Medio Oriente

I cristiani di Gaza piangono Francesco: «Abbiamo perso un santo che ci ha insegnato il coraggio»

I membri della piccola comunità dell'enclave palestinese si sono detti «affranti» per la scomparsa del pontefice: «Lascia una Chiesa che si prende cura di noi e che ci conosce per nome»
©MOHAMMED SABER
Red. Online
21.04.2025 20:30

Anche Gaza piange la morte di Papa Francesco. I membri della piccola comunità cristiana dell'enclave palestinese si sono detti «affranti» oggi, per il decesso del pontefice. «Abbiamo perso un santo che ci ha insegnato ogni giorno come essere coraggiosi, come mantenere la pazienza e rimanere forti. Abbiamo perso un uomo che ha combattuto ogni giorno con ogni mezzo per proteggere questo suo piccolo gregge», ha dichiarato alla Reuters il responsabile del comitato di emergenza della Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, George Antone.

Dopo aver chiamato la Chiesa di Gaza poche ore dopo l'inizio della guerra, l'8 ottobre 2023, Papa Francesco non ha più smesso. L'appuntamento telefonico, come riportato dall'agenzia britannica e più volte dalla stessa stampa ufficiale della Città del Vaticano, Vatican News, era divenuto una routine giornaliera o, meglio, notturna.

«Siamo affranti per la morte di Papa Francesco, ma sappiamo che lascia una Chiesa che si prende cura di noi e che ci conosce per nome - ognuno di noi», ha detto Antone, riferendosi ai cristiani di Gaza che sono centinaia. A ciascuno diceva: «Sono con voi, non abbiate paura».

Francesco aveva telefonato un'ultima volta sabato sera, secondo quanto raccontato dal parroco della parrocchia della Sacra Famiglia, Gabriel Romanelli, al Vatican News: «Ha detto che pregava per noi, ci ha benedetto e ci ha ringraziato per le nostre preghiere», ha detto Romanelli.

In tutto il Medio Oriente, evidenzia Reuters, i cristiani – palestinesi, libanesi e siriani, sia cattolici che ortodossi – hanno lodato il costante impegno di Francesco nei loro confronti come «fonte di conforto» in un momento in cui le loro comunità hanno dovuto affrontare guerre, disastri, difficoltà e persecuzioni.

L'ultimo messaggio

Domenica, poi, l'ultima apparizione pubblica del Papa, in occasione della Pasqua, con un immancabile pensiero rivolto a Gaza. Nel suo ultimo messaggio Urbi et Orbi, il pontefice ha lanciato un appello per la pace nella Striscia, dicendo alle parti in conflitto di «chiedere un cessate il fuoco, liberare gli ostaggi e venire in aiuto di un popolo affamato che aspira a un futuro di pace». Il Santo Padre ha parlato innanzitutto della Terra Santa, «ferita dal conflitto» e sede di una «esplosione di violenza senza fine». Ha espresso la sua vicinanza, in particolare, alla popolazione di Gaza e alla comunità cristiana dell'enclave, dove «il terribile conflitto continua a causare morte e distruzione e a creare una situazione umanitaria drammatica e deplorevole».

Contemporaneamente, il Papa ha espresso vicinanza al popolo israeliano, definendo «preoccupante» il crescente clima di antisemitismo in tutto il mondo.

Le preghiere del Papa, sottolinea un articolo di Vatican News, si sono estese alle comunità cristiane in Libano e in Siria, «che attualmente stanno vivendo una delicata transizione nella loro storia«, e ha esortato tutta la Chiesa «a tenere i cristiani dell'amato Medio Oriente nei suoi pensieri e nelle sue preghiere». Rivolgendosi poi allo Yemen, «che sta vivendo una delle più gravi e prolungate crisi umanitarie del mondo a causa della guerra», Papa Francesco ha invitato tutte le persone coinvolte a trovare una soluzione «attraverso un dialogo costruttivo».

Le tensioni con Israele

Tanti, tantissimi gli appelli per la fine della guerra in Medio Oriente da parte di Papa Francesco, che nell'ultimo anno e mezzo si è spesso espresso a favore di negoziati per un cessate il fuoco, della liberazione degli ostaggi israeliani catturati da Hamas in occasione del massacro del 7 ottobre, e dell'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Posizione che in alcune sue espressioni lo ha sottoposto alle critiche delle autorità israeliane. Duro, in particolare, lo scontro fra Vaticano e Tel Aviv nel mese di novembre 2024, quando – tra le anticipazioni del nuovo libro per il Giubileo, "La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore" – era emerso il seguente estratto stilato da Papa Francesco: «A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s'inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali». Parole, queste, che avevano portato alla reazione indignata dell'ambasciata di Israele alla Santa Sede, della Conferenza dei rabbini europei e del ministero degli Esteri israeliano.

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