelle ultime ore da polizia e vigili del fuoco, a dispetto delle ossessioni dei tabloid sull'ipotesi di un atto doloso e di fantomatiche ombre russe.
Gli indizi raccolti finora sembrano in effetti escludere una qualunque matrice intenzionale e puntano piuttosto su un intoppo tecnico frutto di «errore umano», forse di uno degli ingegneri della sottostazione.
Impianto da cui Heathrow dipende pesantemente per l'alimentazione elettrica, nell'ambito di una struttura - legata in tutto a non più di tre sottostazioni - che alcuni esperti giudicano non abbastanza «segmentata» e affiancato da un backup ausiliario di sicurezza a biomassa in grado di reggere soltanto il peso dei sistemi di emergenza, non di garantire nell'immediatezza di un incidente come quello di ieri un'operatività anche parziale dei voli.
Di qui le accuse rivolte ai vertici di Heathrow da più parti, incluso dalla Iata, e gli interrogativi ammessi sull'accaduto dallo stesso governo di Keir Starmer: il cui ministro dell'Energia, Ed Miliband, ha riconosciuto come il primo aeroporto del Paese si sia rivelato «fin troppo vulnerabile».