Il punto

I cercapersone, ma non solo: Israele e le uccisioni «chirurgiche»

Dall'operazione Ira di Dio varata in seguito al massacro di atleti israeliani a Monaco '72 alle eliminazioni, recenti, di Fuad Shukr e Ismail Haniyeh
© Hussein Malla
Marcello Pelizzari
18.09.2024 09:01

Uccisioni mirate. O chirurgiche. Ne avevamo parlato, lo scorso luglio, a margine delle uccisioni del numero due di Hezbollah Fuad Shukr e del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh. La mente? Sempre la stessa: Israele. Il braccio? I servizi segreti e di sicurezza dello Stato Ebraico. La notizia di queste ore, ovvero l'esplosione di centinaia di cercapersone indossati da membri di Hezbollah, oltre a suscitare clamore (diversi i morti) ha riportato alla mente alcune operazioni del Mossad e, parallelamente, dello Shin Bet. Detto in altri termini: non è la prima volta che Israele ricorre a simili metodi, anche se – viste le conseguenze su larga scala – parlare di operazione chirurgica può risultare fuorviante.

Fra le azioni più note, grazie anche al cinema e nello specifico all'ottimo Munich di Steven Spielberg, c'è la cosiddetta Ira di Dio. Un'operazione organizzata dal Mossad e varata in seguito al massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972 da parte del gruppo terroristico denominato Settembre Nero. Massacro al quale Israele rispose eliminando i dirigenti dell'OLP, l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, ritenuti mandanti e responsabili del massacro. Autorizzata dalla premier Golda Meir nello stesso 1972, l'operazione si protrasse per oltre vent'anni. Durante i quali gli operatori segreti israeliani uccisero dozzine di palestinesi e arabi in tutta Europa. Senza dimenticare il colpo di mano delle forze speciali delle Forze di difesa israeliane (IDF) in Libano, nel 1973, per eliminare alcuni esponenti palestinesi di rilievo. Fra gli obiettivi di Ira di Dio figuravano Mahmud Hamshari, rappresentante dell'OLP in Francia, ucciso dalla detonazione del suo telefono e grazie al piazzamento di una carica esplosiva da parte di un agente segreto fintosi giornalista, e Khalil Ibrahim al-Wazir, detto Abu Jihad, fra i fondatori di Fatah, braccio destro del rais palestinese Yasser Arafat.

Dicevamo dello Shin Bet: sebbene i suoi vertici non abbiano mai esplicitamente confermato l'operazione, vi sarebbe proprio il servizio di sicurezza generale israeliano dietro all'uccisione, nel 1996, di Yahya Abd al Latif Ayyash, per tutti l'ingegnere, membro di spicco di Hamas che aveva affinato e, diciamo, «istituzionalizzato» la tecnica dei kamikaze che si facevano esplodere in Israele. Ayyash venne eliminato con una carica di nitroamina posta nel suo telefono cellulare e innescata da una postazione israeliana. 

Nel gennaio del 2010, venendo a tempi più recenti, una criticatissima operazione attribuita al Mossad in un albergo di Dubai portò all'uccisione di Mahmoud al-Mabhouh, co-fondatore delle Brigate Qassam o, meglio, del braccio armato di Hamas. Il motivo? L'uomo era stato accusato di aver rapito e ucciso due soldati delle Forze di difesa israeliane nel 1989 e, ancora, di aver acquistato armi dall'Iran per Gaza. Particolare: al-Mabhouh fu eliminato da un commando di ventisei uomini arrivati negli Emirati Arabi Uniti da diversi Paesi europei sfruttando passaporti contraffatti. Il fatto, evidentemente, non passò inosservato. E sollevò non poche polemiche nel Regno Unito, in Australia e in Irlanda, dal momento che diversi passaporti contraffatti da Israele per i suoi agenti erano britannici, australiani e irlandesi.

Dal 7 ottobre 2023, dai terribili attacchi perpetrati da Hamas in territorio israeliano, le operazioni mirate di Israele sono riprese. A ritmi sostenuti, anche. Detto di Shukr e Haniyeh, ucciso in pieno centro di Teheran, in Iran, da un ordigno esplosivo piazzato nel suo appartamento all'interno di un palazzo del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, fra le operazioni recenti citiamo l'eliminazione di Saleh al-Aruri, pure lui co-fondatore delle Brigate Qassam, ucciso lo scorso 2 gennaio in un sobborgo di Beirut da un'azione mirata delle IDF.

Non sempre, va detto, Israele ha portato a termine correttamente le sue operazioni chirurgiche. Al di là del terribile scambio di persona passato alla storia come Affare Lillehammer, il Mossad – secondo più versioni – nel 1997 decise di eliminare un esponente di spicco di Hamas, Khaled Meshal, tramite l'iniezione di veleno mortale nell'orecchio. A compiere l'operazione furono sei agenti entrati in Giordania con passaporti canadesi. Si mormora, però, che proprio Israele salvò a Meshal fornendogli l'antidoto. Il motivo? Lo Stato Ebraico non voleva un'escalation con Amman.