Tensioni

«I dazi americani rischiano di devastare le economie più povere»

È quanto sostiene l'agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) che in un rapporto appena pubblicato esprime preoccupazione per gli aumenti tariffari annunciati da Washington e Pechino
©Lee Jin-man
Ats
15.04.2025 16:03

Le economie più povere e vulnerabili devono essere esentate dai dazi doganali annunciati dagli Stati Uniti. È quanto sostiene l'agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) che in un rapporto appena pubblicato esprime preoccupazione per gli aumenti tariffari annunciati da Stati Uniti e Cina.

L'agenzia chiede che le economie più povere e vulnerabili siano esentate dai dazi doganali che l'amministrazione statunitense intende adottare nei confronti di 57 paesi, volte a correggere il deficit commerciale degli Stati Uniti con i suoi partner internazionali e che, secondo l'Unctad assomiglia sempre più a una guerra commerciale. Il rapporto rileva che in molti casi l'imposizione di tariffe, che l'amministrazione statunitense definisce «reciproca», rischia di devastare le economie più povere e vulnerabili, senza ridurre significativamente il deficit commerciale degli Stati Uniti né aumentare le entrate fiscali del Paese. Dall'Angola a Vanuatu, i 57 partner commerciali coinvolti contribuiscono in realtà in misura minima al deficit commerciale degli Stati Uniti, sottolinea il rapporto delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo. Di questi, 11 sono considerati paesi meno sviluppati e 28 rappresentano ciascuno meno dello 0,1% dei deficit.

Poiché molte di queste economie sono piccole e hanno un basso potere d'acquisto, offrono agli Stati Uniti limitate opportunità di mercato per le esportazioni. «Qualsiasi concessione commerciale da parte loro avrebbe scarso valore per gli Stati Uniti, e ridurrebbe potenzialmente le loro entrate fiscali», afferma il rapporto secondo cui per 36 dei 57 partner commerciali, i dazi reciproci genererebbero meno dell'1 percento delle attuali entrate tariffarie degli Stati Uniti. Diversi Paesi che rischiano di essere soggetti a dazi reciproci esportano prodotti agricoli che gli Stati Uniti non producono e per i quali esistono pochi sostituti, come la vaniglia del Madagascar o il cacao della Costa d'Avorio e del Ghana.

Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato vaniglia dal Madagascar per un valore complessivo di 150 milioni di dollari; le importazioni di cacao dalla Costa d'Avorio hanno raggiunto quasi 800 milioni di dollari, mentre quelle dal Ghana ammontavano a 200 milioni di dollari. «L'aumento delle tariffe su questi prodotti, nonostante il potenziale incremento degli introiti, rischia di far aumentare i prezzi per i consumatori americani» conclude l'Onu.