I cento giorni di Evan Gershkovich e l'orizzonte di uno scambio
Cento giorni. Tanti ne ha passati il giornalista statunitense Evan Gershkovich nelle carceri russe con l'accusa di spionaggio. Un'accusa che sia il diretto interessato sia il suo datore di lavoro, il Wall Street Journal, hanno fermamente negato. A più riprese. L'occasione del centesimo giorno, quantomeno, ha permesso alle redazioni di tutto il mondo di manifestare il proprio affetto e sostegno a Gershkovich, il cui arresto risale al 29 marzo scorso. A braccarlo, a Ekaterinburg, negli Urali, erano stati gli uomini del Servizio di sicurezza federale, il famigerato FSB. Da allora, il giornalista è detenuto nella struttura di Lefortovo, a Mosca, famosa anche al di fuori dei confini russi poiché i prigionieri vengono tenuti in un regime di isolamento (quasi) totale.
Se condannato per spionaggio, Gershkovich rischia fino a vent'anni di prigione. Un'eternità per il trentaduenne. Secondo alcuni analisti, tuttavia, l'arresto della firma del Wall Street Journal sarebbe stato orchestrato affinché Mosca potesse organizzare, in un secondo momento, uno scambio di prigionieri con Washington. Al riguardo, martedì il Cremlino ha ammesso che ci sono stati alcuni contatti con la controparte in merito a un possibile scambio che comprenda Gershkovich. Lunedì, invece, l'ambasciatrice statunitense in Russia, Lynne Tracy, ha avuto modo di visitare Gershkovich in carcere. Non accadeva da oltre due mesi.
Dall'altra parte del mondo, negli Stati Uniti, secondo i media statali russi alcuni funzionari consolari della Federazione avrebbero avuto accesso a Vladimir Dunaev, un presunto criminale informatico estradato dalla Corea del Sud e, appunto, detenuto in America.
Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino, rispondendo a una domanda circa la sospetta coincidenza di queste visite ha spiegato: «Ci sono alcuni contatti su questa questione, ma non vogliamo assolutamente che siano resi pubblici. Dovrebbero svolgersi e continuare in totale silenzio». Tutto e niente, insomma.
Dopo la visita di lunedì a Gershkovich, l'ambasciatrice americana Tracy ha riferito che «è in buona salute e rimane forte, nonostante le circostanze», secondo quanto indicato da un portavoce del Dipartimento di Stato.
Lo scorso 22 giugno, un tribunale di Mosca aveva respinto un appello per la liberazione di Gershkovich dalla detenzione preventiva, precedentemente prorogata fino ad agosto. Gershkovich, che in precedenza ha lavorato per l'AFP e il Moscow Times, è il primo giornalista occidentale arrestato e accusato di spionaggio da Mosca dai tempi dell'Unione Sovietica